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Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio Istruzione «Ecclesia Catholica»...

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Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio
Istruzione «Ecclesia Catholica»
agli Ordinari diocesani,
sul «Movimento ecumenico»

  20 dicembre 1949
 
La Chiesa Cattolica, pur non prendendo parte ai congressi ed alle altre riunioni ecumeniche, tuttavia non ha mai desistito - come molti documenti pontifici dimostrano - né mai in futuro desisterà di perseguire con particolare impegno e con assidue preghiere a Dio ciò che tanto sta a cuore a Cristo Signore, cioè che tutti coloro che credono in Lui «siano riuniti insieme» (Gv., XVII, 23).
Ed infatti con affetto materno essa abbraccia tutti coloro che tornano a lei come all’unica vera Chiesa di Cristo; non possono mai essere abbastanza approvati e promossi tutti gli sforzi e le iniziative che, con il consenso dell’Autorità Ecclesiastica, sono stati intrapresi e portati a termine nella giusta istruzione di quanti desiderano convertirsi e nella maggiore formazione di coloro che ad essa si sono convertiti.


In molte parti del mondo, infatti, sia da molti eventi esterni e per mutazioni degli animi, sia soprattutto per le comuni preghiere dei fedeli, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, nell’animo di molti dissidenti dalla Chiesa Cattolica è andato crescendo il desiderio di tornare all’unità di tutti coloro che credono in Cristo Signore. La qual cosa è senza dubbio motivo di santa letizia nel Signore per tutti i figli della Chiesa, ed insieme invito per aiutare coloro che cercano sinceramente la verità, invocando con la preghiera la luce e la forza su di essi.

I tentativi finora intrapresi da persone e gruppi diversi per la riconciliazione dei dissidenti cristiani con la Chiesa Cattolica, pur essendo ispirati da ottime intenzioni, non sempre sono informati a retti principi e, anche se questo avviene, nondimeno sono scevri dai pericoli, come l’esperienza dimostra.
Per la qual cosa a questa Suprema Sacra Congregazione, che ha la funzione di conservare integro e di proteggere il deposito della fede, è parso opportuno ricordare ed ordinare quanto segue:

1. Poiché la suddetta riunioneè di pertinenza specialissima della funzione e dell’ufficio della Chiesa, è necessario che se ne interessino i Vescovi, che «lo Spirito Santo pose al reggere la Chiesa di Dio» (Atti, XX, 28). Essi dunque non solo dovranno sorvegliare con diligenza ed efficacia tutta questa attività, ma anche promuoverla e dirigerla con prudenza, sia per aiutare coloro che cercano la verità e la vera Chiesa, sia per allontanare dai fedeli i pericoli che possono facilmente seguire l'attività di questo Movimento.
Per la qual cosa essi dovranno essere continuamente aggiornati su tutto ciò che nelle loro diocesi viene realizzato e promosso per mezzo di detto Movimento. Essi designeranno a tal scopo Sacerdoti idonei che si attengano scrupolosamente alla dottrina ed alle norme prescritte dalla Santa Sede, cioè a quanto nelle Lettere Encicliche Satis cognitum, Mortalium animos e Mystici Corporis Christi riguarda il Movimento ecumenico e che vi facciano riferimento, nei modi e nei tempi stabiliti.
Con cura particolare controlleranno le pubblicazioni che su questo argomento in qualsiasi modo siano edite dai cattolici e si adopreranno perché vengano osservati i sacri canoni «Sulla previa censura dei libri e sulla loro proibizione» (can. 1384 sgg.). Non ometteranno parimenti di agire allo stesso modo per quanto concerne le pubblicazioni degli acattolici che su questo argomento siano destinate all’acquisto, alla lettura o alla vendita da parte dei cattolici.
Favoriranno poi diligentemente gli acattolici, che desiderano conoscere la fede cattolica, in tutto ciò che possa loro essere utile. Designeranno persone ed Uffici che possano essere di aiuto e consiglio agli acattolici e faranno in modo che chi si sia già convertito alla fede possa ricorrervi, perché sia istruito con maggior cura e profondità nella fede cattolica, perché partecipi attivamente alla vita religiosa, soprattutto per mezzo di riunioni e conferenze, Esercizi Spirituali ed altre opere di pietà.

2. Per quanto concerne il modo e il criterio di procedere in quest’opera, i Vescovi prescriveranno ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare, ed esigeranno che le loro prescrizioni siano da tutti osservate. Parimenti vigileranno perché, col pretesto che si dovrebbe dare maggiore considerazione a quanto ci unisce che a quanto ci separa dagli acattolici, non venga favorito l’indifferentismo, sempre pericoloso, specialmente presso coloro che sono poco istruiti nelle materie teologiche e poco praticanti la religione.
Si deve infatti evitare che, per uno spirito, chiamato oggi «irenico», l’insegnamento cattolico (si tratti di dogma o di verità connesse col dogma) venga talmente conformato o accomodato con le dottrine dei dissidenti (e ciò col pretesto dello studio comparato e per il vano desiderio dell’assimilazione progressiva delle differenti professioni di fede) che ne abbia a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne venga oscurato il senso genuino e certo.

Si deve anche evitare quel modo di esprimersi da cui hanno origine opinioni false e speranze fallaci che non possono mai attuarsi; come per esempio, dicendo che non deve essere preso in tanta considerazione l’insegnamento dei Romani Pontefici, contenuto nelle encicliche, sul ritorno dei dissidenti alla Chiesa, sulla costituzione della Chiesa e sul Corpo Mistico di Cristo, perché non è tutto di fede, oppure (ancora peggio) perché in materia di dogmi nemmeno la Chiesa cattolica possiede più la pienezza del Cristo, ma essa può venire perfezionata dalle altre chiese.

Prenderanno diligenti precauzioni, e vi insisteranno con fermezza, perché nell’esporre la storia della Riforma o dei Riformatori, non siano così esagerati i difetti dei cattolici e invece così dissimulate le colpe dei riformati, oppure messi così in evidenza gli elementi piuttosto accidentali che a stento si riesca a scorgere e a sentire ciò che soprattutto è essenziale, cioè la definizione della fede cattolica.

Infine cureranno che, per zelo esagerato e falso o per imprudenza ed eccessivo ardore nell’azione, non si nuoccia invece di servire al fine proposto.

La dottrina cattolica dovrà dunque essere proposta ed esposta totalmente ed integralmente: non si dovrà affatto passare sotto silenzio o coprire con parole ambigue ciò che la verità cattolica insegna sulla vera natura e sui mezzi di giustificazione, sulla costituzione della Chiesa, sul primato di giurisdizione del Romano Pontefice, sull’unica vera unione che si compie col ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo.

Si insegni loro che essi, ritornando alla Chiesa, non rinunceranno a nessuna parte del bene che, per grazia di Dio, è finora nato in loro, ma che col loro ritorno questo bene sarà piuttosto completato e perfezionato. Non bisogna però parlare di questo argomento in modo tale che essi abbiano a credere di portare alla Chiesa, col loro ritorno, un elemento essenziale che ad essa sarebbe mancato fino al presente.

Queste cose devono essere dette chiaramente ed apertamente, sia perché essi cercano la verità, sia perché non si potrà ottenere una vera unione fuori della Chiesa. [...]

Data a Roma, dal Palazzo del Sant'Officio, il 20 Dicembre 1949

+ Francesco Card. Marchetti Selvaggiani, Segretario
+ Alfredo Ottaviani, Assessore

EZECHIELE (7):«Figlio dell’uomo, riferisci: così dice Dio, mio Signore, alla terra d’Israele: la fine!"...

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 Fonte: Agere Contra...


L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

Vi è il momento storico, descritto da San Paolo, in cui tutti hanno ugualmente peccato in rapporto al Verbo di Dio rivelato: può non essere questo che si vive oggi con la contaminazione religiosa provocata dalla generale apostasia delle nazione una volta cristiane? Un’apostasia che resta decisamente marcata dall’adulterio ecumeno-ecologista vissuto con la nuova «religione di Assisi», ormai consolidata nel suo globale abominio, dilagante e infestante.
Ma l’apostasia di quella Roma che si presenta ancora come nuova Israele, la Chiesa Cattolica, viene, come in uno specchio, ripetuta in modo simile nella vecchia Gerusalemme aperta agli idoli. Quale sarà il risultato di quanto è offesa a Dio e si ripete ovunque con la scusa di arrivare alla miglior convivenza, alla sicurezza e alla pace. Quale pace avranno?
Conferenza interreligiosa di capi spirituali orientali e giudei
Per la prima volta nella storia di Israele, il Ministero degli Affari Esteri di Israele, in collaborazione con l’American Jewish Committee e il Consiglio mondiale dei leader religiosi ha tenuto una conferenza presso l’Università Ebraica di Gerusalemme per creare un partenariato tra le grandi religioni orientali e l’ebraismo: «Antiche tradizioni, realtà contemporanee – un incontro dei leader religiosi di Israele-Asia». Tale conferenza pionieristica, ha avuto luogo tra il 11 e il 15 settembre, e ha visto la partecipazione di 20 importanti personalità spirituali delle grandi religioni orientali: induismo, buddismo, taoismo, religione Sikh, il giainismo, shintoismo, zoroastrismo, a cui parteciparono israeliani, inclusi rabbini da tutti i rami del giudaismo.
La conferenza interreligiosa a Gerusalemme, ufficialmente sponsorizzata dal governo israeliano apre formalmente Israele alla spiritualità orientale. Gli altri due principali sponsor sono: Il Consiglio Mondiale dei Leader Religiosi, che si descrive come “un appello alle Nazioni Unite e alle sue agenzie nel mondo, gli stati-nazione e altre organizzazioni internazionali, offrendo saggezza e risorse collettive di tradizioni religiose per risolvere gravi problemi globali.”
La conferenza ha affrontato problemi e le preoccupazioni comuni per i leader spirituali di Israele e della religioni orientale: Lo scopo della religione nella società moderna, la protezione dei pianeta Terra, i diritti individuali e una società giusta e il posto di leadership religiosa nel progresso del benessere globale e della pace. I leader religiosi hanno incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Gli ebrei diventano ora noti per la loro attrazione verso la spiritualità orientale, che porta all’invenzione del termine “Bhu-ebrei” (BU-ebrei), riferito agli ebrei che praticano il Buddismo. Non dimostra ciò che gli ebrei restano spiritualmente affamati? Dopo aver sperimentato l’attrazione per il buddismo e altre religioni orientali, come accade in Europa tempo fa, dove andranno? Una unione tra ebraismo e altre religioni orientali può portare qualche risposta spirituale? Quale Dio è quello delle religiosità globale? Induismo, Buddismo, Taoismo, religione Sikh, giainismo,  shintoismo, zoroastrismo, possono essere sufficienti a soddisfare il loro spirito e salvare? Continueranno a escludere proprio la Fede nel Messia rivelato nel loro Antico Testamento, il Verbo di Dio incarnato, che è nato, insegnato e fatto miracoli in quelle terre? Ma c’è di peggio!


Denuncia dell’apostasia di Assisi che compie 30 anni
Lettera di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità San Pio X, inviata a sette cardinali per la condanna della giornata di preghiera per la pace promossa da Giovanni Paolo II ad Assisi per il 27 ottobre 1986

Ecône, 27 agosto 1986
Eminenze,
Di fronte agli eventi attuali nella Chiesa e di cui Giovanni Paolo II è autore, in previsione di ciò che si propone di fare a Taizé e a Assisi nel prossimo mese di ottobre, non posso fare a meno di indirizzarmi a voi per supplicarvi, in nome dei numerosi sacerdoti e fedeli, di salvare l’onore della Chiesa umiliata come non lo è mai stata nel corso della sua storia.
I discorsi e gli atti di Giovanni Paolo II al Togo, in Marocco, in India, alla sinagoga di Roma, suscitano nei nostri cuori una santa indignazione.
Cosa possono pensare di questo i Santi e le Sante dell’Antico e del Nuovo Testamento? Cosa farebbe la Santa Inquisizione se esistesse ancora? È il primo articolo del Credo e il primo comandamento del Decalogo che sono derisi pubblicamente da colui che è seduto sulla Cattedra di Pietro. Lo scandalo è incalcolabile nelle anime dei cattolici.
La Chiesa è scossa nelle sue fondamenta. Se la fede nella Chiesa Cattolica, unica arca di salvezza sparisce, è la Chiesa stessa che scomparirà. Tutta la sua forza, tutta la sua attività soprannaturale ha per base questo articolo della nostra fede.
Giovanni Paolo II continuerà a rovinare la fede cattolica, pubblicamente, in particolare ad Assisi, con il corteggio delle religioni previsto nelle strade della città di San Francesco, con la ripartizione delle religioni nelle cappelle e nella Basilica perché vi esercitino il loro culto in favore della pace come è concepita all’O.N.U. È questo che è stato annunciato dal Cardinale Etchegaray, incaricato di questo abominevole Congresso delle Religioni.
Come è possibile che nessuna voce autorizzata si elevi nella Chiesa per condannare questi peccati pubblici? Dove sono i Maccabei? Eminenze, per l’onore del solo vero Dio, di Nostro Signore Gesù Cristo, protestate pubblicamente, venite in aiuto ai vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli rimasti cattolici.
Eminenze, se mi sono rivolto a voi è perché non posso dubitare dei vostri sentimenti in proposito. Questo appello lo indirizzo ai Cardinali di cui troverete i nomi in questa lettera, in modo che, eventualmente, possiate agire insieme. Che lo Spirito Santo vi venga in aiuto Eminenze, e vogliate gradire l’espressione dei miei sentimenti fraternamente devoti in Christo et Maria.
+ Marcel LEFEBVRE, Arcivescovo-Vescovo emerito di Tulle.

Nel Magistero sono i termini chiari di questa rottura rovinosa
“Persuasi [questi partecipanti e organizzatori] che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sullafalsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa,manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio.” (Pio XI, Mortalium animos)
*   *   *
E nella nuova Roma si sono chiesti se sarebbero andati avanti con quelle iniziative temerarie senza una rottura coi cattolici tradizionalisti. Solo due risposte, piuttosto isolate, si sono appena sentite allora sul perfido inganno. Oggi? Nessuna.
  •     « Roma ci ha fatto chiedere se abbiamo l’intenzione di proclamare la nostra rottura con il Vaticano in occasione del congresso di Assisi. A noi sembra piuttosto che la domanda dovrebbe essere la seguente: Credete e avete l’intenzione di proclamare che il Congresso di Assisi consumi la rottura delle Autorità romane con la Chiesa Cattolica? Perché è proprio questo che preoccupa coloro che sono ancora cattolici.
  • In effetti, è ben evidente che a partire dal Concilio Vaticano II il Papa e gli Episcopati si allontanano sempre più nettamente dai loro predecessori. Tutto ciò che è stato messo in opera dalla Chiesa nei secoli passati per difendere la fede, e tutto ciò che è stato compiuto dai missionari per diffonderla, fino al martirio, è ormai considerato come un errore di cui la Chiesa dovrebbe scusarsi e per il quale dovrebbe farsi perdonare.
  • L’attitudine degli undici papi che dal 1789 al 1985 hanno condannato la rivoluzione liberale, con documenti ufficiali, è considerata come «una mancanza di comprensione del soffio cristiano che ha ispirato la Rivoluzione». Da qui il voltafaccia completo di Roma a partire dal Vaticano II, che ci ha fatto ripetere le parole rivolte da Nostro Signore a coloro che stavano per arrestarlo: Haec est hora vestra et potestas tenebrarum(Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre) (Lc XXII 52-53).
  • Adottando la religione liberale del protestantesimo e della Rivoluzione, i princìpi naturalisti di J. J Rousseau, le libertà atee della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, il principio della dignità umana senza più alcun rapporto con la verità e la dignità morale, le Autorità romane voltano le spalle ai loro predecessori e rompono con la Chiesa Cattolica, esse si mettono al servizio dei distruttori della Cristianità e del Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo.
  • Gli atti attuali di Giovanni Paolo II e degli Episcopati nazionali illustrano di anno in anno questo cambiamento radicale della concezione della fede, della Chiesa, del sacerdozio, del mondo, della salvezza che si ottiene con la grazia.
  • Il colmo di questa rottura con il magistero anteriore della Chiesa si è raggiunto ad Assisi, dopo la visita alla sinagoga. Il peccato pubblico contro l’unicità di Dio, contro il Verbo Incarnato e la Sua Chiesa, fa fremere d’orrore: Giovanni Paolo II che incoraggia le false religioni a pregare i loro falsi dei: scandalo incommensurabile e senza precedenti.
  • Noi potremmo riprendere qui la nostra dichiarazione del 21 novembre 1974, che rimane più attuale che mai. Noi, che restiamo in modo indefettibile attaccati alla Chiesa Cattolica Romana di sempre, siamo obbligati a constatare che questa religione modernista e liberale della Roma moderna e conciliare si allontana sempre più da noi che professiamo la fede cattolica degli undici papi che hanno condannato questa falsa religione.
  • La rottura non viene dunque da noi, ma da Paolo VI e da Giovanni Paolo II, che rompono con i loro predecessori. Questo rinnegamento di tutto il passato della Chiesa attuato da questi due papi e dai vescovi che li imitano è un’empietà inconcepibile ed una umiliazione insostenibile per coloro che restano cattolici nella fedeltà a venti secoli di professione della stessa fede.
  • Noi consideriamo, dunque, come nullo tutto ciò che è stato ispirato da questo spirito di rinnegamento: tutte le riforme postconciliari e tutti gli atti di Roma che sono compiuti con questa empietà.
  • Noi contiamo nella grazia di Dio e nel suffragio della Vergine fedele, di tutti i martiri, di tutti i papi fino al Concilio, di tutti i Santi e le Sante fondatori e fondatrici degli ordini contemplativi e missionari, perché ci vengano in aiuto nella rinascita della Chiesa con la fedeltà integrale alla Tradizione.
Buenos Aires, 2 dicembre 1986.

  1. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, Arcivescovo emerito di Tulle
  2. Ecc. Mons. Antonio de Castro Mayer, Vescovo emerito di Campos, in perfetto    accordo con la presente Dichiarazione
Ezechiele – il terribile giorno del Signore (7, 1-27)
Ecco il vuoto che rimane a causa di questa ostinazione già stigmatizzata nelle profezie passate, nelle quali oggi s’inquadrino in pieno questa Roma adultera e le nazioni immerse nell’impero delle tenebre e del terrorismo per aver apostatato dal Cristianesimo, non sono fuori neanche quelli che si dicono seguaci dei due Vescovi, ma restano silenti come i morti.
«Mi giunse la parola del Signore:  «Figlio dell’uomo, riferisci: così dice Dio, mio Signore, alla terra d’Israele: la fine! E’ giunta la fine sui quattro angoli della terra. Ormai la fine è giunta sopra di te; effonderò il mio sdegno su di te, ti giudicherò secondo la tua condotta, ti rinfaccerò tutte le tue abominazioni. E il Mio occhio non avrà riguardo per te, non ti userò misericordia; ma ti rinfaccerò la gravità dei tuoi trascorsi, le tue abominazioni saranno trattate come meritano, e così riconoscerete che io sono il Signore».
«Così dice Dio, mio Signore: «Ecco, una sciagura dietro l’altra è giunta! La fine è giunta, è giunta la fine; incombe su te; eccola giunta. E’ giunta la sventura su di te, abitante della terra; è giunta l’ora, vicino è il giorno del fragore della mischia e non dell’ovazione su pei monti! Tra poco, riverserò il mio furore sopra di te, compirò la mia ira contro di te e ti giudicherò secondo la tua condotta e ti rinfaccerò tutte le tue scelleratezze. Il mio occhio non avrà compassione, non avrò misericordia, ma farò pesare i tuoi trascorsi su di te e rimarranno in te solo le tue abominazioni. Riconoscerete che sono Io, il Signore, a colpire.
«Ecco il giorno, eccolo giunto. E’ spuntata la sventura, la verga ha fiorito, la superbia ha germogliata. L’iniquità s’è rizzata come verga dell’empietà: non resterà più nessuno, né di essi, né del popolo, né della risonante folla; più nessuna requie sarà data ad essi. I tempo viene, il giorno è vicino; chi compra non si rallegri e chi vende non si rattristi, perché la furia incombe su tutto il popolo. Perché, chi vende non torna alla merce venduta, sua vita durante; e la parola fatidica annunziata a tutta la sua tumultuosa moltitudine non sarà rivocata; e nessuno con l’iniquità della sua la vita si metterà al sicuro.

«Suonate la tromba, ciascuno si metterà sull’attenti, ma nessuno andrà alla guerra perché la Mia furia incombe sopra tutta la sua tumultuosa moltitudine. La spada fuori, la peste e la fame in casa, chi è in campagna muore di spada e chi è in città lo consuma la fame e la peste. Si salveranno quei che cercheranno scampo con la fuga e saranno sui monti come colombe tubanti, tutti tremanti dallo sgomento che a ciascuno incute la propria colpa. Tutte le braccia si snervano e le ginocchia si sciolgono. Si avvolgono nel sacco, li copre l’orrore, la vergogna è su ogni faccia, e ogni testa è rasata. Il loro argento sarà gettato via, e il loro oro nell’immondizia. Oro e argento non li possono salvare nel giorno dell’ira del Signore; non sazieranno la loro gola e non riempiranno il loro ventre con quello che è stato per essi la causa di peccato! Del più splendido ornamento hanno fatto un oggetto di arroganza e se ne sono fatte immagini inique: i loro abominevoli idoli e simulacri; per questo glielo butto nell’immondizia. E lo darò in preda agli stranieri, come bottino agli empi della terra che profaneranno tutto. Distoglierò il Mio volto da loro e quelli profaneranno il mio recondito luogo, vi entreranno i predoni e lo profaneranno. Appresta la catena perché la terra è piena di attentati sanguinarie e la città è piena di delitto. Farò giungere le peggiori delle genti che si impossesseranno delle loro case; farò cessare l’arroganza della loro forza e i loro santuari darò in possesso ad altri.
«Al sopraggiungere dell’orrore; cercheranno la pace, ma invano. Sopraggiunge una calamità dietro l’altra, cattive notizie una dietro l’altra. Invano cercheranno le previsione dai profeti e la legge verrà a mancare al sacerdote, e il consiglio agli anziani! Il re sarà in lutto e il principe è coperto di squallore e le braccia della popolazione paralizzati. Li tratterò secondo il loro modo di operare li giudicherò e secondo le loro norme di giudicare li giudicherò; e riconosceranno che sono Io, il Signore».

DOMÍNICA XIX POST PENTECOSTEN - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Ephésios, 4, 23-28
 
Fratres: Removámini spíritu mentis vestræ, et indúite novum hóminem, qui secúndum Deum creátus est in iustítia, et sanctitáte veritátis. Propter quod deponéntes mendácium, loquímini veritátem uniusquísque cum próximo suo: quóniam sumus ínvicem membra. Irascímini, et nolíte peccáre: sol non óccidat super iracúndiam vestram. Nolíte locum dare diábolo: qui furabátur, iam non furétur; magis áutem labóret, operándo mánibus suis, quod bonum est, ut hábeat unde tríbuat necessitátem patiénti.
M. - Deo grátias.
 
Fratelli: dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. M. - Deo grátias.
 
GRADUALE
Ps. 140, 2 - Dirigátur orátio mea, sicut incénsum in conspéctu tuo, Dómine. Elevátio mánuum meárum sacrifícium vespertínum.

  Sal. 140, 2 - Si innalzi la mia preghiera come l’incenso al tuo cospetto, o Signore. L’elevazione delle mie mani sia come il sacrificio della sera.
 
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia. Ps. 104, 1 - Confitémini Dómino, et invocáte nomen eius: annuntiáte inter gentes ópera eius. Allelúia.  
 
Allelúia, allelúia. Sal. 104, 1 - Date lode al Signore, e invocate il suo nome, fate conoscere tra le genti le sue opere. Allelúia.
 
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthǽum, 22, 1-14
 
In illo témpore: Loquebátur Iesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis dicens: Símile factum est regnum coelórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad núptias, et nolébant veníre. Iterum misit alios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi áutem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos eius, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex áutem cum audísset, irátus est: et missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos, et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad éxitus viárum, et quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi eius in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit áutem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti, non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus eius, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus, et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, páuci vero elécti.
M. - Laus tibi Christe.
 
In quel tempo Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
M. - Laus tibi Christe.

Gli abominevoli modernisti celebreranno la figura del falso profeta Maometto nel periodo di Natale...

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Per la prima volta da 457 anni la notte tra il 24 e il 25 dicembre ha visto coincidere la ricorrenza della nascita di Gesù e di Maometto.
Ma è in assoluto la prima volta che questa coincidenza viene colta dalla Chiesa cattolica come un «segno di Dio» per legittimare Maometto e l'islam. La precedente coincidenza delle due date, nel 1558, era contrassegnata dalla realtà che ha storicamente caratterizzato il rapporto tra cristianesimo e islam, ossia dello scontro, culminato all'epoca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, con la netta vittoria della flotta cristiana della Lega Santa su quella musulmana dell'Impero Ottomano. Padre Vincent Feroldi, responsabile delle relazioni con i musulmani della Conferenza episcopale francese, ha scritto: «Comunità cristiane e musulmane avranno il cuore in festa. Renderanno grazie a Dio, ciascuna nella propria tradizione, per questa buona novella che è la nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro tra uomini e donne credenti e Colui che è fonte di vita, fonte della vita. In tale unità di data rarissima molti vogliono vedervi un segno di Dio». Don Cristiano Bettega, direttore dell'Ufficio della Cei per l'ecumenismo e il dialogo, ha detto: «Quest'anno musulmani e cristiani si trovano a celebrare nello stesso giorno la nascita di due figure imprescindibili e preziose della storia. Come nessun cristiano può prescindere dal confronto con Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, così nessun musulmano può prescindere dal confronto con Maometto, il Profeta della rivelazione coranica».

Ebbene, è arrivato il momento che la Chiesa sappia che se Maometto fosse vissuto oggi e avesse personalmente decapitato 600 o 900 ebrei maschi adulti così come fece nel 627 a Medina eliminando fisicamente la tribù ebraica dei Banu Qurayza, se oggi Maometto avesse ridotto in stato di schiavitù centinaia di donne e bambini da sfruttare e vendere come oggetto di prestazioni sessuali o lavorative, per depredare i loro beni e imporre ovunque la sua autorità e il culto esclusivo del dio Allah, senza alcun dubbio sarebbe stato arrestato e condannato alla pena capitale perpetua per crimini contro l'umanità.
C'è qualcuno nella Chiesa che è al corrente che Allah nel Corano ha condannato l'ebraismo e il cristianesimo come miscredenza e che tutti i non musulmani devono essere annientati? «Dicono i giudei: Esdra è figlio di Allah; e i nazareni dicono: Il Messia è figlio di Allah. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah (...)». (9, 30)Rispetto a 457 anni fa, la Chiesa e l'Occidente stanno subendo la guerra scatenata dal terrorismo islamico di chi taglia le teste sia fisicamente sia allegoricamente, sottomettendoci comunque all'islam. All'epoca la Cristianità insorse, combatté e sconfisse l'islam. Oggi ci stiamo arrendendo persino dentro casa nostra, scegliendo l'eutanasia e affidando all'islam carnefice il compito di staccare la spina.

Magdi Cristiano


San Giovanni Bosco su Maometto e islam

 



  



Mons. Castro Mayer: "La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente ai Vaticano II con le sue eresie, non e né può essere la Chiesa di Cristo".

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L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

ln un vecchio articolo su (si si no no a. X n. 8) era stata puntualizzata la situazione nella Chiesa in riferimento a gravi questioni di Fede, semplicemente accantonate in Vaticano. Siccome, nonostante la loro gravità, si voleva mettere a tacere i problemi crescenti, due Vescovi hanno insistito nel riparlarne in pubblico. Riassumiamo brevemente i fatti principali.
Allora era da più di 15 anni che Arcivescovo Marcel Lefebvre, denunciava errori contro la Fede di una «profondità inimmaginabile». Come unica risposta aveva ricevuto dalle autorità della Chiesa solo isolamento ed un’invalida ed illegale sospensione «a divinis».

Un altro insigne Vescovo, Sua Ecc. za Mons. Antonio de Castro Mayer, dal 1970 aveva presentato alla S. Sede studi e scritti sugli stessi errori contenuti in recenti documenti ecclesiali. Anche a lui nessuna risposta, ma isolamento.
Ad accrescere la situazione balorda era il fatto che gli errori denunciati dai due Presuli erano già stati condannati dai Magistero della Chiesa prima del Vaticano 2. Quindi, ubbidire alle autorità che imponevano documenti ecclesiali del genere, rifiutandosi di chiarirne errori e ambiguità, significava disubbidire a tutto il Magistero precedente che, nella sua legittimità e continuità, proviene da Dio. Si doveva davvero comprovare la pertinacia di tali «papi»?
Come previsto non soltanto dai due Vescovi di cui sopra, ma anche da vari Cardinali e Vescovi, Sacerdoti e dotti laici del mondo cattolico, le gravi deviazioni dalia Fede, conseguenti agli errori denunciati, producevano malefici frutti tanto nella Chiesa quanto nella società. La vasta assuefazione ai cambiamenti proposti dalle autorità ecclesiali allora rivelava una generale cecità sulle questioni di Fede e un concetto alienante di ubbidienza, estraneo a quello esposto dalia dottrina cattolica. Era in gioco la cecità di fronte ad ogni menzogna, anche politica.
Infatti, la gente crede, e glielo si lascia credere, in una illimitata infallibilità e perfino indefettibilità del Papa nei più svariati campi, contro la sana dottrina per cui il Romano Pontefice è infallibile solo quando definisce come Dottore universale e supremo questioni di Fede e di Morale. Ma qui si taceva sulla responsabilità dei cattolici che, appartenendo ali’unica Chiesa e professando la vera Fede per grazia di Dio, non saranno discolpati dall’aver accolto promotori di errori ed eresie sparsi a piene mani da chi appariva loro superiore in autorità. In tal senso, ben grave è la responsabilità di quelli che si dicono eredi dei due Vescovi.
Come insegna San Tommaso, i fedeli partecipano dell’infallibilità «in credendo», poiché la Fede infusa da Dio in modo perfetto nell’uomo imperfetto, è accompagnata dai doni necessari perché egli la possa preservare riconoscendo tutto ciò che la insidia e costituisce adulterio con il mondo: la Chiesa, «Sposa di Cristo, che non può adulterarsi, è incorrotta e pudica; conosce una casa sola, custodisce con casto pudore la santità di un solo talamo» (San Cipriano, De cath. Eccl. unitate 6, cit in Mortalium Animos). Dal Papa non possono venire atti o documenti che, pur senza la nota d’infallibilità, inducano all’errore, all’eresia e alla corruzione del peccato.

 Dunque dov’era l’ autorità della Chiesa infallibile che, nella sua santa visibilità, provenienti da Dio stesso, è d’ostacolo a tutti questi gravi errori e eresie? La vera autorità prescinde dalle apparenze di maestosità, potere, maggioranza o da qualunque altro attributo dei governi umani, come spesso si vuol far credere, si esercita ed è riconosciuta nella confermazione della Fede. Anche in questo la fede dei cristiani è provata in questi ultimi tempi, tempi di menzogne e di falsi profeti: «Badate che nessuno vi seduca… » (Mt. 24). Ciò perché tutto questo potere di maestosità apparente a causa di maggioranze fa sì che dei governi umani in Vaticano vengono usati per promuovere gli errori e le eresie accusati. Quale disgrazia che tale apparente autorità nella Chiesa serva, non per confermare nella Fede, ma per dichiarare falsità!
Ecco perché Santi Dottori in passato hanno iniziato l’approfondimento teologico sulla possibilità di un papa eretico, questione vitale per la difesa della Fede. Infatti, l’importanza di preservare integra e pura la Fede divinamente rivelata è tale davanti a Dio che nessuna autorità, che ne ha il compito, può nascondersi dietro pretesti di grado, di forma o di numero. II Papa, solo in quanto supremo custode della Fede, supera in autorità, grado e numero l’intera Chiesa militante e, quanto alla forma, davanti alla Fede, è solo il servo dei servi di Dio e deve essere pronto a dare anche la vita per preservarla integra e pura. Quanto più ha il dovere di rispondere alle pressanti questioni della Fede in rischio avanzate da Vescovi!

Nel noto manifesto del 1983 i due Vescovi testimoniano degli errori dei Vaticano 2. Mons. Marcel Lefebvre e Mons. Antonio de Castro Mayer, hanno denunciato alla suprema autorità della Chiesa gli errori contenuti nei Vaticano 2 e in recenti documenti ecclesiali. Invano. Si erano pronunciati insieme pubblicamente, affrontando ogni pressione dei potere vaticani, delle maggioranze episcopali e del mondo, si sono rivolti ai Papa con i sentimenti di San Paolo di fronte a San Pietro, allorché gli rimproverava di non seguire la «verità del Vangelo» (Gal 2, 11-14). Si trattava di una vera pietra d’inciampo per la falsa autorità.
Questo documento assumeva, perciò, un’importanza decisiva per la Chiesa. Davanti ad esso il silenzio equivaleva almeno a un deplorevole disinteresse per la custodia della Fede. Davanti ad esso cadeva ogni scusante di ignoranza sulle gravi questioni esposte. Dopo di esso, insistere negli errori segnalati diveniva pertinacia. Eppure, dopo diversi anni dalla pubblicazione del documento, è perdurato il silenzio delle autorità ecclesiastiche sulle questioni denunciate; anzi il nuovo corso viene dichiarato «irreversibile», malgrado i rovinosi frutti per le anime. Si constata, infatti, il diffondersi nel mondo cattolico di una spaventosa, crescente indifferenza per tutto quello che riguarda la Fede. Erano i frutti dell’autodemolizione conciliare.
L’operazione ecumenista contro la Fede dell’unica Chiesa di Cristo
Una tale devastazione nella Chiesa, a cui fa riscontro una generale decadenza e conflittualità nella società civile, non può essere solo frutto di una scelta pastorale sbagliata. Ci deve essere una causa più grande, un errore deliberato che abbia toccato la Verità stessa.

II Magistero del nostro secolo, e in specie I’enciclica Mortalium Animos di papa Pio XI, ha ricordato più volte che, come la Fede senza la Carità e morta (cfr. Giac. 2, 26), cosi non ci può essere Carità senza Fede. Eppure, proprio su questa falsa carità, su questo falso amore, che senza la fede è apostasia, si è fondata l’operazione ecumenista conciliare, che pretende realizzare i sogni dei «pan-cristiani» di ieri. Di essi scriveva Pio XI nella citata enciclica: «Potrà sembrare che questi “pancristiani”, tutti occupati nell’unire le chiese, tendano al fine nobile di fomentare la carità fra tutti i cristiani, ma come mai potrebbe la carità riuscire a danno della fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, S. Giovanni, il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù e che sempre voleva inculcare ai discepoli il nuovo comandamento: “Amatevi l’un l’altro”; ha vietato assolutamente di aver rapporti con coloro i quali non professano, intera e incorrotta la dottrina di Cristo: “Se alcuno viene da voi e non porta questa dottrina non ricevetelo in casa e nemmeno lo salutate”. Quindi, appoggiandosi sulla carità come fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo di fede. Come dunque si potrebbe concepire una Società cristiana, i cui membri, anche quando si trattasse dell’oggetto della fede, potessero ritenere ciascuno il proprio credo?
Per addurre alcuni esempi, possono pregare insieme chi riconosce nell’Eucaristia la natura di sacrificio e di sacramento, e chi sostiene che è soltanto una memoria della Cena del Signore? quale unità tra chi stima preziosa l’invocazione della Madre di Dio Maria, e la venerazione delle Sue immagini e chi pretende che tale culto sia illecito, perché contrario all’onore “dell’unico mediatore di Dio e degli uomini Cristo Gesù? Da cosi grande diversità di opinioni non sappiamo come si intenda insistere sull’«unità» della Chiesa, mentre questa non può sorgere che da un solo Magistero, da una sola legge del credere e da una sola fede. Da tale diversità di visioni si arriva all’attuale diffida della Religione una e santa, cioè al modernismo e all’indifferentismo, per cui la verità dogmatica non è assoluta, ma relativa, cioè proporzionata alle diverse necessità dei tempi e dei luoghi, non essendo essa basata sulla rivelazione immutabile, ma sull’ adattabilità della vita del mondo.
L’eretica libertà religiosa del Vaticano 2
L’operazione ecumenista conciliare si presenta più come una prassi che come una dottrina. La dottrina si trova nella dichiarazione «Dignitatis humanae», con cui il Vaticano 2 ha voluto sancire come diritto naturale dell’uomo la libertà religiosa, intesa come libertà di religione. Per la dottrina cattolica tale diritto sarebbe un’aberrazione logica, non fosse prima bestemmia, come dice ii manifesto episcopale. Infatti, è inimmaginabile che la Chiesa, la cui voce e la voce stessa di Dio, possa affermare il diritto dell’uomo a scegliere tra le svariate concezioni umane di Dio, contro l’unica Verità che Dio stesso ha rivelato di Sé.

Ma qui si arriva al fatto più grave: sarebbe inimmaginabile – se non fosse una realtà – che uno nella posizione di papa, e capo terreno della Chiesa, la cui voce si crede sia la voce stessa di Dio, possa affermare il diritto dell’uomo a scegliere concezioni umane di Dio, proprio contro l’unica Verità che Dio stesso ha rivelato di Sé e il Papa deve solo confermare.
Abbiamo domandato a Mons. Castro Mayer come giudica la nuova dottrina sulla libertà religiosa, premessa e fondamento dei pan-cristianesimo e della chiesa conciliare attuale. Ci ha risposto: «Essa e eretica. II Vaticano 2, dichiarando diritto naturale dell’uomo di seguire la religione dettatagli dalla propria coscienza, o anche di non seguirne nessuna, proclama il diritto ali’errore. Ora, I’errore non può essere fondamento di nessun diritto. L’ errore è contro la natura umana, fatta per la verità. Come può esso rivendicare attinenza con questa natura? C’è da aggiungere che in materia esiste una legge divina che implica I’obbligo da parte dell’uomo di professare la religione cattolica. Come si può concedere un diritto contro questa volontà sovrana? Peggio ancora: come si può dire che questo diritto contro la volontà divina è un diritto naturale fondato cioè nella natura umana? Lo si può affermare soltanto se si ammette che l’uomo sta al di sopra di Dio! Ciò è peggio che una eresia: e la più perversa apostasia! Perciò il Vaticano 2 ha proclamato un’eresia oggettiva. Quelli che lo seguono e lo applicano hanno dimostrato una pertinacia che caratterizza un’eresia formale. Ancora non li abbiamo accusati categoricamente di questa pertinacia per dirimere ogni minima possibilità d’ignoranza su questioni così gravi. Comunque, anche se questa pertinacia non si manifestasse in forma di effettiva l’offesa alla Fede, si manifesta chiaramente, nell’ omissione di difenderla».

La pertinacia conciliare allora manifestata è ora «istituzionale»
Già nel n. 9 di si si no no, anno X, a conclusione dell’articolo «Nuova Tappa», a cui seguiva «Irreversibile», definizione data al cammino ecumenista da Giovanni Paolo 2º in occasione dei suo viaggio in Svizzera, si poneva la grave questione: – La nuova Chiesa conciliare, ingaggiata irreversibilmente nel connubio ecumenista può sussistere nella Chiesa cattolica che da 20 secoli insegna, quale dogma di Fede, di essere l’unica Sposa di Cristo e, perciò, l’unica Arca di Salvezza? Mons. Castro Mayer risponde: «La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente ai Vaticano 2 con le sue eresie, non e né può essere la Chiesa di Cristo. Per appartenere alla Chiesa cattolica, alla Chiesa di Cristo, è necessario avere la Fede, ossia non mettere in dubbio o negare nemmeno un articolo della Rivelazione. Ebbene, la Chiesa dei Vaticano 2 approva dottrine che sono eretiche, come abbiamo visto prima. Si può ammettere, la possibilità che ci siano fedeli in buona fede, i quali non sanno che il Vaticano 2 ha aderito ali’ eresia. Ma i Vescovi? E’ difficile ammetterlo anche se non lo si nega come possibilità assoluta. Riguardo poi alla possibilità che un papa governi la Chiesa rifiutando quello che essa ha già definito, purtroppo dalla storia avremmo soltanto delle risposte vaghe e dalla teologia controversie.»

Correva l’anno 1984 e in seguito il Vescovo ha capito, da come aumentava nella Chiesa e nel mondo, l’apostasia dovuta alla mancanza del papa cattolico. Diciamo che già allora ammettere ignoranza e non pertinacia nei «papi conciliari» era voler celare la realtà fino all’inverosimile. Ma poi, era impossibile: l’intenzione del Vaticano 2 e dei suoi promotori d’ogni livello era proprio di aprire per aggiornare la Chiesa al mondo. Inutile domandarlo a Roncalli, Montini, Wojtyla, Ratzinger, la risposta è nei fatti e contro i fatti non ci sono argomenti. Sono questi fatti che portarono un intero popolo all‘apostasia presente; quella in cui sono naufragati vescovi e tanti dotti che si rifiutano di ammettere che uno in veste «papale» che dichiara il diritto umano di non credere nella Chiesa e perciò nello stesso Vicario di Dio, sta rinunciando ipso facto a tale carica di rappresentante di Dio in terra; è il diritto alla menzogna!

Ben inteso, la rinuncia tacita di tale chierico in veste papale (come dal CIC 1917, 188#4) , fa pubblicamente sapere che non è papa. Ma se questa era la sua «fede modernista» quando fu eletto, non lo è mai stato per mancanza della condizione dogmatica di professare l’unica fede cattolica. Che Roncalli non la professasi si è venuto a sapere poi dalla sua intenzione principale, tacitamente confessata: l’aggiornamento modernista del Vaticano 2, che è rimasto programma dei suoi eretici successori; la loro pertinacia nell’eresia conciliare non solo è comprovata nei fatti, ma è perfino vantata nei discorsi dell’attuale Jorge Bergoglio, che la vuole far avanzare. Sì, il diritto alle più pertinaci menzogne, che portano il mondo dritto dritto alla guerra finale!
Che il Signore abbia misericordia di questa generazione allo sbaraglio per «opera papale»!

PER NON DIMENTICARE CHI ERA L'ANTIPAPA ERETICO RONCALLI...

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  Fonte: Vaticano Cattolico...

Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni XXIII



Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.

Ivo Marsaudon, Frammassone del trentatreesimo grado del rito Scozzese: "Il senso dell'universalismo rampante a Roma oggidì è molto vicino al nostro scopo di esistenza… con tutti i nostri cuori noi sosteniamo la rivoluzione di Giovanni XXIII." [1]
Antipapa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, l'uomo che convocò il Vaticano II e che finse di essere Papa dal 1958-1963.
Esamininosi alcuni fatti circa Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII. Angelo Roncalli nacque nel 1881, per, poi, arrivare a detenere postazioni diplomatiche in Bulgaria, in Turchia ed in Francia. Angelo Roncalli fu anche "patriarca" di Venezia, Italia.

Alcune delle attività di Antipapa Giovanni XXIII avanti la sua "elezione come Papa" nel 1958

Il Santo Uffizio aveva per anni mantenuto un fascicolo su Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, bollantelo come modernista sospetto. La cartella datava 1925, anno in cui Angelo Roncalli, risaputo per i suoi insegnamenti eterodossi, fu bruscamente rimosso dalla sua cattedra di docenza presso il seminario Laterano a metà semestre, in quanto accusato di modernismo, per essere spedito in Bulgaria. Il trasferimento in Bulgaria diede inizio alla sua carriera diplomatica. Di particolare preoccupazione per Roma era la continua e ravvicinata associazione di Angelo Roncalli con Ernesto Bonaiuti, il prete scomunicato per eresia nel 1926. [2]
Già dal 1926 Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, scriveva agli Scismatici Orientali, cosiddetti Ortodossi.
Angelo Roncalli ad uno Scismatico Orientale, 1926: "I Cattolici e gli Ortodossi non sono nemici, bensì fratelli. Noi deteniamo la medesima Fede; noi condividiamo i medesimi Sacramenti e soprattutto l'Eucaristia. Noi siamo divisi da alcuni disaccordi concernenti la Divina costituzione della Chiesa di Gesù Cristo. Le persone essenti state la causa di tali disaccordi sono morte da secoli. Abbandoniamo noi queste vecchie dispute e, ciascuno nel suo proprio dominio, lavoriamo di modo da rendere i nostri fratelli buoni, dandoli il buono esempio. Dipoi, benché viaggianti su sentieri differenti, noi raggiungeremo l'unione fra le chiese di modo da formare assieme la vera ed unica Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo." [3]
Tale affermazione significava la bestemmia per cui la vera Chiesa Cattolica non era stata ancora stabilita.
Nel 1935 Angelo Roncalli giunse in Turchia, divenendo amico di Naman Rifat Menemengioglu, il sottosegretario al Ministero degli Esteri Turco [4]. Menemengioglu comunicò ad Angelo Roncalli: "La sicurezza dello stato è il nostro principio fondamentale e la garanzia della nostra libertà.", il quale rispose:
"La Chiesa starà attenta a non infrangere la vostra libertà.". [5]
Mentre si trovava in Turchia Angelo Roncalli dichiarò anche:
"Voi Irlandesi siete impossibili da sopportare. Il momento stesso che voi venite al mondo, già da prima di essere battezzati, voi incominciate a dannare chiunque non appartenga alla Chiesa Cattolica, specialmente i Protestanti.". [6]
Ecco un'altra citazione dimostrante le visioni eretiche di Angelo Roncalli. 
Visioni eretiche di Angelo Roncalli: "La estrema fazione anti-Cattolica della chiesa Greca Ortodossa annunciò gioiosamente un concordato con la chiesa di Inghilterra mediante il quale ognuna avrebbe riconosciuto la validità dei Sacri Ordini dell'altra. Tuttavia, Roncalli si rivelò genuinamente soddisfatto. Ai Greci, domandatigli viscidamente cosa egli pensasse del concordato, egli rispose sinceramente: 'Io ho nulla fuorché lodi per lo zelo dei nostri fratelli separati nell'operare un passo verso l'unione di tutti i Cristiani.'." [7]
Desmondo O'Grady, già corrispondente della Posta di Guassintona [Washington post], riportò che Angelo Roncalli nel 1944 ad Istanbul, Turchia, "diede un sermone circa un concilio da tenersi nel periodo post-bellico." [8] Allorché Angelo Roncalli fu nunzio in terra Francese egli venne nominato osservatore della Santa Sede presso l'agenzia culturale delle Nazioni Unite, UNESCO. Nel Luglio 1951 egli fece un discorso "sgradevolmente lodevole nei confronti dell'UNESCO… ". [9] Angelo Roncalli appellò l'UNESCO "una grande organizzazione internazionale… ". [10]
Allorché Angelo Roncalli fu nunzio in terra Francese egli designò un suo caro amico frammassone di trentatreesimo grado, il barone Ivo Marsaudon, a capo del ramo Francese dei Cavalieri di Malta, un ordine laico Cattolico. [11]

Antipapa Giovanni XXIII ammise di essere un frammassone

Ivo Marsaudon, il suddetto frammassone Francese ed autore, sostenne anche che Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, divenne un massone di trentatreesimo grado durante la sua esperienza in Francia come nunzio. Maria Ball Martinez scrisse che, dalle loro postazioni,le guardie repubblicane Francesi notarono "il nunzio, Roncalli, lasciare la sua residenza in abiti civili per frequentare gli incontri serali del Giovedì della loggia massonica del Grande Oriente di Francia. Mentre un tale drammatico conflitto di lealtà snerverebbe qualunque uomo medio, sia egli un Cattolico od un frammassone, Angelo Roncalli sembra avere addomesticato la questione." [12]
La rivista 30 giorni [30 days] tenne anche un'intervista, svariati anni or sono, con il capo dei frammassoni Italiani. Il gran maestro del Grande Oriente di Italia dichiarò:
"Circa quello, sembra che Giovanni XXIII sia stato iniziato, alla loggia massonica, a Parigi, partecipando al lavoro dei seminari di Istanbul.". [13]
Una volta, a Parigi, il "monsignore" Angelo Roncalli frequentò un banchetto, sedendosi accanto ad una donna abbigliata con un abito corto molto immodesto. La compagnia di Angelo Roncalli si sentì difficilmente a suo agio. Gli ospiti gli lanciavano continui sguardi. Angelo Roncalli ruppe il silenzio proclamando con umorismo:
"Io non posso immaginare il perché tutti gli ospiti continuano a fissare me, povero vecchio peccatore, quando la mia vicina, la nostra incantevole ospite, è molto più giovane ed attraente.". [14]
Quando Antipapa Giovanni XXIII fu, in seguito, "elevato al collegio cardinalizio" egli insistette che ricevesse il cappello rosso dal socialista ateo e notoriamente anticlericale Vincenzo Auriol, il presidente Francese, da lui descritto come un onesto socialista. [15]
Antipapa Giovanni XXIII da "cardinale", avente scelto di ricevere il suo capello cardinalizio da Vincenzo Auriol, il notorio anticlericale.
Angelo Roncalli si inginocchiò dinnanzi a Vincenzo Auriol, il quale pose la berretta cardinalizia sul capo di Angelo Roncalli. Vincenzo Auriol, poi, appese un "largo nastro rosso attorno al collo del cardinale, abbracciandolo su ciascuna guancia con piccolo abbraccio da orsacchiotto impartente il calore personale al protocollo formale." [16] Vincenzo Auriol si dovette asciugare le lacrime con un fazzoletto quando Angelo Roncalli se ne andò per assumere la sua nuova dignità da "cardinale". [17]
Durante le funzioni sociali a Parigi, Francia, Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, fu spesso anche visto socializzare con l'ambasciatore Sovietico Bogomolov, sebbene il governo di questi avesse, e sì aveva, ripreso la sua politica pre-bellica di brutale sterminio di tutti Cattolici in Russia.
Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, socializzante con l'omicida dei Cattolici.
Antipapa Giovanni XXIII era anche risaputo essere un buon amico e confidente di Edoardo Herriot, il segretario dei socialisti radicali anti-Cattolici Francesi. [18] "Forse, l'amico più grande di Angelo Roncalli era il gran vecchio socialista ed anticlericale Edoardo Herriot." [19]
Antipapa Giovanni XXIII con Edoardo Herriot ed altri radicali.
Prima che Angelo Roncalli lasciasse Parigi, Francia, egli tenne una cena di addio per i suoi amici. "Gli ospiti includevano politici di destra, di sinistra e di centro, uniti in questa una occasione nel loro affetto per il loro ospite generale." [20] Allorquando Angelo Roncalli fu "cardinale" di Venezia, Italia, egli "offrì nessuna base ai comunisti per criticarlo. Gli abituali insulti anticlericali lasciarono spazio ad un silenzio rispettoso." [21] A Venezia, Italia, il "cardinale" Angelo Roncalli "esortò i fedeli ad accogliere i socialisti di tutta Italia, i quali stavano organizzando il loro trentaduesimo raduno di partito" a Venezia, Italia. [22]
"Il patriarca, Angelo Roncalli, fece esibire manifesti su tutti i muri di Venezia per l'apertura del trentaduesimo congresso del partito socialista Italiano nel Febbraio del 1957. Essi dettavano quanto segue: 'Io accolgo l'eccezionale significato di questo evento, il quale è sì importante per il futuro del nostro paese.'." [23]
Papa Pio XI, Quadragesimo anno (120), 15/05/1931: "Nessuno può essere al medesimo tempo un buon Cattolico ed un vero socialista." [24]
Una volta Angelo Roncalli parlò presso il Comune di Venezia, Italia. Egli affermò quanto segue.
Angelo Roncalli presso il Comune di Venezia, Italia: "… io sono felice di essere qui, quantunque siano presenti alcuni non appellantisi Cristiani, però accreditabili come tali in virtù delle loro buone azioni." [25]
Ciò è palesemente eretico.

Le attività e le affermazioni di Antipapa Giovanni XXIII appresso la sua "elezione come Papa" nel 1958

Poco dopo essere stato "eletto" ed essersi trasferito in Vaticano Antipapa "Giovanni XXIII trovò un'antica statua di Ippolito, un antipapa del terzo secolo. Egli fece restaurare la statua, piazzandola all'entrata della biblioteca Vaticana." [26] "Visi scontenti apparvero ovunque in Piazza San Pietro allorquando Giovanni XXIII incominciò la sua prima benedizione Papale, poiché egli sollevò a mala pena le braccia. Il suo Segno della Croce apparve ai Romani come un gesto pietoso, in quanto egli apparve muovere i suoi polsi ad altezza anche." [27]
"Giovanni XXIII si pronunciò imbarazzato nel essere indirizzato come Santità o Santo Padre… " [28] "Per lungo tempo Giovanni XXIII diceva io invece che noi nei discorsi ufficiali. I Papi sono attesi usare noi e ci almeno in occasioni ufficiali." [29]
Allorché Antipapa Giovanni XXIII pubblicò un enciclica sulla Sacra Penitenza essa proclamò nessun digiuno né alcun giorno obbligatorio di astinenza dal cibo od altri piaceri secolari. [30] Antipapa Giovanni XXIII rivelò di sé stesso:
"Io sono un Papa che preme sull'acceleratore.". [31]
Il padre di Antipapa Giovanni XXIII era un viticoltore. Parlando di suo padre Antipapa Giovanni XXIII affermò:
"Esistono solamente 3 modi donde un uomo si rovini: donne; gioco d'azzardo ed… il raccolto. Mio padre scelse il più noioso dei 3.". [32]

Antipapa Giovanni XXIII sugli eretici, gli scismatici e gli acattolici...

Antipapa Giovanni XXIII descrisse come il comportamento del concilio Vaticano II dovesse a suo avviso essere con tali parole: "Noi non intendiamo condurre un'azione legale nei confronti del passato. Noi non vogliamo dimostrare chi ebbe ragione e chi torto. Tutto ciò che noi vogliamo dire è: 'Congiungiamoci; terminiamo le nostre divisioni.'." [33] Le sue istruzioni al "cardinale" Bea, capo del segretariato del cosiddetto Concilio per le unioni dei Cristiani, furono:
"Noi dobbiamo appartare, per il momento, quegli elementi sui quali noi differenziamo.". [34]
Una volta un "uomo del congresso esclamò: 'Io sono un Battista.', sorridendo Giovanni XXIII rispose: 'Beh, io sono Giovanni.'." [35] Antipapa Giovanni XXIII comunicò all'acattolico Ruggiero Schutz, fondatore della comunità di Taisa [Taizé], Francia, un monastero ecumenico acattolico: "Voi siete nella Chiesa, siate in pace.". Schutz esclamò: "Ma allora noi siamo Cattolici.". Antipapa Giovanni XXIII rispose:
"Sì, noi non siamo più separati.". [36]
Ciò è palesemente eretico. 
Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Cantate Domino, 1441: "Laonde, essa [la Chiesa Cattolica] condanna, rigetta, anatemizza e dichiara essere al di fuori del corpo del Cristo, il quale è la Chiesa, chiunque detenesse visioni opposte o contrarie." [37]
Antipapa Giovanni XXIII ricevette in Vaticano il primo "arcivescovo" di Conturbia [Canterbury], Regno Unito, il primo "prelato" della chiesa Episcopale Statunitense ed il primo sommo sacerdote Scintoista. [38] Antipapa Giovanni XXIII rimarcò una volta:
"Se io fossi nato Mussulmano io credo che sarei sempre rimasto un buon Mussulmano, fedele alla mia religione.". [39]
Uno dei primi atti di Antipapa Giovanni XXIII fu quello di ricevere lo Scià Persiano Maomettano in udienza. Quanto lo Scià Iraniano se ne stava per andare Antipapa "Giovanni XXIII gli diede la sua benedizione, da lui ricostruita delicatamente di modo da evitare di offendere i principi religiosi Mussulmani:
'Possa il più abbondante favore del Dio onnipotente essere con te'." [40]
Nel ricostruire la benedizione Antipapa Giovanni XXIII rimosse la Santissima Trinità, La Quale è da invocare durante la benedizione, acciocché non offendesse l'infedele, offrendo la benedizione stessa ad un membro di una falsa religione. Ciò è contrario all'insegnamento Scritturale, vietante l'offerta della benedizione agli infedeli, come ripetuto da Papa Pio XI.
Papa Pio XI, Mortalium animos (9), 06/01/1928: "Tutti sanno che Giovanni stesso, l'Apostolo dell'amore, il quale sembra rivelare nel suo Vangelo i segreti del Sacro Cuore di Gesù, cessando giammai di imprimere nelle memorie dei suoi seguaci il nuovo comandamento amatevi l'un l'altro, vietò integralmente intercorso alcuno con coloro professanti una forma mutilata o corrotta dell'insegnamento del Cristo: 'Se un uomo venisse a voi e non recasse questa dottrina, che non lo riceviate in casa né gli diciate: Dio ti benedica, 2 Giovanni 10.'." [41]
Il 18/07/1959 Antipapa Giovanni XXIII soppresse la seguente orazione: "Sia Tu il Re di tutti coloro ancora coinvolti nell'oscurità dell'idolatria o nel Maomettanesimo.". [42] Nel suo Breve Apostolico del 17/10/1925 Papa Pio XI ordinò che tale orazione fosse recitata pubblicamente il giorno della festa del Cristo Re. [43] Antipapa Giovanni XXIII "rimosse" dal calendario dei santi i 14 Santi Ausiliatori ed una serie di altri santi, inclusa Santa Filomena.
Santa Filomena è solamente una dei santi "rimossi" dal calendario dei santi dagli Antipapi Giovanni XXIII e Paolo VI.
Sotto Papa Gregorio XVI la Sacra congregazione dei riti diede una piena e favorevole decisione in favore della venerazione di Santa Filomena; inoltre, Papa Gregorio XVI donò a Santa Filomena i titoli di Grande operatrice di meraviglie del XIX secolo e di Patrona del Santo Rosario vivente. [44] Ella fu canonizzata dal medesimo Papa nel 1837. Una canonizzazione di una santa è "una dichiarazione pubblica ed ufficiale di una virtù eroica di una persona e dell'inclusione del suo nome nel canone dei santi… Questo giudizio della Chiesa è infallibile ed irriformabile." [45]
Antipapa Giovanni XXIII affermò:
"… chiunque strillasse sarebbe ingiusto. Noi dobbiamo sempre rispettare la dignità dell'uomo dinnanzi a noi e soprattutto la libertà di ogni uomo.". [46]
Disotto vi è una foto di Antipapa Giovanni XXIII incontrantesi con uno Scismatico Orientale durante il Vaticano II. Antipapa Giovanni XXIII volle la partecipazione del clero delle chiese "Ortodosse" di Russia, composto in gran parte da agenti dei servizi segreti Sovietici, al Vaticano II. Gli "Ortodossi" comunicarono che parte del loro clero avrebbe preso parte a patto che non si condannasse il Comunismo. Laonde, Antipapa Giovanni XXIII - l'iniziatore dell'apostasia del Vaticano II - stabilì il grande patto dal nome concordato Vaticano-Mosca. Il Vaticano concordò di non condannare il Comunismo durante il Vaticano II in cambio di fare rispettare le procedure agli Scismatici Orientali. [47] Un patto, per così dire, straordinario. Antipapa Giovanni XXIII fu chiaramente un frammassone e verosimilmente un comunista; egli fu l'uomo che iniziò il gigantesco complotto e la gigantesca apostasia della setta del Vaticano II.
Antipapa Giovanni XXIII con degli Scismatici Orientali durante il Vaticano II.
Antipapa Giovanni XXIII vide dove si sarebbero seduti gli osservatori acattolici durante il Vaticano II e proclamò: "Ciò non va. Mettete i nostri fratelli separati vicino a me.". Come affermò un contento Anglicano:
"Sicché, lì eravamo - in primissima fila.". [48]
L'11/10/1962 Antipapa Giovanni XXIII tenne il suo discorso iniziale del concilio.
Discorso iniziale del concilio Vaticano II, Antipapa Giovanni XXIII: "Dicono che la nostra era, in confronto a quelle passate, stia peggiorando ed essi si comportano come se al tempo dei concili passati tutto fosse in completo trionfo per l'idea e per la vita Cristiana e per la giusta libertà religiosa. Noi ci sentiamo di dissentire da quei profeti di depressione, i quali prevedono sempre il disastro, come se la fine del mondo fosse giunta. Nel presente ordine delle cose la Divina Provvidenza ci sta conducendo verso un nuovo ordine di relazioni umane… 
… gli errori svaniscono tanto velocemente quanto essi arrivano, come la nebbia dinnanzi al sole. La Chiesa si è sempre opposta a questi errori. Spesso essa li ha condannati con la più grande severità. Oggidì, tuttavia, la Sposa del Cristo preferisce utilizzare la medicina della misericordia piuttosto che quella della severità. Essa considera di andare incontro alle necessità del mondo odierno nel dimostrare la validità del suo insegnamento piuttosto che delle sue condanne. 
… Sfortunatamente, l'intera famiglia Cristiana non ha ancora ottenuto pienamente questa visibile unità nella verità." [49]
Mirabilmente, nel suo discorso iniziale del Vaticano II Antipapa Giovanni XXIII proclamò la bestemmia per cui la Chiesa Cattolica si era storicamente opposta agli errori, condannandoli, ma che da quel momento innanzi essa non avrebbe più emesso condanne alcune. Egli asserì anche l'eresia donde l'intera famiglia Cristiana non aveva ancora ottenuto la visibile unità nella verità. Innanzitutto, l'intera famiglia Cristiana è solamente composta dai Cattolici. Affermare che l'intera famiglia Cristiana include gli acattolici, come fece Antipapa Giovanni XXIII, è eresia. Dopodiché, Antipapa Giovanni XXIII proclamò l'abominio donde la famiglia Cristiana, ossia, la Chiesa Cattolica, non aveva ancora ottenuto la visibile unità nella verità. Ciò è eresia. È una negazione dell'unità della vera Chiesa Universale del Cristo, la Chiesa Cattolica. La vera Chiesa Universale, la Chiesa Cattolica, è Una in Fede Universale. La Chiesa Cattolica ha già ottenuto l'unità ed essa manterrà sempre una visibile unità nella verità.
Papa Leone XIII, Satis cognitum (4), 29/01/1896: "La Chiesa con rispetto alla sua unità appartiene alla categoria delle cose indivisibili per natura, sebbene gli eretici tentino di dividerla in molte parti." [50]
Papa Leone XIII, Satis cognitum (5), 29/01/1896: "Esiste un Dio, un Cristo, la Sua Chiesa è Una, la Fede è una ed un popolo, congiunto nella solida unità del corpo nel legame della concordia. Questa unità non può essere rotta, né l'un corpo diviso mediante la separazione delle sue parti costituenti." [51]
Antipapa Giovanni XXIII tentò ancora di cambiare le rubriche del breviario e del messale. Egli ordinò la sospensione delle orazioni Leonine, le preghiere prescritte da Papa Leone XIII da recitare dopo la Santa Messa. Tale orazioni furono anche prescritte da Papa San Pio X e da Papa Pio XI. [52] Tali includevano l'orazione all'Arcangelo San Michele, una preghiera specificamente menzionante la battaglia della Chiesa Cattolica contro il Diavolo. Antipapa Giovanni XXIII tentò di rimuovere il salmo Judica me dalla Santa Messa. Antipapa Giovanni XXIII tentò, poi, di sopprimere l'Ultimo Vangelo, il Santo Vangelo di San Giovanni. Tale Santo Vangelo è utilizzato negli esorcismi. [53]
Dopodiché, Antipapa Giovanni XXIII tentò di eliminare il secondo Confiteor durante la Santa Messa. Solamente dopo tutti tali apparenti cambiamenti introdusse egli un apparente cambiamento al canone della Santa Messa inserendo il nome di San Giuseppe. [54] La richiesta di introdurre il nome di San Giuseppe nel canone fu ufficialmente rigettata da Papa Pio VII il 16/09/1815 [55] e da Papa Leone XIII il 15/08/1892. [56] Gli altri maggiori tentati cambiamenti concernenti il Santo Sacrificio della Santa Messa, precedenti l'interamente nuova "messa" di Antipapa Paolo VI del 1969, entrarono in vigore la prima Domenica di Avvento del 1964. 

Antipapa Giovanni XXIII sul Socialismo ed il Comunismo

Antipapa Giovanni XXIII scrisse una lettera lodante Marco Sangnier, il fondatore del Sillon. Il Sillon fu un'organizzazione già condannata a Papa San Pio X. Antipapa Giovanni XXIII scrisse circa Sangnier:
"Il potente fascino delle sue parole, della sua anima, mi ha scosso e le memorie più vive della mia intera giovinezza sacerdotale sono per la sua persona e la sua attività sociale e politica… ". [57]
Nella sua enciclica Mater e magistra, circa la Cristianità ed il progresso sociale, Antipapa Giovanni XXIII promuove gli ideali socialisti, condannando la contraccezione ed il Comunismo nemmeno una volta. Dinnanzi alla domanda per cui egli avrebbe risposto al benvenuto di un dittatore comunista Antipapa Giovanni XXIII replicò: "Io sono Papa Giovanni non per alcun merito personale, bensì in virtù di un atto di Dio e Dio è in ognuno di noi.". [58] "Giovanni si divertiva molto con i comunisti; si sarebbe potuto pensare che essi fossero i suoi stessi fratelli." [59] Il Comunismo venne condannato 35 volte da Papa Pio XI e 123 volte da Papa Pio XII. [60]
Il 06/03/1963 Antipapa Giovanni XXIII ricevette Alessio Azzubei e sua moglie Rada in un'udienza speciale. Rada era la figlia del primo ministro dell'URSS Cruscev. Rada parlò del suo incontro con Antipapa Giovanni XXIII:
"… egli diede a me ed Alessio un paio di doni simbolici, intesi per mio padre, disse anche: '… quello è per il tuo babbo.'.". [61]
Il giorno del suo ottantesimo compleanno, il 25/11/1961, Antipapa Giovanni XXIII ricevette un telegramma da Cruscev offrentegli "le sue congratulazioni ed i suoi sinceri auguri per una buona salute ed un successo nelle sue nobili aspirazioni per contribuire alla… pace sulla Terra." [62]
Il segretario generale del partito comunista Britannico, Giovanni Gollan, dinnanzi alle telecamere della televisione, il 21/04/1963, affermò che "l'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII lo aveva sorpreso e rallegrato", facendogli esternare, quindi, "la sua più sincera soddisfazione durante il recente ventottesimo congresso del partito." [63]
Uno dei buoni amici di Antipapa Giovanni XXIII era il comunista e vincitore del premio Lenin per la pace Giacomo Manzu. [64] Antipapa Giovanni XXIII affermò:
"Io non vedo alcuna ragione per cui un Cristiano non possa votare per un Marxista ove egli trovasse quest'ultimo più calzante per seguire una tale linea politica ed un tale destino storico.". [65]
La Chiesa Cattolica ha condannato il Comunismo in oltre 200 diverse occasioni. [66]

Antipapa Giovanni XXIII lodato dai frammassoni e dai comunisti durante il suo "Pontificato"

Antipapa Giovanni XXIII, Pacem in Terris (14), 11/04/1963: "Inoltre, fra i diritti dell'uomo vi è quello del potere adorare Dio secondo i giusti dettami della sua coscienza e di professare la sua religione sia in pubblico che in privato."
Ciò è eresia. Non è un diritto umano adorare i falsi dei in pubblico. Ciò è stato condannato da molti Papi, come coperto nella sezione riguardante il Vaticano II. Quando il teologo del Santo Uffizio, Padre Ciappi, comunicò ad Antipapa Giovanni XXIII che la sua enciclica Pacem in Terris contraddiceva l'insegnamento dei Papi Gregorio XVI e Pio XI circa la libertà religiosa egli rispose:
"Io non sarò offeso da alcune macchie se la più parte di essa risplende.". [67]
L'enciclica di Antipapa Giovanni XXIII Pacem in Terris fu lodata dalle guide massoniche stesse come un documento massonico. Ecco solamente alcuni esempi.
Tale citazione proviene dal Bollettino massonico, l'organo ufficiale del consiglio supremo del trentatreesimo grado dell'antico ed accettato rito Scozzese dei massoni, per il distretto massonico degli Stati Uniti del Messico, ubicato a Lucerna Street 56, Messico, D.F., Anno 18, Numero 220, Maggio 1963.
"La luce del grande architetto dell'universo illumina il Vaticano.
Parlando generalmente, l'enciclica Pacem in Terris, indirizzata a tutti gli uomini di buona volontà, ha ispirato conforto e speranza. Sia nei paesi democratici che in quelli comunisti essa è stata lodata universalmente. Solamente i dittatori Cattolici la hanno disapprovata, distorcendone lo spirito.
A noi molti concetti e dottrine in essa contenute suonano familiari. Noi li abbiamo uditi da illustri fratelli razionalisti, liberali e socialisti. Dopo avere attentamente pesato il significato di ciascuna parola noi potremmo dire che nonostante la tipica spazzatura letteraria proverbiale Vaticana l'enciclica Pacem in Terris è un'affermazione vigorosa di dottrina massonica… noi non esitiamo a raccomandarne la sua ponderata lettura." [68]
Nel suo libro Risorgimento del tempio [Resurgence du temple], pubblicato ed edito dai Cavalieri templari, frammassoni, 1975:149, la seguente citazione è di interesse: "La direzione della nostra azione: la continuazione dell'opera di Giovanni XXIII e di tutti coloro aventilo seguito sulla strada dell'universalismo templare.". [69]

Antipapa Giovanni XXIII e gli Ebrei

Antipapa Giovanni XXIII fece anche delle cose come il fermare la sua vettura onde benedire gli Ebrei terminanti la loro spuria adorazione del Sabato. [70]

Rivelò forse Antipapa Giovanni XXIII di essere Ebreo?

Antipapa Giovanni XXIII accolse una volta degli ospiti Ebrei con le seguenti parole: "Io sono Giuseppe, vostro fratello.". [71] Quantunque tale misteriosa proclamazione di Antipapa Giovanni XXIII agli Ebrei sia ed è stata frequentemente citata il suo significato non è stato ancora spiegato. In sede, si crede che esista una buona spiegazione per il suo significato. Tale affermazione di Antipapa Giovanni XXIII: "Io sono Giuseppe, vostro fratello.", è una citazione proveniente da Genesi 45:4. Tali parole furono pronunciate da Giuseppe il patriarca, figliolo di Giacobbe, ai suoi fratelli allorquando entrarono in Egitto durante il tempo della fame. Coloro familiarizzati con i conti Biblici sanno che Giuseppe era stato venduto in schiavitù dai suoi fratelli molti anni avanti, essendo, però, poi asceso alla più alta posizione nel regno di Egitto, sebbene non Egizio, in virtù della sua indovinata interpretazione del sogno del Faraone. Giacché egli era giunto alla più alta posizione nel regno degli Egizi egli era libero di dispensare i tesori del regno a suo piacimento, come, ad esempio, ai suoi fratelli. Egli ne diede moltissimi ai suoi fratelli gratuitamente.
Allorché considerasi l'evidenza donde Antipapa Giovanni XXIII era un frammassone, donde egli incominciò il processo di rivoluzione contro la Chiesa Cattolica mediante il Vaticano II e donde il suo "Pontificato" iniziò una nuova attitudine rivoluzionaria nei confronti degli Ebrei, fra le altre cose, il significato della sua proclamazione a loro diviene chiara. Siccome Giuseppe, il quale non era un Egizio, si ritrovò radicato in cima alla gerarchia degli Egizi, rivelando ciò ai suoi fratelli con l'affermazione: "Io sono Giuseppe, vostro fratello.", Antipapa Giovanni XXIII comunicò agli Ebrei che egli era Giuseppe, il loro fratello, in quanto effettivamente un tentato infiltrato Ebreo apparentemente radicatosi nella più alta posizione della gerarchia Cristiana. Tale fu la criptica maniera di Antipapa Giovanni XXIII per rivelare che, invero, egli era un cospirante Antipapa al servizio dei nemici della Chiesa Cattolica.
Esattamente poco prima della sua morte Antipapa Giovanni XXIII compose la seguente preghiera per gli Ebrei. Tale preghiera venne confermata dal Vaticano come il lavoro di Antipapa Giovanni XXIII. [72]
Preghiera di Antipapa Giovanni XXIII per gli Ebrei: "Noi realizziamo oggi quanto ciechi noi siamo stati nel corso dei secoli e come noi non abbiamo apprezzato la bellezza del popolo eletto o le caratteristiche dei nostri favoriti fratelli. Noi siamo coscienti del marchio Divino che Caino impose sul nostro capo. Nel corso dei secoli nostro fratello, Abele, è giaciuto sanguinante in lacrime per terra per colpa nostra, solamente perciocché noi ci eravamo dimenticati del Tuo amore. Perdonaci che nel crocifiggere loro noi abbiamo crocifisso Te per una seconda volta. Perdonaci. Noi non sapevamo ciò che stavamo facendo." [73]
Antipapa Giovanni XXIII affermò che gli Ebrei erano ancora il popolo eletto, il che è eretico. Le parole perfidi Ebrei erano l'espressione utilizzata dai Cattolici nella Sacra Liturgia del Venerdì Santo sino alla sua tentata rimozione da parte di Antipapa Giovanni XXIII nel 1960. [74] La parola perfido significa infedele. "Il Venerdì Santo del 1963 il cardinale celebrante la funzione a San Pietro pronunciò le vecchie parole, perfidi Ebrei, causa abitudine. Giovanni XXIII sorprese i fedeli fermandolo a metà con queste parole:
'Ripetilo alla nuova maniera.'."[75]
Papa Benedetto XIV, A quo primum, 14/07/1751: "Un'altra minaccia per i Cristiani è stata l'influenza dell'infedeltà Giudaica… Sicuramente, non è stato invano che la Chiesa ha stabilito la preghiera universale offerta in alto per gli Ebrei infedeli dal sol levante al suo tramonto, ché essi siano salvati dalla loro oscurità nella luce della verità." [76]
Ad un bambino Ebreo appena battezzato, sicché convertitosi alla vera Fede Cattolica, Antipapa Giovanni XXIII comunicò: "Divenendo Cattolico tu non divieni meno Ebreo.". [77] La notte della morte di Antipapa Giovanni XXIII il capo rabbino di Roma, Italia, ed altre guide della comunità Ebraica si radunarono in centinaia di migliaia a piazza San Pietro per piangerlo. [78]
Aldeno Hatch, autore di Un uomo chiamato Giovanni: la vita di Giovanni XXIII [A man named John: the life of John XXIII], affermò circa Antipapa Giovanni XXIII:
"… sicuramente nessuno dei precedenti Papi aveva così toccato i cuori dei popoli di tutte le fedi e di nessuna fede. Poiché essi sapevano che egli li amava non importa ciò che essi fossero od in che cosa credessero.". [79]

La morte di Antipapa Giovanni XXIII

Appresso la sua morte il Vaticano convocò Gennaro Goglia, il quale assieme ai suoi colleghi imbalsamò Antipapa Giovanni XXIII. Goglia inserì 10 litri di liquido imbalsamante nei polsi e nello stomaco di Antipapa Giovanni XXIII di modo da neutralizzare qualunque putrefazione. [80] Ciò spiega il motivo per cui il corpo di Antipapa Giovanni XXIII non si è decomposto come gli altri corpi. Nel Gennaio del 2001 il suo corpo fu esumato e posto in un nuovo sarcofago a prova di proiettile oggi esposto nella Basilica di San Pietro. Il viso e le mani di Antipapa Giovanni XXIII furono ricoperte con la cera. [81]

Affermazioni da parte dei frammassoni, dei comunisti e degli acattolici lodanti Antipapa Giovanni XXIII appresso la sua morte

Dopo la morte di Antipapa Giovanni XXIII numerosi documenti da parte di comunisti, massoni ed Ebrei giunsero in Vaticano, esprimenti il loro dolore per la morte di Antipapa Giovanni XXIII. Gente come "Fedele Castro e Nichita Cruscev spedirono dei messaggi di lodi e dolore." [82]
Dall'edizione del 04/06/1963 de L'informatore [El informador]:"La grande loggia Occidentale Messicana dei liberi ed accettati massoni, per l'occasione della morte di Giovanni XXIII, rende noto il suo dolore per la scomparsa di questo grande uomo che ha rivoluzionato le idee, i pensieri e le forme della Liturgia Cattolica Romana. Le sue encicliche Mater et magistra e Pacem in Terris hanno rivoluzionato i concetti favorenti la libertà ed i diritti dell'uomo. L'umanità ha perduto un grande uomo e noi massoni accreditiamo i suoi alti principi, il suo umanitarismo ed il suo essere un grande liberale. Guadalajara, Messico, 03/06/1963, Dottor Giuseppe Guadalupe Zuno Hernandez" [83]
Carlo Riandey, un sovrano del Gran maestro delle società segrete, nella sua prefazione ad un libro di Ivo Marsaudon, ministro di stato del Supremo consiglio delle società segrete Francesi, affermò:
"Alla memoria di Angelo Roncalli, prete, arcivescovo di Messamaris, nunzio Apostolico in Parigi, cardinale della Chiesa Romana, patriarca di Venezia, Papa sotto il nome di Giovanni XXIII, il quale si è degnato di donarci la sua benedizione, la sua comprensione e la sua protezione.". [84]
La seconda prefazione al libro era indirizzata al "suo augusto continuatore, Sua Santità Papa Paolo VI". [85]
Il massone di alto ragno, Carlo Giacobbe Burckhardt, scrisse nel Giornale di Ginevra [Journal de Genève]:
"Io conosco il cardinale Roncalli molto bene. Egli era un deista ed un razionalista la cui forza non giaceva nell'abilità nel credere ai miracoli e nel venerare il sacro.". [86]

Un eretico non può essere un valido Papa

Come già visto, la Chiesa Cattolica insegna la verità donde un eretico non può essere validamente eletto Papa, giacché un eretico non è un membro della Chiesa Cattolica. I fatti in sede presentati dimostrano che Antipapa Giovanni XXIII, l'uomo che convocò il Vaticano II ed incominciò l'apostatica chiesa conciliare, fu chiaramente un eretico. Egli non fu un valido Papa. Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, fu un Antipapa cospirante ed acattolico che diede inizio all'apostasia del Vaticano II.

Lo stupefacente parallelismo tra Antipapa Giovanni XXIII primo del Grande Scisma di Occidente ed Antipapa Giovanni XXIII secondo del Vaticano II

Il nome Giovanni era stato evitato dai Papi per 500 anni in quanto l'ultimo uomo ad averlo avuto era stato il notorio Antipapa Giovanni XXIII primo, Baldassarre Cossa, del Grande Scisma di Occidente. I parallelismi tra Antipapa Giovanni XXIII primo, Baldassarre Cossa, ed Antipapa Giovanni XXIII secondo, Angelo Roncalli, sono struggenti.
Il regno di Antipapa Giovanni XXIII primo durò 5 anni, dal 1410 al 1415, siccome il recente regno di Antipapa Giovanni XXIII secondo, dal 1958 al 1963.
Antipapa Giovanni XXIII primo convocò un concilio spurio, il Concilio di Costanza. Esso, dipoi, divenne un vero concilio ecumenico, con certe sessioni di esso approvate dal vero Papa; tuttavia, all'epoca della sua apertura da parte di Antipapa Giovanni XXIII primo, esso era un falso concilio. Parimenti, anche Antipapa Giovanni XXIII secondo, quello recente, Angelo Roncalli, convocò un falso concilio, il concilio Vaticano II.
Antipapa Giovanni XXIII primo aprì il suo falso concilio a Costanza, Germania, nel quarto anno del suo regno, 1414. Antipapa Giovanni XXIII secondo, quello recente, aprì il Vaticano II nel quarto anno del suo regno, 1962.
Il regno di Antipapa Giovanni XXIII primo terminò poco prima della terza sessione del suo falso concilio, nel 1415. Antipapa Giovanni XXIII secondo, quello recente, morì poco dopo la terza sezione del Vaticano II, nel 1963, terminando dunque il suo regno.
In sede, si ritiene che le similarità tra Antipapa Giovanni XXIII primo ed il secondo non sono mere coincidenze. Antipapa Giovanni XXIII primo fu anche l'ultimo Antipapa regnante da Roma, Italia. Indicò Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII secondo, quello recente, tramite la scelta di tale nome, simbolicamente, nella maniera criptica dei frammassoni, la sua continuazione nella linea degli Antipapi regnanti da Roma, Italia?
Il "cardinale" Heenan, presente al conclave del 1958 avente generato la spuria elezione di Antipapa Giovanni XXIII, dichiarò una volta:
"Non vi era alcun grande mistero circa l'elezione di Papa Giovanni. Egli fu scelto perocché egli era un uomo molto vecchio. Il suo compito primario era quello di rendere il monsignor Montini, dipoi Paolo VI, arcivescovo di Milano, cardinale acciocché egli fosse eletto nel prossimo conclave. Quella era la politica ed essa fu svolta precisamente.". [83]
Note di fine sezione 13:
[1] Ivo Marsaudon nel suo libro L'ecumenismo visto da un frammassone tradizionale [Ecumenism viewed by a traditional freemason], Edizioni Vitiano, Francia, citato da Rama Coomaraswamy, La distruzione della Tradizione Cristiana [The destruction of the Christian Tradition], SUA, pagina 247.
[2] Lorenzo Elliott, Io sarò chiamato Giovanni [I will be called John], 1973, SUA, pagine 90-92.
[3] Luigi Accattoli, Quando un Papa chiede il perdono [When a Pope asks forgiveness], 1998, Casa di Alba e figliole di San Paolo [Alba house and daughters of Saint Paul], SUA, pagine 18-19.
[4] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 93. 
[5] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 94.
[6] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 96.
[7] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 98.
[8] Il messaggero di Sant'Antonio [Saint Anthony's messenger], SUA, Novembre 1996.
[9] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 117.
[10] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 118.
[11] Paolo Murphy e Renato Arlington, La Papessa [La Popessa], 1983, SUA, pagine 332-333.
[12] Maria Ball Martinez, Il minare la Chiesa Cattolica [The undermining of the Catholic Church], 1999, Hillmac, Messico, pagina 117.
[13] Giovanni Cubeddu, 30 giorni [30 days], Numero 2, 1994, SUA pagina 25.
[14] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 90.
[15] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 121.
[16] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 123.
[17] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 99.
[18] Reverendo Francesco Murphy, Giovanni XXIII giunge in Vaticano [John XXIII comes to the Vatican], 1959, SUA, pagina 139.
[19] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 114.
[20] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 125.
[21] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 104.
[22] Marco Fellows, Fatima nell'incertezza [Fatima in twilight], 2003, Pubblicazioni di Marmion [Marmion publications], SUA, pagina 159.
[23] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 105.
[24] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 4, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian Press], SUA, pagina 434.
[25] Pietro Hebblethwaite, Giovanni XXIII: il Papa del concilio [John XXIII: the Pope of the council], 1988 Doubleday, SUA, pagina 271.
[26] Paolo Johnson, Papa Giovanni XXIII [Pope John XXIII], pagine 37, 114-115, 130.
[27] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 24.
[28] Rivista del tempo [Time magazine], Uomo dell'anno del 1962: Papa Giovanni XXIII [1962 man of the year: Pope John XXIII], SUA, 04/01/1963.
[29] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 49.
[30] Romano Amerio, Iota unum, 1998, Stamperia dell'Angelus [Angelus press], SUA, pagina 241.
[31] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 134.
[32] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 110.
[33] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 192.
[34] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 192.
[35] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 194.
[36] Luigi Accattoli, Quando un Papa chiede il perdono [When a Pope asks forgiveness], 1998, Casa di Alba e figliole di San Paolo [Alba house and daughters of Saint Paul], SUA, pagina 19.
[37] Enrico Denzinger, Le fonti del dogma Cattolico [The sources of Catholic dogma], 1957, Compagnia del libro di Herder [Herder book company], SUA, numero 705.
[38] Rivista del tempo [Time magazine], Uomo dell'anno del 1962: Papa Giovanni XXIII [1962 man of the year: Pope John XXIII], SUA, 04/01/1963.
[39] Allegri, Il Papa che ha cambiato il mondo, 1998, Italia, pagina 120; citato ancora in Sacerdotium (11), SUA, pagina 58.
[40] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 193.
[41] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 3, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian Press], SUA, pagina 316.
[42] Luigi Accattoli, Quando un Papa chiede il perdono [When a Pope asks forgiveness], 1998, Casa di Alba e figliole di San Paolo [Alba house and daughters of Saint Paul], SUA, pagina 20.
[43] Padre F. Lasance, Il mio libro di preghiera [My prayer book], 1938, pagina 520a.
[44] Padre Paolo O'Sullivan, Santa Filomena: l'operatrice di meraviglie [Saint Philomena: the wonder worker], 1993, Libri Tan [Tan books], SUA, pagine 69-70.
[45] Donno [Donald] Attwater, Un dizionario Cattolico [A Catholic dictionary], 1997, Libri Tan [Tan books], SUA, pagina 72.
[46] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 135.
[47] Marco Fellows, Fatima nell'incertezza [Fatima in twilight], 2003, Pubblicazioni di Marmion [Marmion publications], SUA, pagina 180.
[48] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 14.
[49] Gualtiero Abbott, I documenti del Vatican II [The documents of Vatican II], 1966, La stamperia di America [The America press], SUA, pagine 712, 716, 717.
[50] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 2, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian Press], SUA, pagina 389.
[51] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 2, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian Press], SUA, pagina 390.
[52] Il regno di Maria [The reign of Mary], 1986, SUA, pagina 10.
[53] Il regno di Maria [The reign of Mary], Volume 29, Numero 93, 1986, SUA, pagina 16.
[54] Il regno di Maria [The reign of Mary], Volume 29, Numero 93, 1986, SUA, pagina 16.
[55] Il regno di Maria [The reign of Mary], Volume 22, Numero 64, 1986, SUA, pagina 8.
[56] Il regno di Maria [The reign of Mary], 1986, SUA, pagine 9-10.
[57] Angelo Giuseppe Roncalli [Angelo Giuseppe Roncalli: John XXIII], Missione in Francia [Mission to France], 1944-1953, pagine 124-125.
[58] Il regno di Maria [The reign of Mary], 1986, SUA, pagina 9.
[59] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 57.
[60] Piero Compton, La Croce rotta [The broken Cross], 1984, Pubblicazioni Veritas [Veritas publications], Australia, pagina 45.
[61] Curto Klinger, Ride un Papa: storie di Giovanni XXIII [A Pope laughs: stories of John XXIII], 1964, [Holt, Rinehart e Winston [Holt, Rinehart and Winston], SUA, pagina 24.
[62] Marco Fellows, Fatima nell'incertezza [Fatima in twilight], 2003, Pubblicazioni di Marmion [Marmion publications], SUA, pagina 177; ancora in Piero Compton, La Croce rotta [The broken Cross], 1984, Pubblicazioni Veritas [Veritas publications], Australia, pagina 44.
[63] Padre Gioacchino Arriaga, La nuova chiesa Montiniana [The new Montinian church], SUA, pagina 170.
[64] Curto Guglielmo Pepper, Un artista ed il Papa [An artist and the Pope], Grosset e Dunlap incorporata [Grosset and Dunlap incorporated], Regno Unito, copertina, copertina interna e pagina 5.
[65] Padre Gioacchino Arriaga, La nuova chiesa Montiniana [The new Montinian church], SUA, pagina 570.
[66] Michele Davies, Il concilio di Papa Giovanni [Pope John's council], 1992, Stamperia dell'Angelus [Angelus press], SUA, pagina 150.
[67] Ristorazione Cattolica [Catholic restoration], Marzo-Aprile 1992, SUA, pagina 29.
[68] Padre Gioacchino Arriaga, La nuova chiesa Montiniana [The new Montinian church], SUA, pagine 147-148.
[69] A.D.O. Datus, Ab initio, pagina 60.
[70] Giorgio Weigel, Testimone alla speranza [Witness to hope], 1999, Pubblicatori Harper Collins incoporati [Harper Collins publishers incorporated], SUA, pagina 484.
[71] Bartolomeo McDowell, Dentro al Vaticano [Inside the Vatican], 1991, Società geografica nazionale [National geographic society], SUA, pagina 193; ancora in Rivista del tempo [Time magazine], Uomo dell'anno del 1962: Papa Giovanni XXIII [1962 man of the year: Pope John XXIII], SUA, 04/01/1963; citato anche in La Bibbia, gli Ebrei e la morte di Gesù [The Bible, the Jews and the death of Jesus], Cosiddetto Comitato dei vescovi per gli affari ecumenici ed inter-religiosi, Conferenza Statunitense dei "vescovi" Cattolici, 2004, SUA, pagina 59.
[72] Il regno di Maria [The reign of Mary], Giovanni XXIII e gli Ebrei [John XXIII and the Jews], 1986, SUA, pagina 11.
[73] Il messaggero di B'nai B'rit [B'nai B'rith messenger], Venerdì 04/11/1964.
[74] Luigi Accattoli, Quando un Papa chiede il perdono [When a Pope asks forgiveness], 1998, Casa di Alba e figliole di San Paolo [Alba house and daughters of Saint Paul], SUA, pagina 15.
[75] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, pagina 192.
[76] Claudia Carlen, Le encicliche Papali [The Papal encyclicals], Volume 1, 1990, Stamperia Pierian [The Pierian Press], SUA, pagine 41-42.
[77] Ristorazione Cattolica [Catholic restoration], Maggio-Giugno 1993, SUA, pagina 24.
[78] Darcio [Darcy] O' Brien, Il Papa nascosto [The hidden Pope], 1998, Libri di alba [Daybreak books], SUA, pagina 10.
[79] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, dopo pagina 238 (prima pagina di inserto).
[80] Guendalina Reardon, Le morti dei Papi [The deaths of the Popes], 2004, McFarland ed altri incorporata [McFarland and company incorporated], SUA, pagina 244.
[81] Guendalina Reardon, Le morti dei Papi [The deaths of the Popes], 2004, McFarland ed altri incorporata [McFarland and company incorporated], SUA, pagina 244.
[82] Aldeno Hatch, Un uomo chiamato Giovanni [A man named John], 1963, Compagnia dei libri di Hawthorn [Hawthorn books incorporated], SUA, dopo pagina 238 (settima pagina di inserto).
[83] Padre Gioacchino Arriaga, La nuova chiesa Montiniana [The new Montinian church], SUA, pagina 147.
[84] Piero Compton, La Croce rotta [The broken Cross], 1984, Pubblicazioni Veritas [Veritas publications], Australia, pagina 50.
[85] Piero Compton, La Croce rotta [The broken Cross], 1984, Pubblicazioni Veritas [Veritas publications], Australia, pagina 50.
[86] A.D.O Datus, Ab initio, pagina 60.
[87] La biography del cardinale Heenan [Cardinal Heenan's biography], Corona di spine [Crown of thorns].

"viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista".

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L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

 La battaglia navale di Lepanto, del 7 ottobre 1571, si svolse all’insegna del Santo Rosario e Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, per cui san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario». La vittoria nel corso della politica europea ha assicurato un altro secolo di Cristianità contro la secolare pressione musulmana.
Questa è continuata e riprese forze nel settembre 1683 mirando la presa di Vienna in un scenario politico-militare terribile per la Cristianità sconvolta dalla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), «guerra di religione» continuata come disputa di dominio tra la Francia dei Borbone e gli Asburgo dall’autorità imperiale. La vergogna per l’Europa cattolica, è stata allora l’alleanza del cardinale Richelieu coi protestanti, avendo foraggiati d’oro lo svedese Gustavo Adolfo per sconfiggere i poteri della parte germanica, devastata e divisa politicamente fra cattolici e protestanti.
Tali divisioni favorirono l’egemonia della Francia di Luigi XIV (1638-1715), aspirante della corona imperiale. Il tal senso non esitò a cercare l’alleanza degli ottomani. indifferente agli ideali della Cristianità. Nel mio «Nella profezia di Fatima… il mistero dell’altra Roma», tratto brevemente del caso per il fatto di quel Re aver ricevuto la grazia di una «Richiesta-Offerta» del Sacro Cuore. Purtroppo non l’ha considerata.
Ecco che la storia di questi ultimi secoli è la misera storia di una Europa che rifiutò le benedizioni del Cielo per ambire a quella autonomia nel progresso che produsse la presente decadenza e oscena sudditanza europea ad ogni diavoletto e anticristo. Ma ciò servirà qui, ancora per spiegare che se c’è la presenza del Papa nulla è perduto. Infatti, sul finire del secolo l’Europa cristiana era ripiegata da divisioni religiose e lotte dinastiche, rendendola oltremodo vulnerabile a un’invasione turca.

L’impero ottomano aveva ormai conquistato territori balcanici fino alla pianura ungherese. L’avanzata finale era prevedibile e infatti il Gran Visir Kara Mustafà, forte anche della neutralità dovuta alla spregiudicata politica anti-asburgica di Luigi XIV, approfitta del momento di confusione in cui versava la Cristianità per armare la grande offensiva puntando alla capitale imperiale, Vienna.
Questa volta i Turchi sarebbero passati alla larga della ancora temibile Repubblica di Venezia, che malgrado la caduta di Candia nel 1669, era stata la sola a contende le isole dell’Egeo e i territori in Grecia e di Dalmazia. L’altra resistenza poteva venire, come è venuta dalla cattolica Polonia, a cui era stata sottratta nel 1672 la Podolia in quella che poi sarebbe parte dell’Ucraina odierna. A questo punto i tamburi di guerra cominciarono a suonare nel gennaio 1683 a Istanbul, punto di partenza dell’immenso esercito messo in marcia verso il cuore dell’Europa attraverso l’Ungheria.
L’obiettivo turco portato avanti da Kara Mustafà e del sultano Maometto IV era allora, come è oggi, di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna. Il progetto allora di presentava ancora più accessibile, visto la debolezza della ridotte forze imperiali rinforzate solo da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena. Qui si deve ricordare la campagna di resistenza intrapresa dal venerabile padre cappuccino Marco da Aviano. Fu l’inviato del Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore il grande predicatore della crociata anti-turca, in Nome della Madre di Dio, la cui effigie fino al tempo di Hitler rimase nella bandiera austriaca.
L’8 luglio 1683 il minaccioso esercito ottomano dall’Ungheria parte verso Vienna e il 13 luglio cinge l’assedio, dopo aver devastato i territori attraversati col saccheggio di città chiese e conventi e massacrando e schiavizzando quei popoli cristiani. In vista dell’invasione imminente l’’imperatore Leopoldo I lascia la città per raggiunge Linz. La situazione per la resistenza sembra disperata di fronte al temibile pericolo turco.
Tornano a suonare ovunque le campane dell’«arrivano i turchi», già suonate nel secolo precedente. Si cerca di mobilitare quanto resta delle risorse militari imperiali, e l’imperatore invia messaggi per cercare di raccogliere le forze dei principi, anche protestanti e chiede l’intervento immediato dell’esercito più vicino, quello polacco. Era il gioco la salvezza dell’Europa cristiana e il Papa era all’avanguardia dell’appello generale, ormai inutile verso la Francia e qualche altro.



Il Papa, il beato Innocenzo XI, ancora da cardinale, Benedetto Odescalchi, aveva da tempo seminato per la Santa Sede una politica europea e orientale, soprattutto dal 1676, e che il quell’ora drammatica ha dato frutti con lui eletto Papa col nome di Innocenzo XI. Beatificato, nel 1956 da Papa Pio XII, e l’unico papa tra San Pio V e San Pio X. Le sue doti politiche come custode del grande spirito crociato, ispirò una politica tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l’impero ottomano. Tante questionI poco ricordate, ma che lo rese ammirato perfino dal non cattolico WInston Churchill.
Il Pontefice, da cardinale si guadagnò il titolo di “padre dei poveri”, ma era pure un abile politico della diplomazia pontificia impegnata a conciliare i contrasti europei, per esempio dell’Austria con la Polonia, del Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difese perfino i giusti interessi dei protestanti ungheresi contro il locale episcopato. La difesa dell’Europa dall’Islam doveva precedere le divisioni locali della Cristianità. Così, davanti alla minaccia ottomana del 1683, riuscì a essere l’anima di una coalizione cristiana, trovando i mezzi in Europa per finanziare le truppe e pagare dei cosacchi dell’esercito polacco, che ebbero un ruolo importante nello scontro.
Si trattava di rompere l’assedio di Vienna, ormai strapiena di profughi e difesa in modo precario da meno di dieci mila uomini, contro un compatto esercito ottomano, armato di 300 cannoni. Sollecitato da Papa Innocenzo e dall’Imperatore, il re di Polonia, il cattolico Giovanni III Sobieski, muove il suo esercito già esperto di quelle lotte, per aver salvato la Polonia due volte. A marce forzate va verso Vienna isolata e il 31 agosto si congiunge alle truppe del duca Carlo di Lorena. Assume il comando e è raggiunto da altre forze cristiane appena in tempo per sboccare il terribile assedio. All’alba del 12 settembre 1683 il venerabile Marco d’Aviano celebra la Santa Messa servita dal re di Polonia e benedice i 65.000 cristiani che sfideranno 200.000 turchi.

Gli ottomani sono ormai logorati da continue sortite dei coraggiosi difensori. Quando i nostri attaccano, incitati dai predicatori, causano gravi perdite nelle loro file. Ma solo l’11 settembre il grande Sobieski decide l’ora del colpo finale. La battaglia durò tutto il giorno, alla fine Sobieski scende in campo a capo di una carica all’arma bianca che sbaragliò gli invasori. La vittoria cristiana costò 2000 perdite, contro 20000 dei nemici.
Vienna è liberata da quell’angoscioso assedio e il giorno dopo il Re di Polonia poté inviare al Papa il messaggio: Veni, vidi, Deus vicit! con le bandiere catturate! Gli ottomani fuggono in disordine lasciando il bottino e i canoni, ma dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani. Per decisione di Innocenzo XI, in ricordo e ringraziamento della vittoria il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria. Il giorno dopo l’Imperatore entra nella Vienna liberata, e insieme ai principi dell’Impero e delle truppe alleate e assiste al Te Deum di ringraziamento, che è officiato nella cattedrale di Santo Stefano dal vescovo di Vienna Kollonic, altra anima di quella estrema resistenza.
Nel segno della vittoria, l’Impero riprende forse e parte alla controffensiva contro l’impero ottomano nell’Europa, e negli anni seguenti libera l’Ungheria, Transilvania e Croazia e appoggia la permanenza della Dalmazia rimasta veneziana. È l’ora del riscatto della missione della Casa d’Austria nella difesa dell’Europa sud-orientale, per cui, sotto le insegne imperiali mobilita l’unione di germanici, ungheresi, cèchi, croati, slovacchi e italiani, associando veneziani e polacchi, edificando l’impero multietnico dell’Europa Orientale tanto odiato dalla Massoneria mondiale. Era la grande alleanza auspicata da Papa Innocenzo XI, che riprende l’impresa e il miracolo realizzati grazie all’opera di Papa San Pio V coronate a Lepanto nel 1571. Anche la battaglia di Vienna è in linea con la vittoria di Carlo Martello a Poitiers del 732, e quelle successive di Spagna e Portogallo che fermarono l’avanzata degli arabi. L’alleanza del 1684 viene sancita da accordi e prese il nome di Lega Santa, animata e promossa dallo spirito di sacrificio seguito dalla diplomazia e di un grande Papa, in nome della difesa e della liberazione dell’Europa dalle pretese di dominio turco. Dopo queste vittorie della Cristianità in Nome di Maria, a vantaggio e sicurezza del mondo umano. Era l’Impero cristiano tanto odiato dalla massoneria che doveva perpetrare l’attentato di Sarajevo del 1914 contro il cattolico Arciduca Francesco Ferdinando. Ciò stravolse la stabilità e sicurezza di tutto il mondo e degli stessi ebrei, come confessò lo stesso cancelliere ebreo K. di allora.

Ora dov’è la Chiesa che era al centro di questo ideale mondo cristiano?
I musulmani da allora continuano la loro avanzata, ma in tutt’altro modo. Si continua a tagliare le teste e non solo con quelli dell’Isis. Il sistema non muta, mutano i popoli «cristiani» che hanno abbandonato ogni dovere davanti a Dio e alla Sua Chiesa che appare come morta a causa del declino dei suoi prelati e clero in generale. Hanno, dopo aver liquidato il papato (vedi Terzo Segreto di Fatima), inoculato all’interno dell’antica Cittadella un’aria fetida e letale per il Sacerdozio all’imitazione di Cristo.
Così le nazioni, dette moderne, asservite non più al Re del Cielo e della terra, ma al Capo degli Inferi, hanno cambiato i tempi e le legge all’insegna della morte di Dio. E, come si è visto le grandi vittorie della Cristianità erano legate a grandi Pontefici, dove sono che nel presente la Chiesa appare morta e in suo nome avvengono tanti disastri?
Sarà ormai inutile ripetere che l’ultimo Papa cattolico fu Pio XII e dopo di lui il diluvio? Potremmo qui rivedere un elenco di fatti posteriori alla sua morte nel 1958, fatti che già facevano vedere le cose in modo più chiaro, per il loro riflesso infernale, nel 1960. Allora la Sede vaticana era occupata da Giovanni 23, che già allora aveva indetto il Vaticano 2 e censurato Fatima.
Angelo Roncalli era conosciuto come «papa buono», ma modernista e filo massone e, per legarlo ai fatti precedenti della Chiesa, aborriva sentir parlare di qualsiasi crociata.
Il successore Montini, Paolo 6, è chi completò il Vaticano 2 di perdizione proclamando il diritto alla libertà di ogni menzogna. Nel tempo libero, ha mutilato la Santa Messa e regalato la Tiara, simbolo del triplice potere terreno di Cristo. A Istambul per amicarsi i musulmani, nella ex Basilica di Santa Sofia, ripreso dalle televisioni si è inginocchiato in quel tempio profanato da Maometto II, entrato a cavallo per trucidare l’Imperatore, il Patriarca, clero e popolo rifugiatisi nella presa sanguinosa di Costantinopoli, nel 1453, ponendo fine all’Impero Romano d’Oriente. L’atto di Paolo 6 seguiva la restituzione del trofeo di Lepanto ai turchi. Paolo 6 è quello andato a Medellin, in Colombia, lasciando là il clima per la lotta delle FARC e la teologia della liberazione, da vedere in seguito.


Poi è venuto Wojtyla, Giovanni Paolo 2º, quello del bacio al Corano, e che Il 5 maggio 2001 è andato a Damasco, in Siria, per venerare la tomba di San Giovanni Battista nella locale moschea, anche se per la cronaca la testa del Battista è custodita nella chiesa di San Silvestro a Roma. Nel gesto di Woytjla c’è implicito l’atto di apostasia per l’avvallo della religione di Maometto, contraria alla Divinità di Gesù Cristo. Viene così meno alla testimonianza della vera Fede, confermando i pagani nelle loro false dottrine. Ciò è solo un episodio di cui la riunione di Assisi del 1986, era il pantheon di tutte le religioni.
Nel 2006 era il turno di Benedetto 16 di visitare l’ex-basilica di Santa Sofia. Pur senza ripetere il clamoroso gesto di Paolo 6, si leva le scarpe e la croce pettorale, come “atto d’amicizia “al caro popolo turco”; come pellegrino in un luogo “santo” dell’Islam!
Per Bergoglio basta l’attualità del proposito scellerato di voler mediare l’accordo tra le FARC, organizzazione eversiva che ha 400 ostaggi ancora nelle loro mani, dei bambini-soldato da loro addestrati alla guerriglia, dei terreni disseminati di mine antipersona e di molti crimini irrisolti sul tappeto, questioni aliene ad ogni “dialogo”. Il “no” vinse per poco, altrimenti quelli amici di Castro e della lotta armata sarebbe un partito regolare da concorrere al potere del Paese. Eppure, lo stesso Bergoglio era sceso in campo a favore dell’intesa: «Prometto che, quando l’accordo verrà sancito dal referendum, io verrò in Colombia ad insegnare la pace». Il Rettore dell’Università La Gran Colombia, prima del referendum, aveva pubblicamente biasimato, con una «Lettera aperta a Sua Santità», la sua indicazione di voto rivolta in piena campagna referendaria a popolo a maggioranza cattolica. Ancor peggio – osservò – non solo disse cosa votare, ma giunse a bollare come pericolosi guerrafondai quanti non fossero d’accordo col compromesso rischiato dal presidente Santos, di sinistra, sulla controversa questione. Inoltre, come si sa quelli delle FARC sono per la teoria del genere. Adesso, basta dire che il Procuratore Generale della Colombia ha messo in guardia la Camera dei deputati: i territori abbandonati dalle FARC, sono stati subito rioccupati dai cosiddetti «dissidenti» delle FARC, dal sedicente Esercito di Liberazione Nazionale e dai narcotrafficanti.
Conclusione parziale. Dai fatti storici descritti si può capire il momento cruciale che viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista. Non vi è in questo altro mistero che quello dell’iniquitâ, anche per la passività indegna dei cristiani che si tengono anticristi come vicari di Cristo, Che questi siano tenuti come unici legittimi inviati del Signore è ritenere, non che Dio lo permetta, come ogni evento in Terra, esecrabile che sia è da Lui permesso, ma che sia autorizzarlo direttamente da Dio stesso! Cristo Signore ci preservi da simili turpi insidie.

NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DI FATIMA ORA PRO NOBIS!

MATERIALMENTE BUONO PER IL FUOCO E FORMALMENTE INABILE A RICEVERE IL COSIDETTO "PAPATO" CONCILIARE. ENNESIMO SCANDALO IN VATICANO DAL SATANASSO BERGOGLIO...

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Nel 1883 la Beata Maria Serafina Micheli (1849-1911), fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte… erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”. Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
 http://www.pliniocorreadeoliveira.info/ACC_1961_121_11.jpg
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia. (Don M. Stanzione, fonte: .miliziadisanmichelearcangelo.org)
 
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Dono delle 95 tesi di Lutero e della carta ecumenica in edizione prestigiosa al satanasso Bergoglio...


Dicono i protestanti: «Lutero è stato uno strumento di Dio per raddrizzare la Chiesa». Vi invito a considerare se un uomo che ha scritto o pronunciato le bestemmie di seguito elencate può essere stato uno «strumento di Dio» per compiere qualcosa di buono. Chi era Martin Lutero? Egli fu il fondatore di una religione senza Sacramenti e priva di una Gerarchia ecclesiastica, un uomo che disprezzò il valore delle buone opere e della penitenza per la nostra salvezza. Lutero fu un monaco apostata che fece asserzioni eretiche a riguardo a dottrina cattolica. Eccone alcune.
 
Su Dio e su Gesù Cristo
 
Secondo i Discorsi a tavola (Tischreden), le note dei suoi ammiratori pubblicate in forma di libro, Lutero disse di Nostro Signore Gesù Cristo:
  • «Cristo commise adulterio prima di tutto con la donna che incontrò al pozzo di Giacobbe, di cui San Giovanni scrisse: "In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri", o "Perché parli con lei"? Dopo di lei fu la volta di Maria Maddalena, e poi venne la donna colta in flagrante adulterio che Cristo congedò così gentilmente. Quindi, anche Cristo, pur essendo così retto, si è reso colpevole di fornicazione prima di morire»2.

  • «Non pensate che Cristo ubriaco, perché aveva bevuto troppo all'Ultima Cena, abbia sconcertato i Suoi discepoli col suo parlare a vanvera»?3.

  • «Deus est stultissimus»Dio è molto stupido»)4.

  • «Certamente Dio è grande e onnipotente, buono e misericordioso, e tutto ciò che si può immaginare in questo senso, ma è anche stupido»5.

  • «Dio si è sempre comportato come un pazzo»6.

Nei diari personali scritti da Lutero, recentemente scoperti e studiati da Padre Theobald Beer (1902-2000), che ha pubblicato un libro su questo tema, l'eresiarca afferma che Cristo è simultaneamente Dio e Satana, buono e cattivo. Lutero professava un dualismo gnostico ed eretico. I protestanti ignorano questi scritti di Lutero, e i pochi pastori che ne sono a conoscenza li tengono ben nascosti. Lutero rimproverava Dio per tutti i crimini della Storia, e affermava che Giuda non aveva scelto liberamente di tradire Cristo (esattamente come Adamo) perché Dio aveva già deciso chi sarebbero stati i peccatori (la predestinazione).

Sulla Messa

  • «Quando la Messa sarà scalzata, avremo scalzato il papato! Perché è sulla Messa, come su di una roccia, che poggia completamente il papato, con i suoi conventi, le sue Diocesi, le sue Università, i suoi altari, i suoi ministri e le sue dottrine [...]. Tutto ciò cadrà in rovina quando sarà abbattuta questa sacrilega e abominevole Messa»7.

  • Sull'Offertorio Lutero scrisse: «Poi segue quell'abominazione che viene chiamata "Offertorio", nel quale tutto esprime oblazione»8.

  • Sul Canone della Messa:«Questo Canone abominevoleè una raccolta di lacune confuse [...]. Esso fà della Messa un sacrificio; altri offertori vengono aggiunti. La Messa non è un sacrificio o l'azione di chi sacrifica. Noi lo consideriamo un sacramento o un testamento. Permetteteci di chiamarlo una benedizione, l'eucaristia, la tavola del Signore o il memoriale del Signore»9.

  • Sulla tattica da usare per introdurre la messa protestante: «Per giungere sicuramente e felicemente alla nostra mèta, dobbiamo conservare alcune delle cerimonie della vecchia Messa, così verrà accettata anche dall'indeciso che potrebbe rimanere scandalizzato da cambiamenti troppo frettolosi»10.

    Sul sacerdozio
  • «Che pazzia voler monopolizzare il sacerdozio solo per pochi»!11. Per Lutero, il sacerdozio era condiviso da tutti i fedeli.

  • Sul suo comportamento: «Da mattina a sera non faccio altro che bere. Chiedetemi perché bevo così tanto, perché parlo così loquacemente e perché mangio così spesso. Lo faccio per imbrogliare il diavolo che viene a tormentarmi [...]. É mangiando, bevendo e ridendo in questo modo e talvolta anche di più, e anche commettendo qualche peccato, che sfido e disprezzo Satana tentando di sostituire i pensieri che il diavolo mi suggerisce con altri pensieri, come ad esempio pensando con avidità ad una bella ragazza o ad una ubriacatura. Se non facessi così diventerei oltre modo furioso»12.

  • «Ho avuto fino a tre mogli nello stesso tempo». Due mesi dopo, egli disse che ne aveva sposata una quarta, un'ex monaca13.

Sulla Chiesa

  • «Se condanniamo i ladri ad essere impiccati, gli scassinatori al patibolo e gli eretici al fuoco, perché mai non dovremmo usare tutte le nostre armi contro questi dottori di perdizione, questi cardinali, questi papi e tutto il codazzo della Sodoma romana affinché non possano più corrompere la Chiesa di Dio? Per quale motivo non dovremmo lavare le nostre mani nel loro sangue»14

"La dottrina protestante consiste nel profanare la Sacra Scrittura, nel seminare incredulità e immoralità, nel distruggere i Sacramenti e la Chiesa di Gesù Cristo, nel ricondurre il mondo allo stato del paganesimo".

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Segnalazione del Centro Studi Federici
E’ stato ristampato il volumetto “I protestanti distruttori della religione cristiana”, del padre passionista Luigi di San Carlo, edito nel 1931.
Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo la lettera che il card. Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, indirizzò all’Autore.
 
P. Luigi di S. Carlo, I protestanti distruttori della religione cristiana, Amicizia Cristiana 2016, pag. 88, euro 9,00. Ordini: edizioniamiciziacristiana@yahoo.it
 
Lettera di Sua Eminenza il Cardinale Camillo Laurenti
Prefetto della Santa Congregazione dei Riti
Roma, 14 aprile 1931
 
Reverendo P. L., 
Saluto con piacere il suo piccolo ma vigoroso opuscolo, che reca un notevole contributo alla difesa della nostra santa fede cattolica attualmente cosi insidiata in Italia dai Protestanti. La schiettezza della fede che l’eresia non arrivò mai a contaminare nella massa del nostro buon popolo, è, tra i molti doni che Dio ci ha fatto, il tesoro più prezioso e il vanto più glorioso di nostra gente. Collocata da Dio nel bel mezzo d’Italia, la Sede di Pietro, centro di unità nella Chiesa, qui più che altrove irradiò la luce del suo magistero e mantenne salda la fede della nazione. 
Questa fede che suscitò nel nostro popolo tanto eroismo di santità, dai martiri dei primi secoli ai mistici, ai Dottori, ai missionari del medio evo fino ai contemporanei Don Bosco, Contardo Ferrini, Gabriele dell’Addolorata, questa fede è il succo vitale della nostra anima, è il germe per cui non è ancora del tutto inaridita la nostra vita spirituale.
Il fulcro della nostra storia è la Chiesa Cattolica, per la cui opera non fummo del tutto travolti nell’invasione barbarica al cadere dell’Impero Romano, fummo preservati dal giogo islamico nel Medio Evo e dalla peste dell’eresia all’aprirsi dell’epoca moderna. Perfino l’antica storia di Roma convergeva inconsapevolmente, come a meta ignota, alle glorie della futura Chiesa. È il pensiero che da San Leone Magno tolse Dante quando di Roma e dell’Impero
 
 Romano cantava:
La quale e il quale a voler dir lo vero
Fur stabiliti per lo loco santo
U’ siede il Successor del maggior Piero.
(Inferno, canto II)
 
Ed ora che avviene? Contro questa fede cattolica, che fu il nostro conforto nei secoli di sventura, l’ispiratrice della nostra gloria, e il santo legame spirituale che sempre ci unì in Gesù Cristo anche quando eravamo politicamente divisi, si sferra adesso una offensiva, più rumorosa, è vero, che efficace, ma con caratteri così perfidi che meriterebbero le parole santamente sdegnose di Gesù Cristo contro i seminatori di scandali e i seduttori di anime. È un vero e grande oltraggio che ci si fa.
Il primo oltraggio è contro la verità, contro la vera e santa fede cattolica, nobile retaggio della nazione. Rapire anche un’anima sola alla Santa Madre Chiesa è innanzi a Dio un male senza misura.
Il secondo oltraggio è contro la nostra civiltà, tutta penetrata nel pensiero, nell’arte, nella tradizione, nel costume dal soffio animatore della fede cattolica; civiltà che nella storia dello spirito toccò culmini altissimi e tracciò linee di luce che ancora illuminano il mondo.
Il terzo oltraggio è nel momento storico prescelto per l’acuirsi di questa offensiva. È vero che da tempo, specialmente la setta metodista medita e lavora pel disgregamento religioso del nostro popolo. Ma è dopo i Patti Lateranensi felicemente conchiusi che l’eresia ha raddoppiato i suoi sforzi. Perché? – Credo per combattere volutamente e deliberatamente i salutari effetti che quella pacificazione era destinata a produrre.
Il Papa, pur salvando con nobile intransigenza quello che era essenziale alla sua santa e intangibile libertà di Capo della Chiesa Universale, aveva fatto verso l’Italia un gesto di magnifica grandezza e generosità. Alla espansione del suo cuore paterno aveva subito risposto il popolo d’Italia, anzi il mondo, con una fiamma di entusiasmo, con un palpito di anime che prometteva un’era nuova di rinascita spirituale. E così doveva essere. Ma un nemico occulto era in agguato, e si sforzò che così non fosse, con un conato che Dio renderà vano. E fra le forze mobilitate al tristo disegno, ci fu quella dell’eresia. Bieco attentato alla grandezza spirituale e anche materiale d’Italia, in un momento culminante della sua storia!
Cresce l’oltraggio se si considerano i mezzi e l’origine dello sforzo protestante. Il mezzo è l’oro straniero che passa spesso per le mani di miserabili apostati per mercanteggiare le anime, specialmente sulla fame che nell’attuale crisi mondiale colpisce anche da noi le classi più povere. È il prezzo del tradimento che gronda sangue come quello di Giuda.
Io so che ai loro fini questi tristi mercanti di anime amano il chiasso per attirare d’oltre oceano il danaro finanziatore del loro orribile traffico, né io vorrei amplificare i loro pretesi successi. Ma nemmeno tacere noi dobbiamo, sia a santa protesta dell’oltraggiato onore di Santa Chiesa, sia a difesa degli inermi e degli incauti. E il suo libra, caro P. L., parla chiaro e forte. Combattiamo la nostra santa battaglia, veramente pro aris et focis, perché difendendo la nostra santissima fede, difendiamo pure la nostra patria e le nostre famiglie.
 
Mentre il protestantesimo dappertutto o si dissolve in un razionalismo incredulo, o cerca invano brancicando nel buio un punto d’appoggio che fa salvi dall’abisso, mentre i migliori fra i protestanti sentono una segreta nostalgia verso il centro donde si allontanarono i loro padri e al quale forse torneranno con letizia i loro figli, è tristo che proprio a noi popolo primogenito della Chiesa si faccia il turpe invito ad abbandonare la casa del Padre. Non troveremmo che un deserto, ove morremmo di fame spirituale. Dio ci preserverà da tanto male; e noi lo preghiamo che tutti gli erranti, che tutti i popoli ritornino, uniti con noi, al centro di verità, che è la Santa Chiesa Cattolica, unica e vera Sposa di Gesù Cristo.
Io intanto benedico il suo libro e prego il Signore a renderlo fecondo di bene. Tanti ossequi.
Suo Dev.mo
Camillo Card. Laurenti
 
Dalla quarta di copertina
La dottrina protestante consiste nel profanare la Sacra Scrittura, nel seminare incredulità e immoralità, nel distruggere i Sacramenti e la Chiesa di Gesù Cristo, nel ricondurre il mondo allo stato del paganesimo.
O disgraziati seguaci di Lutero, di Calvino e di Enrico VIII, aprite gli occhi e vedete in quali abissi vi hanno gettato pei loro visi i pretesi riformatori; e rientrate in quella Chiesa da cui usciste per inganno, e che sola è l’arca della salvezza per le anime vostre.
E voi, o Cattolici, istruitevi meglio nella vostra fede, per rendervi più fermi in essa e per sapere vittoriosamente resistere ai lupi che vengono per rapirvela.
 

ULTIMA DOMENICA DI OTTOBRE NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI REGIS. Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...

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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Colossénses, 1, 12-20
 
Fratres: Grátias ágimus Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem sortis sanctórum in lúmine: qui erípuit nos de potestáte tenebrárum, et tránstulit in regnum Fílii dilectiónis suæ, in quo habémus redemptiónem per sánguinem eius, remissiónem peccatórum. Qui est imágo Dei invisíbilis, primogénitus omnis creatúræ: quóniam in ipso cóndita sunt univérsa in coelis et in terra, visibília et invisibília, sive throni, sive dominatiónes, sive principátus, sive potestátes: ómnia per ipsum et in ipso creáta sunt: et ipse est ante omnes, et ómnia in ipso constant. Et ipse est caput córporis Ecclésiæ, qui est princípium, primogénitus ex mórtuis: ut sit in ómnibus ipse primátum ténens: quia in ipso complácuit omnem plenitúdinem inhabitáre; et per eum reconciliáre ómnia in ipsum, pacíficans per sánguinem crucis eius, sive quæ in terris, sive quæ in coelis sunt, in Christo Iesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.
 
Fratelli: ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
M. - Deo grátias.

 GRADUALE
Ps. 71, 8 et 11 - Dominábitur a mari usque ad mare, et a flúmine usque ad términos orbis terrárum. Et adorábunt eum omnes reges terræ: omnes gentes sérvient ei.
 
Sal. 71, 8 e 11 - Egli dominerà da un mare all’altro, e dal fiume fino alle estremità della terra. E lo adoreranno tutti i re della terra: e tutte le nazioni lo serviranno.
 
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia. Dan. 7, 14 - Potéstas eius, potéstas ætérna, quæ non auferétur: et regnum eius quod non corrumpétur. Allelúia.
 
Allelúia, allelúia. Dan. 7, 14 - Eterno è il suo potere, che non gli sarà mai tolto, ed eterno il suo regno, che non andrà mai distrutto. Allelúia.
 
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 18, 33-37
 
In illo témpore: Dixit Pilátus ad Iesum: Tu es Rex Iudæórum? Respóndit Iesus: A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? Respóndit Pilátus: Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua, et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? Respóndit Iesus: Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent ut non tráderer Iudǽis: nunc áutem regnum meum non est hinc. Dixit ítaque ei Pilátus: Ergo Rex es tu? Respóndit Iesus: Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum, et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis qui est ex veritáte, áudit vocem meam.
M. - Laus tibi Christe.
 
In quel tempo, Pilato rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
M. - Laus tibi Christe.

San Pietro Canisio: "Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici"...

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"L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio". 


Dal conflitto alla comunione

Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare verso la comunione a cui Dio continuamente ci chiama.

 
Leggiamo ora cosa affermava il satanasso Lutero da cui tutti noi, a detta dell'innominabile bergoglione capo fasullo della satanica chiesa conciliare, dobbiamo imparare:
 
Scritti sul satanasso Martin Lutero presi dal sito degli accordisti, con il pagliaccio eretico Bergoglio, della defunta Fraternità San Pio X...

Su Dio e su Gesù Cristo


“(Dio) E' un tiranno. Mosè agiva mosso dalla sua volontà, come suo luogotenente, come boia che nessuno superò e nemmeno eguagliò nello spaventare, atterrire e martirizzare il povero mondo” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 230)

Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo: “Lutero - commenta Funck Brentano - arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agi per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà (di Giuda) era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agi. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 246).

 Cristo commise adulterio prima di tutto con la donna che incontrò al pozzo di Giacobbe, di cui San Giovanni scrisse: "In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri", o "Perché parli con lei"? Dopo di lei fu la volta di Maria Maddalena, e poi venne la donna colta in flagrante adulterio che Cristo congedò così gentilmente. Quindi, anche Cristo, pur essendo così retto, si è reso colpevole di fornicazione prima di morire”. (Cfr. Martin Lutero, Tischredden, edizione di Weimar, nº 1472, vol. II, pag. 107; cit. in F. Brentano, Martinho Lutero, Ed. Vecchi, Rio de Janeiro 1956, pag. 15.)

“Non pensate che Cristo ubriaco, perché aveva bevuto troppo all'Ultima Cena, abbia sconcertato i Suoi discepoli col suo parlare a vanvera?” (Cfr. F. Brentano, op. cit., pag. 135.)

 “Deus est stultissimus”(Dio è molto stolto). “Certamente Dio è grande e onnipotente, buono e misericordioso, e tutto ciò che si può immaginare in questo senso, ma è anche stolto (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 147)

 Dio si è sempre comportato come un pazzo (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 111)



Sulla Santa Messa

Quando la Messa sarà scalzata, avremo scalzato il papato! Perché è sulla Messa, come su di una roccia, che poggia completamente il papato, con i suoi conventi, le sue Diocesi, le sue Università, i suoi altari, i suoi ministri e le sue dottrine [...]. Tutto ciò cadrà in rovina quando sarà abbattuta questa sacrilega e abominevole Messa (Cfr. D. Raffard de Brienne, Lex Orandi: La Nouvelle Messe et la Foi, 1983.)

 Sull'Offertorio: “Poi segue quell'abominazione che viene chiamata "Offertorio", nel quale tutto esprime oblazione”. (Cfr. H. Chartier, La Messe Ancienne et la Nouvelle, 1973.)

Sul Canone della Messa:“Questo Canone abominevoleè una raccolta di lacune confuse [...]. Esso fa della Messa un sacrificio; altri offertori vengono aggiunti. La Messa non è un sacrificio o l'azione di chi sacrifica. Noi lo consideriamo un sacramento o un testamento. Permetteteci di chiamarlo una benedizione, l'eucaristia, la tavola del Signore o il memoriale del Signore” (Cfr. Lutero, Sermone della 1ª Domenica di Avvento.)

Sulla tattica da usare per introdurre la messa protestante: “Per giungere sicuramente e felicemente alla nostra mèta, dobbiamo conservare alcune delle cerimonie della vecchia Messa, così verrà accettata anche dall'indeciso che potrebbe rimanere scandalizzato da cambiamenti troppo frettolosi” (Cfr. J. Maritain, Trois Réformateurs.)

“Che pazzia voler monopolizzare il sacerdozio solo per pochi!” (Cfr. Mons. L. Cristiani, Du Lutheranisme au Proteatantisme, 1900.)
Sulla Chiesa Cattolica

“Se condanniamo i ladri ad essere impiccati, gli scassinatori al patibolo e gli eretici al fuoco, perché mai non dovremmo usare tutte le nostre armi contro questi dottori di perdizione, questi cardinali, questi papi e tutto il codazzo della Sodoma romana affinché non possano più corrompere la Chiesa di Dio? Per quale motivo non dovremmo lavare le nostre mani nel loro sangue (Cfr. H. Guisar, Martin Luther: La Vie et son Oeuvre, Lethielleux, Parigi 1931.)

Lutero scrivesse a Melantone, a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: E' permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri ed assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re d'Inghilterra si impegnassero a farli scomparire”(Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 254).

Questo odio accompagnò Lutero fino alla fine della sua vita. Afferma Funck Brentano: “La sua ultima predica pubblica a Wittemberg è del 17 gennaio 1546: ultimo grido di maledizione contro il papa, il sacrificio della Messa, il culto della Vergine(Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 340).

 Circa la Coscienza e la morale

Dio ti obbliga solo a credere e a confessare. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza; anzi è certo che, per sé, Egli non se ne cura, quand'anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo. Che importa a Dio se fai o smetti di fare cose simili?” (Werke, ed. di Weimar, XII, p. 131 e ss.; cfr. op. cit., p. 446).

Sii peccatore e pecca fortemente (esto peccator et pecca fortiter) ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo, vincitore del peccato, della morte e del mondo. Durante la vita presente dobbiamo peccare. E' sufficiente che, grazie alla misericordia di Dio, conosciamo l'Agnello che toglie i peccati del mondo. Da lui non deve separarci il peccato, perfino se commettessimo mille omicidi e mille adulteri ogni giorno”. a Melantone, del 1° agosto 1521 (Briefe, Sendschreiben und Bedenke, ed. cit., II, p. 37; cfr. op. cit., p. 439.)

Chi fosse nella tentazione del demonio: deve bere con più abbondanza, giocare, divertirsi e anche fare qualche peccato in odio e dispetto al diavolo, per non dargli il pretesto di turbare la coscienza con fanciullaggini [...] Tutto il decalogo deve svanirci dagli occhi e dall'anima, se siamo tanto perseguitati e molestati dal diavolo” (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, Berlino, 1825-1828; cfr. op. cit., pp. 199-200.)



Di se stesso

“Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie, alle quali si vede aggiungere quella del proprio ufficio” (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, I, p. 232; cfr. op cit., p. 198.)

“Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell'ozio, ahimè!, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell'ozio e della sonnolenzaLettera a Melantone del 13 giugno 1521. (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, II, p. 22; cfr. op. cit., p. 198.)

Da mattina a sera non faccio altro che bere. Chiedetemi perché bevo così tanto, perché parlo così loquacemente e perché mangio così spesso. Lo faccio per imbrogliare il diavolo che viene a tormentarmi [...]. É mangiando, bevendo e ridendo in questo modo e talvolta anche di più, e anche commettendo qualche peccato, che sfido e disprezzo Satana tentando di sostituire i pensieri che il diavolo mi suggerisce con altri pensieri, come ad esempio pensando con avidità ad una bella ragazza o ad una ubriacatura. Se non facessi così diventerei oltre modo furioso” (Cfr. M. Carré, J'ai choisi l'Unité, DPF, 1973.)

Ho avuto fino a tre mogli nello stesso tempo (Cfr. G. Le Rumeur, La Révolte des Hommes et l'Heure de Marie, 1981.)

“Quanto a me confesso - e molti altri potrebbero fare senza dubbio uguale confessione - che sono trascurato tanto nella disciplina, quanto nello zelo, sono molto più negligente ora che sotto il papato; nessuno ha oggi per il Vangelo l'ardore che si vide un tempo” (Saemtliche Werke, ed. de Plochmann Irmischer, XVIII, p. 353; cfr. op. cit., p. 441.)

Parlando di se stesso: “Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli è Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in perle?” (ed. di Wittemberg, 1551, t. IV, p. 378; cfr. op. cit., p. 190).



Sugli effetti della sua Riforma

Il Vangelo oggidì trova seguaci che si persuadono che esso non è altro che una dottrina che serve per riempire il ventre e sfogare tutti i capricci(Werke, ed. di Weimar, XXXIII, p. 2; cfr. op. cit., p. 212.)

I suoi seguaci evangelici: “sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all'impostura, alla crapula, all'ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso un demonio (il papato) e ne sono venuti sette peggiori” (Werke, ed. di Weimar, XXVIII, p. 763; cfr. op. cit., p. 440.)

“Dopo che abbiamo compreso che le buone opere non sono necessarie per la giustificazione, siamo rimasti molto più rilassati e freddi nella pratica del bene, e se oggi si potesse tornare all'antico stato di cose, se di nuovo rivivesse la dottrina che afferma la necessità di fare il bene per essere santo, altra sarebbe la nostra alacrità e prontezza nell’esercizio del bene” (Werke, ed. di Weimar, XXVII, p. 443; cfr. op. cit., p. 441.)



“Non vi ha nessuna religione in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso, anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei particolari” (Werke, ed. di Weimar, XXV, p. 330; cfr. op. cit., p. 158.) 

Che altro dire oramai i modernisti, che hanno occupato abusivamente la Chiesa di nostro Signore, agiscono in piena luce del giorno non ci rimane altro da fare che vivere in stato di Grazia e pregare incensantemente il Signore che ci faccia rimanere tali nell'attesa che lui stesso metta ordine a questo stato di cose, nel frattempo preghiamo con questo grande Santo:


Professo davanti a Voi la mia fede, Padre e Signore del Cielo e della terra, mio Creatore e Redentore, mia forza e mia salvezza, che fin dai miei più teneri anni non avete cessato di nutrirmi col sacro pane della vostra Parola e di confortare il mio cuore, affinché non vagassi errando con le pecore traviate che sono senza Pastore. Voi mi raccoglieste nel seno della vostra Chiesa; raccolto, mi educaste; educato, mi conservaste insegnandomi con la voce di quei Pastori nei quali volete essere ascoltato e ubbidito, come di persona, dai vostri fedeli.
Confesso ad alta voce per la mia salvezza tutto quello che i cattolici hanno sempre a buon diritto creduto nel loro cuore. Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici; non voglio avere nulla in comune con loro, perché non parlano né sentono rettamente, e non posseggono la sola regola della vera Fede propostaci dall’unica Santa Cattolica, Apostolica e Romana Chiesa.
Mi unisco invece nella comunione, abbraccio la fede, seguo la religione e approvo la dottrina di quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto quando insegna nelle Scritture ma anche quando giudica per bocca dei Concilii ecumenici e definisce per bocca della Cattedra di Pietro, testificandola con l’autorità dei Padri. Mi professo inoltre figlio di quella Chiesa Romana che gli empii bestemmiatori disprezzano, perseguitano e abominano come se fosse anticristiana; non mi allontano in nessun punto dalla sua autorità, né rifiuto di dare la vita e versare il sangue in sua difesa, e credo che i meriti di Cristo possano procurare la mia o l’altrui salvezza solo nell’unità di questa stessa Chiesa.

Professo con franchezza, con san Girolamo, di essere unito con chi è unito alla Cattedra di Pietro e protesto, con sant’Ambrogio, di seguire in ogni cosa quella Chiesa Romana che riconosco rispettosamente, con san Cipriano, come radice e madre della Chiesa universale.
Mi affido a questa Fede e dottrina che da fanciullo ho imparato, da giovane ho confermato, da adulto ho insegnato e che finora, col mio debole potere, ho difeso.
A far questa professione non mi spinge altro motivo che la gloria e l’onore di Dio, la coscienza della verità, l’autorità delle Sacre Scritture canoniche, il sentimento e il consenso dei Padri della Chiesa, la testimonianza della Fede che debbo dare ai miei fratelli e infine l’eterna salvezza che aspetto in Cielo e la beatitudine promessa ai veri fedeli.
Se accadrà che a causa di questa mia professione io venga disprezzato, maltrattato e perseguitato, lo considererò come una straordinaria grazia e favore, perché ciò significherà che Voi, mio Dio, mi date occasione di soffrire per la giustizia e perché non volete che mi siano benevole quelle persone che, come aperti nemici della Chiesa e della verità cattolica, non possono essere vostri amici.

Tuttavia perdonate loro, Signore, poiché, o perché istigati dal demonio e accecati dal luccichio di una falsa dottrina, non sanno quello che fanno, o non vogliono saperlo. Concedetemi comunque questa grazia, che in vita e in morte io renda sempre un’autorevole testimonianza della sincerità e fedeltà che debbo a Voi, alla Chiesa e alla verità, che non mi allontani mai dal vostro santo amore e che io sia in comunione con quelli che vi temono e che custodiscono i vostri precetti nella Santa Romana Chiesa, al cui giudizio con animo pronto e rispettoso sottometto me stesso e tutte le mie opere.
Tutti i santi che, o trionfanti nel Cielo o militanti in terra, sono indissolubilmente uniti col vincolo della pace nella Chiesa Cattolica, esaltino la vostra immensa bontà e preghino per me. Voi siete il principio e il fine di tutti i miei beni; a Voi sia in tutto e per tutto lode, onore e gloria sempiterna.
(San Pietro Canisio)

I PONTIFICATI ANTICRISTICI CONCILIARI...

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di Arai Daniele

Siamo al viaggio più emblematico del pontificato anticristico; questo in cui Bergoglio compare in Svezia per commemorare, insieme ai luterani, 500 anni della falsa Riforma di quel monaco agostiniano angosciato che fu Martin Lutero, vissuto e morto sublimando la crapula secolare e religiosa. Una visita internazionale voluta vistosa e solo per finta controcorrente, perché non rompe nemmeno con i tabù già «lavorati» dai predecessori conciliareschi e da prelati diversi, eminentissimi nelle eresie che accelerano in varie lingue con la solita ipocrisia conciliare.
Perciò attenzione, le critiche a quest’ennesima buffonata della bacata mente bergogliosa non è da contare come voce nuova nel nuovo Vaticano; la sbragata riabilitazione di Lutero era già avvenuta apertamente con Giovanni Paolo 2º di ignea memoria, che si era limitato ad andare al tempio luterano di Roma, dove l’ho visto arrivare anche un po’ prima dell’ora programmata!
La Sede era già scandalosamente vacante nel 1983, quando Karol Wojtyla, detto papa Giovanni Paolo 2º e pure «santo subito» (la fretta è d’obbligo) scrisse un speciale messaggio a un altro grande dell’olimpo di là giù, il cardinale Giovanni Willebrands, presidente dell’allora nuovo segretariato per l’unione luterana dei cristiani, per i 500 anni dalla nascita di Lutero: “In questa occasione numerosi cristiani, specialmente di confessione evangelico-luterana, ricordano quel teologo che, alla soglia del tempo moderno, ha in modo sostanziale contribuito al radicale cambiamento della realtà ecclesiale e sacrale occidentale. Il nostro mondo fa ancora oggi l’esperienza del suo grande impatto sulla storia”.


Sottolineava: “per la Chiesa cattolica il nome di Martin Lutero è legato, attraverso i secoli, al ricordo di un periodo doloroso e, in particolare, all’esperienza dell’origine di profonde divisioni ecclesiali. Per questa ragione, il 500° della nascita di Martin Lutero deve essere per noi motivo di meditazione, nella verità e nella carità cristiana, su quell’avvenimento gravido di storia che fu l’epoca della Riforma. Perché è il tempo che, distanziandoci dagli eventi storici, fa sì che essi siano spesso meglio compresi ed evocati. Pertanto, note personalità e istituzioni della cristianità luterana hanno indicato l’opportunità che l’anno dedicato a Lutero sia improntato a un genuino spirito ecumen[ist]ico e che il discorso su Lutero contribuisca all’unità dei cristiani. Accolgo con soddisfazione questa intenzione e vi scorgo un invito fraterno per giungere insieme a un’approfondita e più completa visione degli avvenimenti storici e a una riflessione critica sulla molteplice eredità di Lutero”.
È curioso questo ripensamento – solo in apparenza tardivo in rapporto al Vaticano 2, perché in verità è fondamentale per la nuova «unità e libertà» conciliari che mette in primo piano quello che unisce, declassando quanto divide, dai Sacramenti ai dogmi mariani.
Certo, ci sono cose che uniscono tutti, ci mancherebbe altro riguardo all’essere creature umane. Del resto, già il Papa dell’epoca, Leone X, che subì le angherie dell’arrabbiato monaco agostiniano, trovò che più della metà delle famigerate 95 erano accettabili. Perciò l’invitò al monaco Lutero a ritrattarne 41 di esse. Le altre 54 passavano l’esame, restando condannabile solo il cattivo rapporto con le altre, dove traspariva l’intenzione di sfida e drastica rottura.
Per Wojtyla allora: “le ricerche scientifiche di studiosi evangelici e cattolici, i cui risultati hanno già raggiunto notevoli punti di convergenza, hanno condotto a delineare un quadro più completo e più differenziato della personalità di Lutero e della trama complessa della realtà storica, sociale, politica ed ecclesiale della prima metà del Cinquecento. Di conseguenza si è delineata chiaramente la profonda religiosità di Lutero che, con bruciante passione era sospinto dall’interrogativo sulla salvezza eterna. Parimenti è risultato chiaro che la rottura dell’unità ecclesiale non si può ridurre né alla mancanza di comprensione da parte delle autorità della Chiesa cattolica, né solamente alla scarsa comprensione del vero cattolicesimo da parte di Lutero, anche se entrambe le cose hanno avuto un loro ruolo”.


Per l’anticristo polacco “le decisioni prese avevano radici ben più profonde. Nella disputa sulla relazione tra fede e tradizione, erano in gioco questioni di fondo sulla retta interpretazione e sulla ricezione della fede cristiana, le quali avevano in sé un potenziale di divisione ecclesiale non spiegabile con sole ragioni storiche.
“Pertanto – affermò ancora Wojtyla – un duplice sforzo è necessario, sia nei confronti di Martin Lutero, che nella ricerca del ristabilimento dell’unità. In primo luogo è importante continuare un accurato lavoro storico. Si tratta di giungere, attraverso un’investigazione senza pregiudizi, motivata solo dalla ricerca della verità, a un’immagine giusta del riformatore, di tutta l’epoca della Riforma e delle persone che vi furono coinvolte. La colpa, dove esiste, dev’essere riconosciuta, da qualsiasi parte si trovi, laddove la polemica ha offuscato lo sguardo, la direzione di questo sguardo deve essere corretta indipendentemente dall’una o dall’altra parte. Inoltre non dobbiamo lasciarci guidare dall’intento di ergerci a giudici della storia, ma unicamente da quello di comprendere meglio gli eventi e di diventare portatori di verità. Solo ponendoci, senza riserve, in un atteggiamento di purificazione attraverso la verità, possiamo trovare una comune interpretazione del passato e raggiungere allo stesso tempo un nuovo punto di partenza per il dialogo di oggi”.

Voce alle scienze e tacciano i Papi
Il 6 giugno 1989 K. Wojtyla a Roskilde in Danimarca, incontra i vescovi luterani, affermando: “Esistono ancora, in tempi di dialogo ecumeni[sti]co, dei grandi ostacoli. Molti ne individuano uno nella persona di Martin Lutero e nella condanna di alcuni suoi insegnamenti che la Chiesa cattolica aveva in quei tempi pronunciato. I risultati della sua scomunica hanno prodotto ferite profonde che, ancora, dopo più di 450 anni non si sono rimarginate e che non possono esser sanate attraverso un atto giuridico. Dopo che la Chiesa cattolica ha compreso [!?]che la scomunica ha fine con la morte di ogni uomo questo tipo di provvedimenti sono visti come misure nei confronti di qualcuno finché è in vita. Quello di cui oggi noi abbiamo bisogno soprattutto è una valutazione nuova e comune dei molti interrogativi che sono sorti da Lutero e dal suo messaggio … è comunque emerso in modo convincente è la profonda religiosità di Lutero che ardeva dell’ansia bruciante per il problema della salvezza eterna’”

Allora l’anticristo polacco ha scoperto e ripreso quel che è detto sopra, “che alcune richieste di Lutero relative a una riforma e a un rinnovamento hanno trovato risonanza presso i cattolici da diversi punti di vista: così quando il Concilio Vaticano II parla della necessità di una permanente riforma e di un rinnovamento: ‘La Chiesa pellegrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui essa stessa, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno in modo che se alcune cose sia nei costumi che nella disciplina ecclesiastica e anche nel modo di esporre la dottrina – il quale deve essere diligentemente distinto dallo stesso deposito della fede – sono state, secondo le circostanze di fatto e di tempo, osservate meno accuratamente, siano in tempo opportuno rimesse nel giusto e debito ordine’. Il desiderio di ascoltare nuovamente la parola del Vangelo e di convincersi della sua veridicità che animava anche Lutero deve guidarci a cercare il bene negli altri, a donare il perdono, e a rinunciare a visioni che sono in contrasto e nemiche della fede”.
Insomma, parole vibranti per ribadire quanto non ci sarebbe bisogno di aggiungere: che il Vaticano 2 essendosi svolto con un sorriso aperto verso Lutero dovrebbe veramente essere riconosciuto come »Luterano 2»; nome evidentissimo che i viaggi di Bergoglio non devono fare altro che confermare, riconoscendo le radici profonde nel «magistero» dei suoi predecessori diretti.

Sì, perché anche Ratzinger, Benedetto 16, incontrando i rappresentanti del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il 23 settembre 2011, allegramente affermò:



“Per me, come vescovo di Roma, è un momento di profonda emozione incontrarvi qui, nell’antico convento agostiniano di Erfurt. Abbiamo appena sentito che qui Lutero ha studiato teologia. Qui ha celebrato la sua prima messa. Contro il desiderio del padre, egli non continuò gli studi di giurisprudenza, ma studiò teologia e si incamminò verso il sacerdozio nell’Ordine di sant’Agostino. E in questo cammino non gli interessava questo o quello. Ciò che non gli dava pace era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino. ‘Come posso avere un Dio misericordioso?’: questa domanda gli penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per Lutero – sottolineò Ratzinger – la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio”.
Non si sa quanto la sua allegrezza fosse spontanea perché in seguito confessò: “Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? Questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero. E poi è importante: Dio, l’unico Dio, il creatore del cielo e della terra, è qualcosa di diverso da un’ipotesi filosofica sull’origine del cosmo. Questo Dio ha un volto e ci ha parlato. Nell’uomo Gesù Cristo è diventato uno di noi, insieme vero Dio e vero uomo. Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto [un inquisitorio] cristocentrico: ‘Ciò che promuove la causa di Cristo’ era per Lutero il criterio ermeneutico [e dalla con i soliti specchietti per le allodole] decisivo nell’interpretazione della Sacra Scrittura. Questo, però, presuppone che Cristo sia il centro della nostra spiritualità e che l’amore per lui, il vivere insieme con lui orienti la nostra vita”.
 
Come si vede, Bergoglio non aveva molto da inventare, anche se nel suo linguaggio strambo è capace di tante trovate per stupire i giornalai; nella sua conferenza stampa per aria di ritorno dall’Armenia a Roma il 26 giugno scorso disse: “Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo, se leggiamo la storia del Pastor, per esempio – un tedesco luterano che poi si è convertito quando ha visto la realtà di quel tempo, e si è fatto cattolico – vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c’era corruzione nella Chiesa, c’era mondanità, c’era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato. Lui ha fatto una ‘medicina’ per la Chiesa, poi questa medicina si è consolidata in uno stato di cose, in una disciplina, in un modo di credere, in un modo di fare, in modo liturgico. Ma non era lui solo: c’era Zwingli, c’era Calvino… E dietro di loro chi c’era? I principi, ‘cuius regio eius religio’. Dobbiamo metterci nella storia di quel tempo. E’ una storia non facile da capire, non facile. Poi sono andate avanti le cose.”

 Oggi ? C’è Bergoglio vestito da Papa, che contro i veri Papi aggiunge: “il dialogo è molto buono e quel documento sulla giustificazione credo che sia uno dei documenti ecumeni[sti]ci più ricchi, più ricchi e più profondi. D’accordo, ci sono divisioni, ma dipendono anche dalle Chiese. A Buenos Aires c’erano due chiese luterane: una pensava in un modo e l’altra in un altro. Anche nella stessa Chiesa luterana non c’è unità. Si rispettano, si a[r]mano … La diversità è quello che forse ha fatto tanto male a tutti noi e oggi cerchiamo di riprendere la strada per incontrarci dopo 500 anni. Io credo che dobbiamo pregare insieme, pregare. Per questo la preghiera è importante. Secondo: lavorare per i poveri, per i perseguitati, per tanta gente che soffre, per i profughi … lavorare insieme e pregare insieme. E che i teologi studino insieme, cercando sempre … Ma questa è una strada lunga, lunghissima. Una volta ho scherzato: ‘Io so quando sarà il giorno dell’unità piena’ – ‘Quale?’ – ‘Il giorno dopo la venuta del Figlio dell’uomo!’. Perché non si sa … Lo Spirito Santo farà questa grazia. Ma nel frattempo bisogna pregare, amarci e lavorare insieme, soprattutto per i poveri, per la gente che soffre, per la pace e tante altre cose, contro lo sfruttamento della gente … Tante cose per le quali si sta lavorando congiuntamente”. Che i cardinali e la Curia romana lo vogliano o no!”

E viva la sua unità congiunta, che ha solo un avversario nel «Dio cattolico», che negano, mai nei cardinali e nella Curia patetica dei cani muti, che non hanno né l’audacia d’abbaiare, né vergogna d’essere assimilati al mercenario, né timore della pena per i cattivi agricoltori! Sono e restano volontari servi, utili solo nella complicità, non di certo nella Chiesa di Dio, ma nella indegna gerarchia degli anticristi!

"Si va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante intervento punitore, di certo la spada dell’ira divina infierirà enormemente annientando molti".

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San Pier Damiani 

“ Si va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante intervento punitore, di certo la spada dell’ira divina infierirà enormemente annientando molti. (…) Questa turpitudine viene giustamente considerato il peggiore fra i crimini, poiché sta scritto che l’onnipotente Iddio l’ebbe in odio sempre ed allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal cielo la ,pioggia di fuoco e zolfo (…)

Ed è ben giusto che coloro che, contro la legge di natura e contro l’ordine dell’umana ragione, consegnano ai demoni la loro carne per godere di rapporti così schifosi, condividano con i demoni la cella della loro preghiera. Poiché infatti l’umana natura resiste profondamente a questi mali, aborrendo la mancanza del sesso opposto, e più chiaro della luce del sole che essa non gusterebbe mai di cose tanto perverse ed estranee se i sodomiti, divenuti quasi vasi d’ira destinati alla rovina, non fossero totalmente posseduti dallo spirito d’iniquità; e difatti questo spirito, dal momento in cui s’impadronisce di loro, ne riempie gli animi così gravemente di tutta la sua infernale malvagità, che essi bramano a bocca spalancata non ciò che viene sollecitato dal naturale appetito carnale, ma solo ciò che egli propone loro nella sua diabolica sollecitudine. Quando dunque il meschino si slancia in questo peccato d’impurità con un altro maschio, non lo fa per il naturale stimolo della carne, ma solo lo fa per il naturale impulso. (…)

Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce dell’intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima, vi introduce il demonio istigatore della lussuria, induce nell’errore, svelle in radice la verità dalla mente ingannata, prepara insidie al viatore, lo getta in un abisso, ve lo chiude per non farlo più uscire, gli apre l’Inferno, gli serra la porta del Paradiso, lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in erede dell’infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel vorace e ribollente fuoco infernale. Questo vizio si sforza di scardinare le mura della Patria celeste e di riparare quella della combusta e rediviva Sodoma. Esso infatti viola l’austerità, estingue il pudore, schiavizza la castità, uccide l’irrecuperabile verginità col pugnale di un impuro contagio, insozza tutto, macchia tutto, contamina tutto, e per quanto può non permette che sopravviva nulla di puro, di casto, di estraneo al sudiciume. (…)”. “
Questa pestilenziale tirannia di Sodoma rende gli uomini turpi e spinge all’odio verso Dio; trama turpi guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi sotto il peso dello spirito d’iniquità, recide il loro legame con gli angeli, sottrae l’infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del proprio dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li espone ad essere trapassati dalle saette di tutti i vizi. Essa li fa umiliare nella Chiesa, li fa condannare dalla giustizia, li contamina nel segreto, li rende ipocriti in pubblico, ne rode la coscienza come un verme, ne brucia le carni come un fuoco. (…)

 Questa peste scuote il fondamento della fede, snerva la forza della speranza, dissipa il vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la fortezza, sottrae la temperanza, smorza l’acume della prudenza; e una volta che ha espulso ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette ogni barbarie di vizi. (…) Non appena dunque uno cade in quest’abisso di estrema rovina, egli viene esiliato dalla Patria celeste, separato dal Corpo di Cristo, confutato dall’autorità della Chiesa universale, condannato dal giudizio dei santi Padri, disprezzato dagli uomini e respinto dalla comunione dei santi. (…) Imparino dunque questi sciagurati a reprimere una così detestabile peste del vizio, o domare virilmente l’insidiosa lascivia della libidine, a trattenere i fastidiosi incentivi della carne, a temere visceralmente il terribile giudizio del divino rigore, tenendo sempre presente alla memoria quella minacciosa sentenza dell’Apostolo (Paolo) che esclama: “E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente” (Heb 10). (…) Come dice Mosè “Se c’è qualcuno che sta dalla parte di Dio, si unisca a me!” (Es. 32). Se cioè qualcuno si riconosce come soldato di Dio, si accinga con fervore a confondere questo vizio, non trascuri di annientarlo con tutte le sue forza; e dovunque lo si sarà scoperto, si scagli contro di esso per trapassarlo ed eliminarlo con la acutissime frecce della parola”. (San Pier Damiani O.S.B., Liber Gomorrhanus, in Patrologia Latina, vol. 145, coll. 159-190).

L'enciclopedia Cattolica, Eresia, 1914, Volume 7, pagina 261: "Il Papa stesso, ove notoriamente reo di eresia, cesserebbe di essere Papa perciocché egli cesserebbe di essere membro della Chiesa."

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San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30:"Un Papa manifestamente eretico cesserebbe automaticamente, per sé, di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un Cristiano ed un membro della Chiesa. Laonde, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l'insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti perdono immediatamente tutta la giurisdizione."

San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30:"Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, capitolo 26). La ragione per ciò è che egli non può essere il capo di ciò che non è membro; orbene, colui non essente un Cristiano non è un membro della Chiesa ed un eretico manifesto non è un Cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant'Atanasio (scritto 2 contro gli Ariani), da Sant'Agostino {libro Il grande Cristo [The great Christ], capitolo 20}, da San Girolamo (contro Lucifero) ed altri; laonde l'eretico manifesto non può essere Papa."

San Francesco Di Sales, XVII secolo, Dottore della Chiesa Cattolica, La controversia Cattolica [The Catholic controversy], pagine 305-306:"Orbene, quando egli [il Papa] è esplicitamente un eretico egli cade ipso facto dalla sua dignità ed al di fuori della Chiesa… " 

Sant'Antonino, Somma teologica, citato in Atti di Vaticano I [Actes de Vatican I], Pubblicazioni Frond [Frond publications], 1459:"Nel caso in cui il Papa divenisse un eretico egli si ritroverebbe, per quel fatto stesso e senza altra sentenza, separato dalla Chiesa. Una testa separata dal corpo, sintantoché essa rimanga separata, non può e non potrebbe essere la testa dello stesso corpo dal quale essa è e sarebbe stata tagliata. Un Papa separato dalla Chiesa mediante l'eresia, dunque, per quel fatto stesso, cesserebbe di essere la testa della Chiesa. Egli non potrebbe essere un eretico e rimanere Papa, perciocché, dacché egli sarebbe al di fuori della Chiesa, egli non possederebbe le chiavi della Chiesa."

 

Fonte: Vaticano Cattolico...


Dell'eresia notoria nella dichiarazione congiunta di Antipapa Francesco in commemorazione della cosiddetta Riforma Protestante

Redatto da
Monastero della Famiglia Santissima

Il 31/10/2016 Antipapa Francesco si è trovato in Svezia onde commemorare la cosiddetta Riforma Protestante. Durante il suo viaggio egli ha partecipato ad un servizio di preghiera falsamente ecumenica nel tempio Luterano, si è attivato nella preghiera congiunta assieme a degli eretici notori ed ha firmato una dichiarazione congiunta assieme al notoriamente eretico presidente della Federazione Luterana mondiale, il preteso vescovo Monibo Younan.



Antipapa Francesco firmante una dichiarazione congiunta notoriamente eretica in un tempio Protestante assieme al presidente della Federazione Luterana mondiale.

 Chiaramente, Monibo Younan non è affatto un vescovo; nondimeno, ciò può difficilmente importare al notorio eretico Antipapa Francesco. La Federazione Luterana mondiale accetta finanche la contraccezione, l'aborto e gli abomini omosessuali.


La dichiarazione congiunta firmata da Antipapa Francesco e dal capo della Federazione Luterana mondiale, leggibile interamente qui, menziona esplicitamente la loro commemorazione della cosiddetta Riforma Protestante.

Antipapa Francesco ed il presidente della Fondazione Luterana mondiale, Dichiarazione congiunta, 31/10/2016: "Nell'incominciare l'anno commemorando il cinquecentesimo anniversario della Riforma, noi esprimiamo gioiosa gratitudine nei confronti di Dio per questo momento di preghiera comune nella cattedrale di Lund, mediante questa dichiarazione congiunta.50 anni di dialogo ecumenico sostenuto e fruttuoso tra Cattolici e Luterani ci hanno aiutato a superare molte differenze, approfondendo la nostra comprensione e la nostra fiducia reciproca. Allo stesso tempo, ci siamo avvicinati tramite il servizio congiunto a favore dei nostri prossimi, spesso in circostanze di sofferenza e di persecuzione. Tramite il dialogo e la testimonianza congiunta noi non siamo più estranei; piuttosto, noi abbiamo appreso che quanto ci unisce è maggiore di quanto ci divide."

La dichiarazione congiunta dichiara pure che entrambi fanno parte del Corpo del Cristo: tale è una professione di eresia notoria.

Antipapa Francesco ed il presidente della Fondazione Luterana mondiale, Dichiarazione congiunta, 31/10/2016: "Nell'impegnarci nuovamente a spostarci dal conflitto alla comunione, noi lo facciamo come parte dell'un Corpo del Cristo, nel quale siamo incorporati tramite il Battesimo."

Dichiarare che un uomo rigettante il Papato ed altri dogmi Cattolici, guidante persino una setta Luterana, faccia parte del Corpo del Cristo, come operato da Antipapa Francesco, equivale a professare dell'eresia notoria ed una falsa fede. La sua asserzione nega la ripetuta docenza dogmatica della Chiesa Cattolica per la quale qualunque persona battezzata negante un dogma Cattolico, incluso il Papato, viene espulsa dal Corpo del Cristo. 

LA DOCENZA MAGISTRALE DELLA CHIESA CATTOLICA IN CONDANNA DELL'ERESIA NOTORIA DI ANTIPAPA FRANCESCO

Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Cantate Domino, 1441, ex-cathedra: "Essa [la Santa Romana Chiesa] condanna, rigetta ed anatemizza tutti coloro i quali pensano cose opposte e contrarie, dichiarandoli alieni al Corpo del Cristo, il quale è la Chiesa."


Ciò è quanto professato dalla Chiesa Cattolica. Come testé osservato, ciò non è quanto professato da Antipapa Francesco, dacché non membro della Chiesa Cattolica.

Papa Pio VI, Charitas (32), 13/04/1791: "Finalmente, in una parola, rimaneteCi vicino, poiché nessuno può essere nella Chiesa del Cristo senza essere in unità con il suo visibile capo, fondato sulla Sede di Pietro."
Papa Pio IX, Amantissimus humani generi (3), 08/04/1862: "Esistono altre, quasi innumerevoli, prove attinte dai testimoni più affidabili chiaramente ed apertamente testificanti con grande Fede, esattezza, rispetto ed obbedienza che coloro i quali desiderano appartenere alla vera e sola Chiesa del Cristo devono onorare ed obbedire a questa Sede Apostolica ed al Romano Pontefice."
Papa Pio XI, Mortalium animos (11), 06/01/1928: "Inoltre, in questa una Chiesa del Cristo può esistere o rimanere nessun uomo che non accetti, riconosca od obbedisca all'autorità ed alla supremazia di Pietro e dei suoi legittimi successori."
Papa Pio XII, Mystici corporis Christi (23), 29/06/1943: "Poiché non ogni peccato, per quanto grave esso sia, è tale per sua propria natura da separare un uomo dal corpo della Chiesa, come lo scisma, l'eresia o l'apostasia."

La firma di Antipapa Francesco di una tale notoriamente eretica dichiarazione congiunta dimostra nuovamente che egli non professa la Vera Fede, bensì una falsa fede. Egli non può essere dunque considerato il Papa od un membro della Chiesa Cattolica.

Papa Pio XII, Mystici corporis Christi (22), 29/06/1943: "Effettivamente solamente coloro aventi ricevuto il lavacro di rigenerazione e professanti la vera Fede sono da essere annoverati fra i membri della Chiesa."

Difatti, Antipapa Francesco insegna costantemente la summentovata eresia notoria, tale per cui tutti i membri battezzati delle sette acattoliche si trovano nel Corpo del Cristo. Coloro i quali lo considerano Cattolico dinnanzi a tali fatti negano semplicemente la docenza della Chiesa Cattolica, professando comunione con un eretico notorio e con una setta acattolica.

La preghiera congiunta di Antipapa Francesco assieme a degli eretici notori e la sua commemorazione della rivolta Protestante sono degli esempi addizionali del suo notorio rigetto del Cattolicesimo.


"Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore".

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Nota di Piergiorgio Seveso: chi è del “nostro giro” conosce quasi a memoria questo maraviglioso pezzo, degno di un infiammato quaresimalista, scritto dal musicologo Monsignor Domenico Celada nei primi anni della rivoluzione liturgica montiniana (giunta al suo compimento, dopo una progressiva descensus ad inferos, il 30 novembre 1969 – prima domenica d’Avvento). Il pezzo fu pubblicato su “Vigilia romana”, l’organo del movimento “Civiltà cristiana”: movimento e rivista che si dissolsero entrambi a metà degli anni Settanta. A quest’ultima collaborarono (o direttamente o indirettamente) molte penne note a chi ci legge: Monsignor Francesco Spadafora, padre Noel Barbara, il domenicano padre Luciano Cinelli, lo stimmatino padre Cornelio Fabro, il salesiano Don Giuseppe Pace, il francescano Antonio Coccia, l’abbè Louis Coache, Cristina Campo, l’allora padre Guerard Des Lauriers (futuro vescovo), alcuni cappellani militari (anche della RSI), altri laici come Fausto Belfiori, Tito Casini ed il suo direttore Franco Antico, poi arrestato durante le indagini per il “golpe Borghese”. 

Iniziativa coraggiosa e molto composita, vera manifestazione di quel variegato fronte anticomunista conservatore e monarchico che non seppe mai portare alle giuste conseguenze teologiche e ecclesiali il suo rifiuto della rivoluzione conciliare e quindi naturalmente ne venne triturato e si sfaldò in mille rivoli, spesso  contraddittori tra loro e ancor più spesso spurii e in ultima conniventi con quella rivoluzione che voleva combattere. Se “Vigilia romana” fu spazzata via per la sua intima e radicale debolezza (subendo anche l’onta suprema di una neutralizzazione post mortem come nel saggio di Giuseppe Brienza), va detto che oggi una rivista cattolica, con così grande spessore culturale, sarebbe impossibile (almeno nelle nostre terre) per la totale mancanza di ingegni e per la ancor più esiziale mancanza di coraggio in quel che resta del campo di Dio. Monsignor Celada, collaboratore anche de “Il tempo” e de “Lo Specchio”, presente alla stesura del “Breve esame critico del Novus Ordo Missae” , pagò il suo coraggio con la perdita della cattedra di Gregorianistica alla Lateranense, morendo relativamente giovane negli anni Settanta, ma i suoi scritti rimangono a testimonianza di una passione per la difesa della Messa romana che non vien meno. Siano queste parole di terribile monito e di severa minaccia a chi oggi vuole barattare i brandelli di ciò che resta di una primogenitura con un piatto di lenticchie (argentine). 



Tratto da “Vigilia Romana”  Anno III, N. 11, Novembre 1971.
di Monsignor Domenico Celada

E’ da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia. Non già perch’io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce.
Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d’anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l’autorità del Triregno.
Dopo quel famoso convegno di “liturgia pastorale”, sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e veleno.

 Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro “capolavoro”: la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa. E’ il culto dell’ambiguità e dell’equivoco, non di rado il culto dell’indecenza.
Basterebbe questo per capire che il vostro “capolavoro” non proviene da Dio, fonte d’ogni bellezza, ma dall’antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s’è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di “traduzioni” grottesche (com’è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell’umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma, se non bastasse, c’è un altro segno che dimora come il vostro “capolavoro” non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l’archiviazione del patrimonio della musica sacra, l’abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell’Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un “unico disegno criminoso”.
Voi sapevate benissimo che la “lex orandi” è anche la “lex credendi”, e che perciò mutando l’una, avreste mutato l’altra. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l’unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l’atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un’ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche.

Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le “tavole per la refezione eucaristica”, negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure. Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l’invocazione “a flagello terremotus, libera nos Domine”, e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine.
Avete tolto l’invocazione “a spititu fornicationis, libera nos Domine”, e mai come ora siamo coperti dal fango dell’immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti. Avete abolito l’invocazione “ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris”, e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.
Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno. A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d’oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che avete rapinato il popolo di Dio di tutti i suoi tesori.

In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, “laddove è pianto e stridor di denti”, voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori ci saranno restituiti. E sarà una “restitutio in integrum”. Voi avete dimenticato che Satana è l’eterno sconfitto.

Articolo per le “vedove ratzingeriane”...

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Le troppe “vedove ratzingeriane” leggano e traggano profitto…
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

Questo 2016 si chiude ancora all’ombra sinistra di due guerre senza fine. Le abbiamo descritte nell’articolo precedente, ma per i cattolici è sempre bene approfondire le sue radici religiose, da dove spunta ogni male nella società umana. Se non lo fa direttamente, lo fa minando le difese della Verità, come sia la fortezza del Sacrificio perpetuo menzionato dal profeta Daniele e ricordato da Gesù stesso come segno della fine.
Qui un breve approfondimento sarà fatto con riferimento alla «lezione di Ratzinger», allineato in pieno alla giustificazione di Lutero, tesi con cui Bergoglio imperversa sempre più.
Lo faremmo seguendo quanto pubblicato dal vaticanista Sandro Magister: « Joseph Ratzinger torna in cattedra; Non la cattedra di vescovo di Roma, ma quella di professore di teologia. Una inattesa lezione del papa emerito sulle questioni capitali del pensiero cristiano d’oggi. Sì, ma a controsenso del pensiero cristiano di sempre.
  • «ROMA, 18 marzo 2016 – Il testo di Joseph Ratzinger di cui sotto sono riprodotti i brani salienti non è inedito. Era già stato letto dal suo segretario Georg Gänswein durante un convegno organizzato a Roma dai gesuiti della Rettoria del Gesù, tra l’8 e il 10 ottobre 2015, mentre in Vaticano era in corso il sinodo sulla famiglia. Ma fino a due giorni fa questo testo, che ha la forma dell’intervista, era noto soltanto a pochissimi. Mentre ora sta per uscire in un libro che raccoglie gli atti di quel convegno. Mercoledì 16 marzo il quotidiano “Avvenire” ne ha anticipato ampi stralci, rivelando anche il nome dell’intervistatore. E poche ore dopo “L’Osservatore Romano” l’ha pubblicato integralmente: «La fede non è un’idea ma la vita. Intervista al papa emerito Benedetto XVI Il tema del convegno era tipico della Compagnia di Gesù: “Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa e negli Esercizi Spirituali”. E gesuita era anche l’intervistatore, Jacques Servais, belga, discepolo del grande teologo Hans Urs von Balthasar. Ma da questo Ratzinger ha preso spunto per mettere a fuoco le questioni capitali del pensiero cristiano d’oggi, a partire da ciò che egli definisce “drastici capovolgimenti della nostra fede” e “profonde evoluzioni del dogma”, con le drammatiche “crisi” che ne conseguono. Senza esitare a liquidare come “del tutto errata” alla luce della teologia trinitaria una tesi che ha modellato per secoli la predicazione della Chiesa, quella secondo cui “il Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto”.
  • «Anche sul binomio giustizia / misericordia Ratzinger ha parole illuminanti (!), con un brevissimo rimando a papa Francesco sul quale hanno fatto leva gli adulatori dell’attuale pontefice, prontamente zittiti da “L’Osservatore Romano”… Se è Dio a doversi giustificare – Ecco dunque tre brani salienti di questo testo, che è il più ampio fin qui scritto da Ratzinger dopo la sua rinuncia al papato. Il testo era originariamente in lingua tedesca, ma è stato reso pubblico in italiano, tradotto dall’intervistatore con la revisione ultima dello stesso papa emerito.
«Bastano dieci giusti a salvare l’intera città, di Joseph Ratzinger
  • «IL MISTERO DEL MALE E LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA – Per l’uomo di oggi, rispetto al tempo di Lutero e alla prospettiva classica della fede cristiana, le cose si sono in un certo senso capovolte, ovvero non è più l’uomo che crede di aver bisogno della giustificazione al cospetto di Dio, bensì egli è del parere che sia Dio che debba giustificarsi a motivo di tutte le cose orrende presenti nel mondo e di fronte alla miseria dell’essere umano, tutte cose che in ultima analisi dipenderebbero da lui.

Da notare che da qui in poi si tratta di una «teologia» che fa riferimento a come crede, e male perché in modo capovolto, l’uomo moderno di fronte al male da lui stesso prodotto. Allora, si passa a giustificare tale «tendenza – segno dei tempi! – alla luce di una responsabilità di Dio! Lui, Ratzinger, ha dimostrato che questo è pure il suo modo di vedere le cose a Auschwitzs: dov’era Dio che ha permesso questi orrori?»
  • «A questo proposito trovo indicativo il fatto che un teologo cattolico assuma in modo addirittura diretto e formale tale capovolgimento: Cristo non avrebbe patito per i peccati degli uomini, ma anzi avrebbe per così dire cancellato le colpe di Dio. Anche se ora la maggior parte dei cristiani non condivide un così drastico capovolgimento della nostra fede, si può dire che tutto ciò fa emergere una tendenza di fondo del nostro tempo. […] Tuttavia, a mio parere, continua ad esistere, in altro modo, la percezione che noi abbiamo bisogno della grazia e del perdono. Per me è un “segno dei tempi” il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante. […] Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. […] Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio.

Si tratta, come spiegato da alcuni pensatori cattolici, della «nuova misericordia», che evita parlare di giustizia, poiché l’amore precederebbe il pensare. Eccone la conferma, in una frase che racchiude tutto un nuovo programma, poiché sarebbe un «amore» da definire in proprio, e cioè con la propria volontà = volontarismo. Da tale soggettivismo deriverà la «praxis» e tutto il resto che raggira l’essere oggettivo di ogni realtà.
  • «È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto. A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia. Non è di certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i
  • «ANCHE DIO PADRE SOFFRE, PER AMORE – La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia, e il Figlio che ubbidisce al Padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia, non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata.

Si noti il passaggio spoglio da ogni logica: quello che è incomprensibile e male spiegato oggi, passa a essere del tutto errato, ma per chi, oltre che per il confuso uomo moderno? Per Ratzinger teologo, poiché si ritiene forte della sua interpretazione della teologia trinitaria, quella di una sola volontà del Padre e del Figlio, spiegata a controsenso nei passi evangelici. Cioè, sarebbe una sola volontà per attirare l’uomo a seguire il Padre: sia fatta la Vostra volontà! Sì, ma nel dubbio che Dio permetta  o induca al male!
  • «Il Padre e il Figlio sono una cosa sola e quindi la loro volontà è “ab intrinseco” una sola. Quando il Figlio nel giardino degli ulivi lotta con la volontà del Padre non si tratta del fatto che egli debba accettare per sé una crudele disposizione di Dio, bensì del fatto di attirare l’umanità al di dentro della volontà di Dio. […] Ma allora perché mai la croce e l’espiazione? […] Mettiamoci di fronte all’incredibile sporca quantità di male, di violenza, di menzogna, di odio, di crudeltà e di superbia che infettano e rovinano il mondo intero. Questa massa di male non può essere semplicemente dichiarata inesistente, neanche da parte di Dio. Essa deve essere depurata, rielaborata e superata. L’antico Israele era convinto che il quotidiano sacrificio per i peccati e soprattutto la grande liturgia del giorno di espiazione, lo yom kippur, fossero necessari come contrappeso alla massa di male presente nel mondo e che solo mediante tale riequilibrio il mondo poteva, per così dire, rimanere sopportabile. Una volta scomparsi i sacrifici nel tempio, ci si dovette chiedere cosa potesse essere contrapposto alle superiori potenze del male, come trovare in qualche modo un contrappeso. I cristiani sapevano che il tempio distrutto era stato sostituito dal corpo risuscitato del Signore crocifisso e che nel suo amore radicale e incommensurabile era stato creato un contrappeso all’incommensurabile presenza del male. Essi sapevano che il Cristo crocifisso e risorto è un potere che può contrastare quello del male e che salva il mondo. E su queste basi poterono anche capire il senso delle proprie sofferenze come inserite nell’amore sofferente di Cristo e come parte della potenza redentrice di tale amore.

Ratzinger riconoscendo la grande liturgia di espiazione, lo yom kippur della tradizione ebraica, dovrebbe pure ricordare che il sacrificio di riparazione alla divinità è un fatto universale, di tutti i popoli in tutti i tempi, però non nei suoi studi. Ora lo vedono come pensiero «arretrato», ma non possono cancellare la Storia dell’umanità, né il pensiero cristiano perfezionato nello stesso senso dal Verbo di Dio.
  • «Sopra citavo quel teologo [intellettuale traviato come lui] per il quale Dio ha dovuto soffrire per le SUE colpe nei confronti del mondo. Ora, dato questo capovolgimento della prospettiva, emerge la seguente verità: Dio semplicemente non può lasciare com’è la massa del male che deriva dalla libertà che Lui stesso ha concesso. Solo lui, venendo a far parte della sofferenza del mondo, può redimere il mondo. Su queste basi diventa più perspicuo il rapporto tra il Padre e il Figlio. Riproduco sull’argomento un passo tratto dal libro di Henri de Lubac su Origene che mi pare molto chiaro: “Il Redentore è entrato nel mondo per compassione verso il genere umano. Ha preso su di sé le nostre ‘passiones’ prima ancora di essere crocefisso… Ma quale fu questa sofferenza che egli sopportò in anticipo per noi? Fu la passione dell’amore. Ma il Padre stesso, il Dio dell’universo, lui che è sovrabbondante di longanimità, pazienza, misericordia e compassione, non soffre anch’egli in un certo senso?… Il Padre stesso non è senza passioni! Se lo si invoca, allora Egli conosce misericordia e compassione. Egli percepisce una sofferenza d’amore”.

Due osservazioni riguardo a questa citazione: i teologi sempre citatati da Ratzinzer sono i suoi amici della «nuova teologia» accusata dal Papa Pio XII. Prima Hans Urs Von Balthasar, ora De Lubac. Nella sua inconsistente «spiegazione» del Terzo Segreto di Fatima, ha addirittura citato quel Edouard Dannis, come grande studioso della questione, senza rendersi conto che costui nega l’autenticità di quanto lui pensa di poter spiegare: la «prova del proprio ridicolo»! Poi, che Dio sia soggetto a passioni è la nuova idea sua che denota l’altra tendenza che è la necessità di umanizzare Dio, più di quanto lo vuole rivelandosi Padre! Il conciliare Giovanni Paolo 1º lo voleva pure «madre».
  • «In alcune zone della Germania ci fu una devozione molto commovente che contemplava “die Not Gottes”, l’indigenza di Dio. E anche l’immagine del “trono di grazia” fa parte di questa devozione: il Padre sostiene la croce e il crocifisso, si china amorevolmente su di lui e per così dire è insieme sulla croce. Così in modo grandioso e puro si percepisce lì cosa significano la misericordia di Dio e la partecipazione di Dio alla sofferenza dell’uomo. Non si tratta di una giustizia crudele, non già del fanatismo del Padre, bensì della verità e della realtà della creazione: del vero intimo superamento del male che in ultima analisi può realizzarsi solo nella sofferenza dell’amore.

Già voler costruire un ragionamento sopra quest’idea di giustificare un «fanatismo» denota distorsione di tale sua «teologia trinitaria»; è vero che Dio ha sofferto, ma nella persona umana del Figlio, incarnatoSi per fare la volontà di espiazione dal Peccato originale voluta da Padre; ciò è quanto il cristiano contempla nella Passione di Gesù Cristo, per seguirLo nella espiazione nostra. Se in questa lezione c’è da qualche parte il Peccato originale, la questione è di come va riparato? Ma Dove sarà?
«FEDE CRISTIANA E SALVEZZA DEGLI INFEDELI
  • «Non c’è dubbio che su questo punto siamo di fronte a una profonda evoluzione del dogma. […] Se è vero che i grandi missionari del XVI secolo erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto – e ciò spiega il loro impegno missionario – nella Chiesa cattolica dopo il concilio Vaticano II tale convinzione è stata definitivamente abbandonata. Da ciò derivò una doppia profonda crisi. Per un verso ciò sembra togliere ogni motivazione a un futuro impegno missionario. Perché mai si dovrebbe cercare di convincere delle persone ad accettare la fede cristiana quando possono salvarsi anche senza di essa? Ma pure per i cristiani emerse una questione: diventò incerta e problematica l’obbligatorietà della fede e della sua forma di vita. Se c’è chi si può salvare anche in altre maniere non è più evidente, alla fin fine, perché il cristiano stesso sia legato alle esigenze dalla fede cristiana e alla sua morale. Se fede e salvezza non sono più interdipendenti, anche la fede diventa immotivata. Negli ultimi tempi sono stati formulati diversi tentativi allo scopo di conciliare la necessità universale della fede cristiana con la possibilità di salvarsi senza di essa. Ne ricordo qui due: innanzitutto la ben nota tesi dei cristiani anonimi di Karl Rahner. […] È vero che questa teoria è affascinante, ma riduce il cristianesimo stesso a una pura conscia presentazione di ciò che l’essere umano è in sé, e quindi trascura il dramma del cambiamento e del rinnovamento che è centrale nel cristianesimo. Ancor meno accettabile è la soluzione proposta dalle teorie pluralistiche della religione, per le quali tutte le religioni, ognuna a suo modo, sarebbero vie di salvezza e in questo senso nei loro effetti devono essere considerate equivalenti. La critica della religione del tipo di quella esercitata dall’Antico Testamento, dal Nuovo Testamento e dalla Chiesa primitiva è essenzialmente più realistica, più concreta e più vera nella sua disamina delle varie religioni. Una ricezione così semplicistica non è proporzionata alla grandezza della questione. Ricordiamo soprattutto Henri de Lubac e con lui alcuni altri teologi che hanno fatto forza sul concetto di sostituzione vicaria. […] Cristo, in quanto unico, era ed è per tutti; e i cristiani, che nella grandiosa immagine di Paolo costituiscono il suo corpo in questo mondo, partecipano di tale “essere per”. Cristiani, per così dire, non si è per se stessi, bensì, con Cristo, per gli altri. Ciò non significa una specie di biglietto speciale per entrare nella beatitudine eterna, bensì la vocazione a costruire l’insieme, il tutto. Quello di cui la persona umana ha bisogno in ordine alla salvezza è l’intima apertura nei confronti di Dio, l’intima aspettativa e adesione a Lui, e ciò viceversa significa che noi assieme al Signore che abbiamo incontrato andiamo verso gli altri e cerchiamo di render loro visibile l’avvento di Dio in Cristo. […]

Eccoci qui all’esempio con cui concludiamo, perché ci basta per vedere come la realtà della salvezza nella sola Chiesa Cattolica è sotterrata da un mare di parole conciliari, di una letteratura clericale che niente spiega, ma confonde. Si ricorre solo a metà al «cristiano anonimo» di Rahner; si pensa ma senza fare menzione alla «redenzione universale» di Wojtyla, e chissà quale sia la sua, per spiegare l’affossamento deliberato – che riconosce, della «Missione Cattolica» – . Allora diciamo che questo deviato pensa che i bei discorsi possono rimpiazzare la verità del SACRIFICIO ESPIATORIO DI RIPARAZIONE, del mea culpa, mea massima culpa! Per loro il Figlio non lo volge verso il Padre, ma verso il popolo. L’inversione liturgica segue la nuova fede, ed eccoci ai nuovi preti che mettono la faccia e tutti i loro sentimenti nel pronunciare fuori posto come un profondo enigma le Parole di Gesù: Mistero della Fede!
Così come è vero che si crede come si prega, «lex orandi lex credendi», così la nuova leva di consacrati e fedeli conciliari prega con una fede tutta soggettiva. Tutto nell’onda della «nuova teologia» di intellettuali togati, come Ratzinger, per cui i diritti umani sono prioritari su quelli di Dio. Ecco un mondo che si è sentito giustificato in ogni sua rivendicazione senza contropartita quanto a doveri. E ciò lo applicano alla vita religiosa, come alla politica. E vanno entrambe a catafascio, senza che dal mondo teologale venga alcun richiamo al fatto che il grande «guaio» ha radice religiosa, nel senso della riparazione ai mali scatenati. No, si chiede scusa dei freni messi a queste scelleratezze!
Chiediamo che la dolce Madonna di Loreto intervenga per guarire questa povera generazione, che si ritiene ricca nelle sue scienze, invenzioni e adulteri, pure neoteologali!

25 DICEMBRE SANTO NATALE IN NATIVITATE DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI SANTE MESSA "Non Una Cum" GLI APOSTATI VATICANOSECONDISTI...

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 Santa Messa "Non Una Cum" in die...

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EPISTOLA Léctio Epístolæ ad Hebræos, 1, 1-12 
Multifáriam, multísque modis olim Deus lóquens pátribus in prophétis: novíssime diébus istis locútus est nobis in Fílio, quem constítuit herédem universórum, per quem fecit et sæcula: qui cum sit splendor glóriæ, et figúra substántiæ eius, portánsque ómnia verbo virtútis suæ, purgatiónem peccatórum fáciens, sedet ad déxteram maiestátis in excélsis: tanto mélior Ángelis efféctus quanto defferéntius præ illis nomen hereditávit. Cui enim dixit aliquándo Angelórum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te? Et rursum: Ego ero illi in patrem, et ipse erit mihi in fílium? Et cum íterum introdúcit primogénitum in orbem terræ, dicit: Et adórent eum ómnes Ángeli Dei. Et ad ángelos quidem dicit: Qui facit Ángelos suos spíritus, et minístros suos flammam ignis. Ad Fílium áutem: Thronus tuus, Deus, in sæculum sæculi: virga æquitátis, virga regni tui. Dilexísti iustítiam, et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo exsultatiónis præ particípibus tuis. Et: Tu in princípio, Dómine, terram fundásti: et ópera manuum tuárum sunt coeli. Ipsi períbunt, tu áutem permanébis: et omnes ut vestiméntum veteráscent: et velut amíctum mutábis eos, et mutabúntur: tu áutem idem ipse es, et anni tui non defícient.
M. - Deo grátias.
  
 
Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della mæstà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio. Mentre degli angeli dice: Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco, del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e: Scettro giusto è lo scettro del tuo regno; hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni. E ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito. Come un mantello li avvolgerai, come un abito e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine.
M. - Deo grátias. 
GRADUALE
Ps. 97, 3 et 2 - Vidérunt omnes finesterræ salutáre Dei nostri: iubiláte Deo, omnis terra. Notum fecit Dóminus salutáre suum:ante conspéctum géntium revelávitiustítiam suam.
 
Sal. 97, 3 e 2 - Tutti i confini della terra vídero la salvezza del nostro Dio: tutta la terra acclàmi a Dio. Il Signore ci fece conoscere la sua salvezza: agli occhi delle genti rivelò la sua giustizia.  
 
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia. Dies sanctificátus illúxit nobis: veníte,gentes, et adoráte Dóminum: quia hódie descéndit lux magna super terram. Allelúia. 
 
Allelúia, allelúia. Un giorno sacro ci ha illuminati: venite, genti, e adorate il Signore: perché oggi discende gran luce sopra la terra. 
Allelúia.  
 
EVANGÉLIUM Inítium
S.Evangélii secundum Ioánnem, 1, 1-14
 
 
In princípio erat Verbum, et verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Hoc erat in princípio apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt: et sine ipso factum est nihil, quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux hóminum: et lux in ténebris lucet, et ténebræ eam non comprehendérunt. Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioánnes. Hic venit in testimónium, ut testimónium perhibéret de lúmine, ut omnes créderent per illum. Non erat ille lux, sed ut testimónium perhibéret de lúmine. Erat lux vera, quæ illúminat omnem hóminem veniéntem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognóvit. In própria venit, et sui eum non recepérunt. Quotquot áutem recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei fíeri, his qui crédunt in nómine eius: qui non ex sanguínibus, neque ex voluntáte carnis, neque ex voluntáte viri, sed ex Deo nati sunt. (genufléxit) Et Verbum caro factum est (surgit), et habitávit in nobis: et vídimus glóriam eius, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et veritátis.
M. - Laus tibi Christe. 
 
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. (Ci si genuflette) E il Verbo si fece carne (ci si alza) e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
M. - Laus tibi Christe. 
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Santa Messa "Non Una Cum" in nocte...

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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Titum, 2, 11-15
 
Caríssime: Appáruit grátia Dei Salvatóris nostri ómnibus homínibus, erúdiens nos, ut abnegántes impietátem, et sæculária desidéria, sóbrie, et juste, et pie vivámus in hoc sæculo, exspectántes beátam spem, et advéntum glóriæ magni Dei et Salvatóris nostri Jesu Christi: qui dedit semetípsum pro nobis: ut nos redímeret ab omni iniquitáte, et mundáret sibi pópulum acceptábilem, sectatórem bonórum óperum. Hæc lóquere, et exhortáre: in Christo Jesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.
 
 
Fratelli, è apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,  nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!
M. - Deo grátias.
 
 
GRADUALE
Ps. 109, 3 et 1- Tecum princípium  in die virtútis tuæ:  in splendóribus sanctórum,  ex útero ante lucíferum génui te.  Dixit Dóminus Dómino meo:  Sede a dextris meis:  donec ponam inimícos tuos,  scabéllum pedum tuórum.
 
Sal. 109, 3 e 1 - Con te è il principato dal giorno della tua nascita: nello splendore dei santi, dal mio seno ti ho generato, prima della stella del mattino. Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra: finché ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.  
 
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Dóminus dixit ad me:  Fílius meus es tu,  ego hódie génui te. Allelúia. 
 
Allelúia, allelúia.
Sal. 2, 7 - Il Signore disse a me: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Allelúia.  
 
EVANGÉLIUM Sequéntia
S. Evangélii secundum Lucam, 2, 1-14
 
 
In illo témpore: Exiit edíctum a Cæsare Augústo, ut describerétur univérsus orbis. Hæc descríptio prima facta est præside Syriæ Cyríno: et ibant omnes ut profiteréntur sínguli in suam civitátem. Ascéndit autem et Ioseph a Galilæa de civitáte Názareth, in Iudæam civitátem David, quæ vocátur Béthlehem: eo quod esset de domo et família David, ut profiterétur cum María desponsáta sibi uxóre prægnánte. Factum est autem, cum essent ibi, impléti sunt dies ut páreret. Et péperit fílium suum primogénitum, et pannis eum invólvit et reclinávit eum in præsépio: quia non erat eis locus in diversório. Et pastóres erant in regióne eádem vigilántes, et custodiéntes vigílias noctis super gregem suum. Et ecce Angelus Dómini stetit iuxta illos, et cláritas Dei circumfúlsit illos, et timuérunt timóre magno. Et dixit illis Angelus: Nolíte timére: ecce enim evangelízo vobis gáudium magnum, quod erit omni pópulo: quia natus est vobis hódie Salvátor, qui est Christus Dóminus, in civitáte David. Et hoc vobis signum: Inveniétis infántem pannis involútum, et pósitum in præsépio. Et súbito facta est cum Angelo multitúdo milítiæ cæléstis, laudántium Deum, et dicéntium: Glória in altíssimis Deo, et in terra pax in homínibus bonæ voluntátis.
M. - Laus tibi Christe.
 
 
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".
M. - Laus tibi Christe. 

LA SORDITA' E LA CECITA' DELL'EMPIO...

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 Il dolore, la sofferenze, la morte. Non è facile, credetemi, parlare di argomenti tanto alti senza esser percorsi da un timore reverenziale. E compulsare la Sacra Scrittura, gli scritti dei Santi Padri, i documenti del Magistero, le fonti liturgiche dimostra che è proprio nel mistero della sofferenza umana che la nostra Religione si mostra in tutta la sua ineffabile perfezione, e si pone come unica risposta credibile alle nostre domande. Poiché Cristo ha compiuto l'opera della Redenzione proprio attraverso la Passione e la Morte, rendendo il dolore strumento di salvezza e di riscatto, ma anche motivo di speranza.

Il senso della sofferenza umana è compendio del nostro Credo, perché nella sofferenza si è compiuta la nascita, la vita e la morte di Colui che, incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ha sconfitto la morte del corpo, ma ancor più la morte dell'anima.

Ma proprio perché la sofferenza è legata intimamente ai Misteri della nostra Fede - la Ss.ma Trinità, l'Incarnazione, la Passione, la Resurrezione - non è possibile dare una risposta alla spontanea domanda dell'uomo senza coinvolgere tutte le Verità della Fede, sì che ogni dogma - anche quello che può sembrare più marginale - manifesta la propria ragione e necessità. Negare uno solo dei dogmi della nostra Fede, significa scardinare l'intero edificio cattolico, ma ancor prima significa profanare quel corpus organico perfettissimo che la Sapienza infinita di Dio ha posto come unico strumento di salvezza eterna per l'uomo corrotto dal peccato. Significa, in ultima analisi, negare quanto Nostro Signore ci ha insegnato non per istruirci intellettualmente, ma per consentirci - ancorché immeritevoli - di restaurare l'ordine mirabile che per nostra colpa abbiamo infranto in Adamo. Significa attentare a Cristo medesimo, che è Verità Egli stesso, Verbo eterno del Padre. 
Le false religioni - e con esse le sette eretiche - sono intrinsecamente malvagie e odiose agli occhi di Dio proprio perché corrompono e rendono strumento di dannazione eterna anche ciò che in esse vi può essere di vero, come un veleno rende avvelenata anche l'acqua in cui è diluito. Così il concetto di Dio unico, quando legittima l'idolatria islamica o la perfidia giudaica negando la Ss.ma Trinità; così l'unicità del Divino Mediatore, quando è presa dai Luterani a pretesto per negare la Mediazione della Chiesa o della Vergine Ss.ma; così la venerazione per le antiche comunità apostoliche presso gli Eterodossi d'Oriente, quando è usata per negare il Primato del Principe degli Apostoli e della Chiesa di Roma, o l'Infallibilità del Vicario di Cristo. Ecco perché il vero zelo cristiano nei confronti degli adepti delle superstizioni e delle idolatrie, o verso i seguaci dell'eresia e dello scisma, non può cercare ciò che accomuna il Santo all'errante, ma viceversa ciò che separa quest'ultimo dalla Verità, ch'è unica e non parcellizzata. Che non ammette gerarchie tra quanto è più vero di un'altra verità. La Verità è tale nella sua interezza: scalfirne anche una parte infinitesimale è impossibile, poiché la Verità è divina, poiché essa è Dio stesso, e in Dio tutto è divino, e parimenti adorabile. 

Parlare del dolore e della morte implica anzitutto parlare del peccato originale. Significa spiegare che la colpa commessa da Adamo si è trasmessa all'umanità intera, e che questa colpa fu infinita perché infinito è Dio, offeso dal peccato del Protoparente. Parlare del dolore e della morte implica accettare che vi è una Giustizia divina che chiede riparazione, e che all'infinità Maestà di Dio offesa da Adamo doveva corrispondere un'infinita riparazione, possibile solo da parte di Colui che, essendo vero Dio e vero uomo, poteva compiere un sacrificio infinitamente riparatore a nome di ogni uomo. Parlare del dolore e della morte implica accogliere l'Incarnazione della Seconda Persona della Ss.ma Trinità, che Lucifero non volle comprendere perché accecato dalla superbia. Significa accettare che la morte, la malattia, la sofferenza, l'ignoranza sono giusta punizione per una colpa che in Adamo abbiamo compiuto tutti. Significa credere che Gesù Cristo diede prova, con i suoi miracoli, di esser veramente Figlio di Dio, il Messia che i Profeti avevano annunciato. Significa comprendere il sacrificio di Cristo sulla Croce, che ha non solo riscattato la colpa di Adamo, ma anche ogni peccato, di ogni uomo, da Adamo alla fine del mondo. Parlare del dolore e della morte implica accogliere il Battesimo non come l'ammissione ad una comunità, ma come il lavacro che nel Sangue dell'Agnello ci purifica dal peccato originale e ci rende degni d'esser figli di Dio; accogliere la Confessione come Sacramento che per i meriti infiniti di Cristo ci rende nuovamente degni di meritare il cielo e, su questa terra, di ricevere il Corpo del Signore; accogliere il Mistero ineffabile della Ss.ma Eucaristia, che rende il Re dei Re presente sui nostri altari, a rinnovare in modo incruento il Suo sacrificio, per il ministero dei Sacerdoti, rendendo in modo perfetto un atto di adorazione, ringraziamento, propiziazione ed impetrazione alla Divina Maestà per mezzo del Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo; accogliere tutti i Sacramenti come veicoli della Grazia divina. Parlare del dolore e della morte richiede di riconoscersi parte della Comunione dei Santi; ci impone di credere nella necessità dei Suffragi, nel tesoro delle Sante Indulgenze, nell'intercessione della Vergine e di tutti i Santi, e quindi nel dovere di rendere loro culto di venerazione. Significa prestar fede ed ossequio alla parola della Chiesa, che nei Successori di Pietro è chiamata a custodire infallibilmente e indefettibilmente l'insegnamento di Cristo, lasciato nella Sacra Scrittura e nella Santa Tradizione. Parlare del dolore e della morte significa anche credere nel Giudizio particolare e in quello universale, nella pena eterna dell'Inferno, nell'eterna beatitudine del Paradiso, nella purificazione transitoria del Purgatorio, nella condizione delle anime incapaci di vita soprannaturale confinate nel Limbo, e quindi nella necessità del Battesimo come mezzo di salvezza eterna, onde la Chiesa è chiamata a predicare a tutte le genti e a battezzarle nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Parlare del dolore e della morte ci porta a comprendere la necessità di sottomettere l'intelletto al Dio rivelatore, nell'atto di Fede; di confidare che il Signore ci concede i mezzi per mantenerci nella Sua Grazia, nell'atto di Speranza; di amare Dio e il prossimo per amor di Dio, nell'atto di Carità. Nel praticare la virtù, nel rifuggire il vizio, nel tendere alla perfezione. Nell'unirci, miserabili come siamo, alla Croce di Cristo, dando un senso appunto al dolore e alla morte, accettando quello e questa in isconto dei nostri peccati, e per i nostri cari, e per i peccatori, e per i defunti.

E questa Fede è capace d'esser sondata tanto dall'intelligenza del sapiente quanto dal sensus fidei del semplice, poiché entrambi sanno che Dio non può ingannarci. Questa Fede è animata dal Santo Timor di Dio, affinché non presumiamo di salvarci senza merito, né che disperiamo dell'eterna salvezza.

Il sordo non ode, e non sa cosa siano i rumori, i suoni, la musica. Non lo può comprendere. Il cieco non vede, e non sa cosa siano i colori, non può immaginare la luce, né le sfumature di un tramonto. Similmente, nelle questioni spirituali, vi sono sordi e ciechi: non comprendono e non immaginano l'armonia della Verità, il suo intimo legame con la Carità - dacché entrambe sono divini attributi - e non possono cogliere le sfumature delicatissime della Grazia. A costoro, veri sventurati, la Redenzione operata da Cristo e perpetuata nei secoli dalla Sua Chiesa dischiude gli occhi, apre gli orecchi, e ripristina mirabilmente l'antica perfezione, aggiungendovi qualcosa che la Creazione non aveva loro dato: gli infiniti meriti del Salvatore Nostro, conquistati sul legno della Croce.

Ma vi sono anche sordi che non vogliono udire, e ciechi che non vogliono vedere, poiché è l'orgoglio satanico che li rende tali, ed impedisce loro di inchinarsi, di piegare il ginocchio, di invocare: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me! Costoro vanificano il Sacrificio di Cristo ed aggiungono alla colpa originale ed ai loro peccati anche il disprezzo del Dio che, sommamente Misericordioso, nel dolore e nella morte del Suo Figlio ha placato la propria ira. 

Questi sordi e ciechi non vogliono accettare che il dolore e la morte, giusta punizione per il peccato, siano diventati in Cristo strumento di salvezza eterna. Non hanno risposte. Non vogliono averne, e non sanno darne a loro volta. 

Ecco perché quanto abbiamo letto con orrore, e cioè che Dio è stato ingiusto, perché ha mandato a morte suo Figlio, è una bestemmia. Ed è ancor più grave perché, lungi dal dare un senso alla sofferenza, vieppiù degli innocenti - che unendosi spiritualmente a Cristo sofferente potrebbero penetrare il Cielo ed invocare grazie per la Chiesa - li scandalizza, rende sterile il loro dolore, vanifica il loro piccolo o grande sacrificio, ed oltraggia ancora una volta, nei piccoli, lo stesso Cristo. Osa accusare Dio Padre di essere ingiusto - c'è da tremare d'orrore! -, quando invece la Croce di Cristo è l'atto di suprema Giustizia, ed allo stesso tempo di infinita Misericordia, di cui solo Dio è capace.

Davanti a questo abisso di cecità e sordità spirituale, il nostro cuore non solo s'indigna, ma si spacca di dolore. Perché vediamo una distanza incolmabile, un baratro nero che si spalanca sull'inferno. Nessuna speranza, nessuna risposta. Un silenzio cupo e tetro. Una disperazione di fondo che cela dietro la presunzione di salvarsi senza merito un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, una colpa che nemmeno Dio può perdonare. Il peccato di Lucifero.

"la falsa docenza di Amoris Laetitia dell'eretico Antipapa Francesco"...

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 Fonte: Vaticano Cattolico...
Redatto da
Monastero della Famiglia Santissima

Come parte della loro implementazione della notoriamente eretica docenza di Amoris Laetitia ad opera di Antipapa Francesco, gli apostatici "vescovi" Maltesi della setta del Vaticano II dichiarano ormai apertamente che
"le persone risposate [ossia, coloro viventi in situazioni adultere ed in secondi sposalizi, invalidi] dovrebbero ricevere la Comunione se reputassero di trovarsi in pace con Dio. In un nuovo documento, Criteri per l'applicazione dell'ottavo capitolo di Amoris Laetitia, i vescovi dettano che se 'una persona separata o divorziata vivente una nuova unione arriva, con una coscienza formata ed illuminata, a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le può essere impedito di accostarsi ai Sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia.'"
(Catholic Herald)


Chiaramente, si tratta di un totale rigetto della dogmatica docenza Ecclesiastica sull'indissolubilità del Santo Matrimonio e sull'invalidità ed adulterio dei cosiddetti secondi sposalizi: esso ripudia la proclamazione Scritturale e dogmatica per cui l'adulterio pone in uno stato di peccato mortale e per la quale coloro viventi in uno stato di peccato mortale non possono essere ammessi alla Santa Eucaristia. Gli apostatici "vescovi" Maltesi hanno ancora dichiarato che evitare il sesso con una nuova compagna sarebbe "impossibile. Il documento Maltese è firmato dall'arcivescovo Carlo Scicluna di Malta, già studente di dottorato del cardinale Burke, e dal vescovo Mario Grech di Gozo."Il documento è stato anche pubblicato dal giornale Vaticano, L'osservatore Romano.

Le linee guida dei "vescovi" Maltesi sono state pubblicate in un documento distribuito ad ogni "prete" della "arcidiocesi" di Malta, Malta, e della "diocesi" di Gozo, Malta. Esse hanno ancora diretto che una lettera spiegante dette linee guide venisse letta durante la "Santa Messa" Domenicale in tutte le chiese Maltesi: esse desideravano assicurarsi che tutti fossero al corrente della malvagità per la quale gli adulteri detengono il permesso ufficiale di ricevere l'apparente Santa Comunione presso la setta del Vaticano II. Trattasi di un altro primo esempio del perché un eretico come Antipapa Francesco potrebbe essere mai un valido Papa, non dovendo riconoscerlo come tale. I di lui soggetti, come cotali "vescovi" Maltesi, semplicemente seguenti ed implementanti la falsa docenza di Amoris Laetitia dell'eretico Antipapa Francesco, promulgata dall'intera setta del Vaticano II, adotteranno e spargeranno la falsa docenza del loro egemone necessariamente, indi guidando le anime verso la dannazione. È per ciò che la Chiesa Cattolica insegna che un eretico non può essere un valido Papa o detenere un ufficio presso di essa: appena diviene chiaro che qualcheduno sia un eretico o professi una falsa fede egli deve essere rigettato come un acattolico detenente autorità nessuna sui Cattolici. Le notizie Maltesi illustrano ulteriormente la maniera per la quale quei falsi tradizionalisti ostinatamente insistenti che l'apostatico Antipapa Francesco ed i suoi "vescovi" detengano autorità non solamente negano singolarmente la docenza Cattolica bensì guidano intere moltitudini in giro per il mondo verso l'eresia ed il peccato mortale, comunicandoli di rimanere soggette agli eretici trasmettenti loro una falsa religione e conducentili nel peccato mortale.

Nel Novembre 2016 la "diocesi" di San Diego, SUA, della setta del Vaticano II proclamò in maniera simile che "i Cattolici risposati avrebbero potuto concludere che Iddio li stava chiamando a ritornare ad una piena partecipazione alla vita Ecclesiastica ed Eucaristica." (www.sdcatholic.org)

Tutto ciò è dell'eresia notoria ed un nuovo e falso vangelo, rigettante la docenza di Gesù Cristo e della Chiesa Cattolica sul Santo Matrimonio. Essa è dell'ulteriore prova assoluta per cui Antipapa Francesco non è un Papa e per la quale la sua apostatica gerarchia non è Cattolica. La setta del Vaticano II è la contro Chiesa Cattolica degli ultimi tempi profetizzata. Gesù Cristo proclamò quanto seguita.
Luca 16:18: "Chiunque ripudia la propria moglie, e ne prende un'altra commette adulterio; e chiunque sposa quella che è stata ripudiata dal marito, commette adulterio."

"Guardatevi dai falsi Profeti che vengono a voi in veste di agnelli, in verità nell’intimo sono lupi rapaci"...

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Pio IX
Graves ac diuturnae

Le gravi e diuturne insidie, e gli sforzi che ogni giorno più compiono in codesta regione i neo-eretici, che si dicono vecchi cattolici, per ingannare e strappare dall’avita fede il popolo fedele, Ci muovono, per dovere del supremo Nostro Apostolato, a portare con ogni zelo le cure e le sollecitudini paterne in difesa della salute spirituale dei Nostri Figli. Ci è noto infatti, Venerabili Fratelli, e con dolore lo deploriamo, che i predetti scismatici ed eretici, nel territorio della diocesi di Basilea, ed in altri luoghi di codesta regione, mentre la libertà religiosa dei cattolici è pubblicamente oppressa dalle leggi scismatiche, essi, col favore dell’autorità civile, esercitano il ministero della condannata loro setta, e, occupate violentemente le parrocchie e le chiese da preti apostati, non tralasciano alcun genere di frode e di artificio per attirare miseramente nello scisma i Figli della Chiesa cattolica. Siccome poi fu sempre proprio e peculiare degli eretici e degli scismatici l’usare simulazione ed inganni; così questi Figli delle tenebre (che debbono annoverarsi fra coloro ai quali fu detto dal Profeta: "Guai a voi, figli disertori, che nutrite fiducia nella Protezione dell’Egitto: avete respinto il Verbo e avete confidato nella calunnia e nel disordine") nulla hanno maggiormente a cuore che d’ingannare gl’incauti e gl’ignoranti, e trarli negli errori con la simulazione e l’ipocrisia, ripetendo pubblicamente che non respingono la Chiesa cattolica e il suo Capo visibile, ma anzi desiderano la purezza della dottrina cattolica, e sono essi soli cattolici ed eredi dell’antica fede. Di fatto essi non vogliono riconoscere tutte le prerogative del Vicario di Cristo in terra, né sono ossequienti al supremo magistero di Lui.

Per diffondere poi ampiamente le loro dottrine eretiche, sappiamo pure che alcuni di essi hanno assunto l’ufficio d’insegnare la sacra teologia nell’Università di Berna, sperando in tale modo di potere guadagnare fra la gioventù cattolica nuovi seguaci della loro condannata fazione. Noi abbiamo già riprovato e condannato questa deplorabile setta, che dal vecchio sacco degli eretici ha estratto tanti errori contro i sovrani principi della fede cattolica, rovescia i fondamenti della religione cattolica, impudentemente respinge le dogmatiche definizioni del Concilio Ecumenico Vaticano, e in tanti modi lavora per la rovina delle anime. Con la Nostra lettera pubblicata il 21 novembre dell’anno 1873, abbiamo detto e dichiarato che quegli infelici, i quali a tale setta appartengono e ad essa danno adesione e favore, sono segregati dalla comunione della Chiesa e devono ritenersi scismatici. Dichiarando ora di nuovo e pubblicamente questa stessa cosa, crediamo Nostro dovere, Venerabili Fratelli, di rivolgerci a voi affinché, con quello specchiato vostro zelo e con quella egregia vostra virtù, di cui avete dato splendidi esempi nel sostenere tribolazioni per la causa dl Dio, in ogni modo possibile difendiate l’unità della fede nei vostri fedeli, e richiamiate alla loro memoria che si guardino con ogni attenzione da quegl’insidiosi nemici del gregge di Cristo e dai loro pascoli velenosi; rifuggano assolutamente dai loro riti religiosi, dalle istruzioni, dalle cattedre di pestilenza, erette per insegnare impunemente le sacre dottrine; dai loro scritti e da qualunque contatto; non sopportino alcuna convivenza e relazione coi preti intrusi ed apostati dalla fede, i quali osano esercitare gli uffici del ministero ecclesiastico, e sono privi di legittima missione e di qualsiasi giurisdizione; aborriscano dai medesimi come da estranei e da ladri, i quali vengono solo per rubare, per uccidere, per rovinare. Infatti i Figli della Chiesa debbono pensare che si tratta di custodire il preziosissimo tesoro della fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio, ed insieme di conseguire il fine della fede, la salvezza delle anime proprie, seguendo la retta via della giustizia.


 E poiché conosciamo che costì, oltre alle altre leggi ostili alla divina costituzione ed all’autorità della Chiesa, ne sono state emanate altre dall’autorità civile, assolutamente contrarie alle prescrizioni canoniche relative al matrimonio cristiano, e che con queste leggi sono del tutto conculcate l’autorità e la giurisdizione ecclesiastica, non possiamo fare a meno, Venerabili Fratelli, di esortarvi nel Signore affinché con opportune istruzioni spieghiate ai vostri fedeli la dottrina cattolica sul matrimonio cristiano, e ricordiate loro ciò che molte volte nelle Nostre Lettere Apostoliche o nelle Allocuzioni, specialmente in quelle del 9 e 27 settembre 1852, abbiamo inculcato intorno a questo Sacramento, ond’essi conoscano pienamente la santità e la forza di questo Sacramento, e in ciò conformandosi piamente alle leggi canoniche, possano evitare quei mali che derivano nelle famiglie e nella umana società dalla dispregiata santità del matrimonio.

 Confidiamo poi moltissimo nel Signore che voi, diletti Figli Parroci ed ecclesiastici (che vi trovate, non solo per la vostra ma anche per l’altrui santificazione e salvezza, in così grande cospirazione degli empi e in mezzo a tanti pericoli di seduzioni) secondo la vostra pietà e il vostro zelo, di cui abbiamo avuto splendide prove, sarete di efficace conforto ed aiuto ai vostri Vescovi, e sotto la loro guida vi adoprerete con coraggio ed alacrità per difendere diligentemente la causa di Dio, della Chiesa e della salvezza delle anime, per confermare la virtù dei fedeli che resistono alle prove, per soccorrere la debolezza dei vacillanti, e per accrescere ogni giorno più quei meriti presso Dio, che avete acquistato con la pazienza, con la costanza, con la forza sacerdotale. Sono pur gravi le fatiche che in questo tempo debbono sostenere coloro che rappresentano le veci di Gesù Cristo; ma la Nostra fiducia dev’essere riposta in Colui che vinse il mondo e che aiuta chi fatica nel suo nome, e lo ricompensa nei cieli con immarcescibile corona di gloria.

Voi poi, fedeli tutti, Nostri Figli diletti dimoranti nella Svizzera, cui, solleciti come siamo della vostra salute, con paterno affetto dirigiamo la parola, voi, che ben comprendete quanto sia prezioso il dono della fede cattolica che Dio vi ha elargito, non risparmiate cura e fatica, al fine di custodire fedelmente tale dono e conservare incolume ed integra la gloria della religione che riceveste dai vostri maggiori. Perciò vi raccomandiamo vivamente di stare con fermezza e costanza uniti ai vostri legittimi Pastori, i quali da questa Sede Apostolica ricevettero la loro missione e vegliano per le anime vostre, dovendo renderne conto a Dio; vi raccomandiamo di ascoltare obbedienti la loro voce, avendo sempre dinnanzi agli occhi queste parole dell’eterna Verità, "chi non è con me è contro di me; chi non raccoglie con me, disperde" Siate ossequienti alle dottrine di essa, ed amanti del soave suo giogo, respingendo lontano da voi con energia coloro dei quali il Redentore nostro disse: "Guardatevi dai falsi Profeti che vengono a voi in veste di agnelli, in verità nell’intimo sono lupi rapaci". Forti della fede, resistete adunque all’antico nemico del genere umano, "finché la destra di Dio onnipotente annienti tutte le armi del diavolo, al quale per questo viene concesso di osare qualunque cosa affinché derivi dalla vittoria maggior gloria ai fedeli di Cristo... poiché dove la verità è maestra, non mancano mai le consolazioni divine" (San Leo, in Epistola ad Martinum Presbyterum).

Scrivervi queste cose, Venerabili Fratelli e diletti Figli, stimammo che fosse dovere del Nostro ministero, in forza del quale siamo tenuti a salvare tutto il gregge di Cristo da qualsivoglia pericolo di frode, ed a tutelare la sua salute nonché l’unità della fede e della Chiesa. Siccome pertanto ogni ottima concessione ed ogni dono perfetto emanano direttamente dal Padre dei lumi, dal profondo del cuore invochiamo Lui a confortare nella lotta le vostre forze, a sostenervi con la sua protezione e col suo presidio, ed a guardare con occhio propizio codesta regione, affinché, sgominati gli errori e i consigli degli empi, essa possa godere tranquilla la pace della verità e della giustizia. Né tralasciamo di implorare il supremo Lume anche per i miseri traviati, affinché desistano dall’accumulare a loro danno lo sdegno divino, per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, ma, finché sono in tempo, si convertano con una sincera penitenza dalla via dell’errore.
Voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, unite le vostre alle fervide Nostre preci, acciocché otteniamo misericordia e grazia nell’aiuto opportuno, e ricevete l’Apostolica Benedizione che dal profondo del cuore, quale pegno di singolare Nostra carità, a tutti e ai singoli affettuosamente impartiamo nel Signore.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 23 marzo 1875, anno ventinovesimo del Nostro Pontificato.
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